Non ci sono dubbi: l’Impressionismo è il movimento artistico che riscuote maggiore successo. I quadri di Monet, Degas, Manet e Renoir riescono sempre a riempire le mostre e ad affollare i musei, molto più di altri pittori che sicuramente hanno avuto la stessa importanza nel corso dell’arte.
Quindi, sul tema dell’elogio alla curiosità iniziato l’altro giorno (per chi se lo fosse perso, lascio il link: Elogio alla curiosità), ecco che il primo dei perché che vi vorrei proporre, cercando di analizzare le possibili risposte.
Il colore nelle opere impressioniste
Per prima cosa, quello che colpisce e affascina di molti quadri impressionisti è l’utilizzo del colore. Rispetto ai grandi giochi di luce e soprattutto di ombre dei periodi precedenti, in cui le cromie sono estremamente studiate e la vivacità è spesso smorzata, in queste opere realizzate all’aria aperta i colori sembrano esplodere.

Se penso a Caravaggio, ad esempio, oppure a Jacques Louis David (più vicino nel tempo e nello spazio agli impressionisti), per prima cosa mi viene in mente quella lotta tra la luce e l’ombra che ha un sapore barocco o classicheggiante e che soprattutto si avvale di un forte senso iconografico. Le tonalità assumono un valore simbolico, allontanandosi da ogni pretesa di realtà. A partire da Turner e dalla Scuola di Barbizon, quello che conta invece è cogliere l’atmosfera di un attimo nella vita reale, anziché il tentativo di raccontare qualcosa di eterno e immobile.
Così, il colore diventa il protagonista, perché è l’elemento che differenzia un momento dall’altro, una stagione dalle altre. Viene usato in abbondanza e in maniera spontanea, accostando toni energici e saturi per creare sapientemente quella gradevolezza che è capace di affascinare quasi chiunque vi capiti di fronte. In questo senso, non vi vengono in mente le ninfee di Monet oppure le scene di Renoir?
L’immediatezza
La seconda caratteristica che rende l’Impressionismo un movimento incredibilmente amato è sicuramente la sua immediatezza, ovvero la facilità che hanno le opere appartenenti a questo movimento di essere apprezzate. Per farla breve, si può dire che non ci vuole necessariamente una cultura fuori dalla media oppure un grande allenamento per ammirare e sentirsi coinvolti dai quadri di questi maestri.

Sono dipinti che si spiegano da soli, che ci mostrano senza simbolismi o elucubrazioni l’emozione di chi li ha creati. Esprimono concetti semplici e universali come la bellezza dei pomeriggi estivi, la magia della luce del sole e lo strano fascino di Parigi (proprio sulla capitale francese, ecco una galleria di opere da non perdere: Ritratti di Parigi: i quadri che meglio rappresentano la città dei lumi). Evocano la bellezza della modernità ma anche della natura, celebrando la vita come qualcosa di piacevole e degno di essere riprodotto su tela. Scalzano dal podio le figure mitologiche e religiose che per secoli hanno monopolizzato la scena artistica, in favore di una realtà che irrompe nelle tele e che non ha bisogno di intermediari per essere compresa.
E probabilmente è proprio questa immediatezza così sfrontata la ragione per cui, al loro tempo, gli impressionisti sono stati tanto rivoluzionari. Oggi ci sembrano artisti molto per bene, ma dobbiamo tenere conto del fatto che siamo abituati a ben altro, e per rendercene conto basta fare un giro ad una qualunque esposizione di arte contemporanea. Ma nella seconda metà dell’Ottocento sono questi i quadri che scandalizzano chi li vede per la prima volta. Ma come hanno osato quei poveretti ritrarre qualcosa di così biecamente reale? – si saranno chiesti in molti.
Immagino che alle loro mostre ci sarà un sacco di gente decisamente curiosa e sicuramente un po’ piccata: perché ritrarre le stazioni ferroviarie e i porti industriali? Perché dipingere le prostitute anziché le sante? E perché mai di Parigi si mostrano i caotici boulevards e non gli spazi più celebrativi e monumentali?
Secondo me in sintesi la risposta è una sola: gli artisti sono stufi di perdersi nelle stupidaggini delle accademie e hanno capito che sono la modernità e la realtà quelle che meritano di essere celebrate. Da qui, direi che la sottile linea d’ombra è superata, quindi si salvi chi può perché le Avanguardie ormai sono in arrivo.
Che dire, vi è piaciuto il primo dei perché della Sottile Linea d’Ombra? Spero proprio di sì, anche perché ne ho altri in serbo e spero proprio che non vi annoierò. Nel frattempo, se a voi ne viene in mente qualcuno non esitate a farmi sapere e io prometto che cercherò di rispondervi! 😉
Se invece, dopo questa introduzione, volete leggere qualche altro bel post a tema impressionista, ecco il link ad alcuni post:
- Monet e le ninfee: perché dipingere 250 volte lo stesso soggetto?
- Autoritratti impressionisti: come si vedevano Monet, Renoir e gli altri?
- La Cattedrale di Rouen secondo Claude Monet:storia di un meraviglioso studio
- I miei buoni motivi per amare Gustave Caillebotte e la sua Parigi luminosa
- “Impression, soleil levant”: l’alba di una nuova era
- La gazza di Claude Monet:cosa rende quest’opera un capolavoro?
- Tre motivi per amare Henri de Toulouse-Lautrec e le sue bellissime opere