Della Parigi incantata e maledetta, spietata musa ispiratrice, abbiamo già parlato in passato, ve ne ricordate?
Un esempio è sicuramente questo post: Ritratti di Parigi: i quadri che meglio rappresentano la città dei lumi), ma anche se ve lo foste perso scommetto che se vi citassi Montmartre e il Moulin Rouge vi verrebbero subito in mente alcuni artisti che tutti consideriamo i grandi protagonisti dell’epoca: Modigliani (di cui ho parlato qui: I miei buoni motivi per amare Amedeo Modigliani e la sua commovente vita da ribelle), il primo Picasso, Henri de Toulouse-Lautrec (di cui ho parlato qui: Tre motivi per amare Henri de Toulouse-Lautrec) e prima di loro gli impressionisti.

Se invece vi chiedessi di pensare alle opere che riguardano principalmente gli immensi Boulevards e la vita sfavillante dei quartieri benestanti e illuminati, verrebbe subito in mente anche a voi Gustave Caillebotte (1848-1894)?
Tra tutti quelli che ho citato forse non è la figura più romantica e romanzesca, però credo che ci siano delle cose da sapere per avvicinarsi a lui e comprenderlo a fondo. Premesso questo, ho provato ad elencarle qui di seguito.
La luce bianca e i soggetti: una diversa interpretazione dell’impressionismo

Il primo motivo per amare Gustave Caillebotte secondo me è la sua originale interpretazione dell’impressionismo, che conduce spesso ad opere più dettagliate rispetto a quelle dei suoi colleghi e all’utilizzo di una tavolozza meno ricca, in cui il bianco ha un ruolo predominante. La luce per lui non si declina nei mille colori degli elementi che tocca, ma al contrario si mantiene di un candore perfetto.
Caillebotte, figlio di un imprenditore di successo e destinato a condurre una vita agiata, si differenzia in questo da molti degli artisti che si ritrovavano a Parigi in cerca di fortuna e questo aspetto emerge chiaramente nella scelta dei soggetti. Lui non ci racconta delle notti folli e degli eccessi, ma piuttosto della bellezza della città in cui vive, del progresso e della sua natura borghese.
Diciamo che a Montmartre preferisce i Boulevards Haussmanniani, e dunque assume per noi un ruolo importante di testimonianza di quello che poteva essere il mondo per chi aveva la fortuna di essere benestante o per lo meno tradizionalmente inserito nella società.
Il ruolo di mecenate e promotore

Uno degli aspetti che preferisco di Gustave Caillebotte è inoltre il suo ruolo all’interno del gruppo impressionista.
Innanzitutto la sua ricchezza personale gli permette di acquistare molte opere dei suoi colleghi ed amici, finanziandone di fatto sia il lavoro sia le successive esposizioni (dal 1879 sino alla trasferta a New York del 1885).
Cerca poi nel corso degli anni di tenere unito il gruppo impressionista, sempre diviso da gelosie e altre fonti di litigio, fino a quando, deluso, decide di abbandonare la pittura per dedicarsi alla navigazione (che praticava spesso con il fratello) e al giardinaggio nei suoi appezzamenti parigini.
La triste sorte

Come purtroppo accade un po’ troppo spesso agli artisti, anche Gustave Caillebotte è destinato a morire anzitempo: si spegne infatti nel 1894, a soli quarantasei anni.
In seguito a questo evento, è significativo scoprire quello che hanno detto di lui gli amici e colleghi del mondo dell’arte:
Ecco una persona che possiamo rimpiangere, è stato buono e generoso e, ciò che non guasta, un pittore di talento. (Camille Pissarro)
Aveva tanti doni naturali quanto buoni sentimenti e, quando l’abbiamo perso, era appena all’inizio della sua carriera. (Claude Monet)
Avete scoperto qualcosa di nuovo su Gustave Caillebotte? Spero proprio di sì e voglio concludere questo piccolo articolo con una bella galleria delle sue opere, soprattutto di quelle parigine, per celebrare al meglio questo artista forse non abbastanza noto e celebrato. Qual è la vostra preferita? Io vi confesso che subisco da sempre il fascino dei tetti 😉