Non so voi, ma io sono felicissima che la primavera stia arrivando, è la mia stagione preferita! Non che l’inverno mi dispiaccia, ma per quest’anno ne ho avuto abbastanza… invece non vedo l’ora che inizino a sbocciare i fiori e a spuntare le foglie 🌱🌷🌺🌸🍃🌿
E quale modo migliore per festeggiare il prima giorno di primavera che qualche bella poesia ;)? Perciò vi propongo una scelta di versi che a me piacciono molto, sperando che anche per voi siano un bel modo di accogliere e celebrare l’arrivo della bella stagione.
1. Alceo
Io già sento primavera
che s’avvicina coi suoi fiori:versatemi presto una tazza di vino dolcissimo.
Traduzione di Salvatore Quasimodo
Ho voluto cominciare da uno dei miei lirici greci preferiti, Alceo, che in questo frammento festeggia la dolcezza dell’arrivo della primavera e dei suoi fiori con una bella tazza di vino, pienamente in linea con lo spirito del suo tempo.
Un altro bellissimo frammento di Alceo che riguarda l’arrivo della primavera è il seguente:
Già sulle rive dello Xanto ritornano i cavalli,
gli uccelli di palude scendono dal cielo,
dalle cime dei monti
si libera azzurra fredda l’acqua e la vite
fiorisce e la verde canna spunta.
Già nelle valli risuonano
canti di primavera.Traduzione di Salvatore Quasimodo
Si tratta qui di una scena più descrittiva e misurata, ma dotata di una grazia elevatissima: tutto il mondo naturale si risveglia e a festeggiarlo giungono i canti degli uomini.
2. Giuseppe Ungaretti, Prato
La terra
s’è velata
di tenera
leggerezza
Come una sposa
novella
offre
allibita
alla sua creatura
il pudore
sorridente
di madre
Questa poesia, appartenente alla raccolta giovanile L’Allegria e datata al 1918, come buona parte della produzione di Ungaretti è molto essenziale, ma non per questo meno significativa. Io trovo bellissima soprattutto la prima strofa, che descrive in modo delicato e originale il momento in cui i prati tornano alla vita.
3. Matsuo Bashō
Chiacchiericcio
tra i nidi dei passeri
e dei topoliniTraduzione di Elena Dal Pra
Dato il mio amore per gli haiku non ho potuto trattenermi dal metterne uno! Ho scelto questo di Bashō perché, pur non facendo nessun riferimento esplicito all’arrivo della primavera o al mondo vegetale, fornisce un’immagine nitidissima, quella degli animaletti che squittiscono e cinguettano, che non può che rimandare al ritorno di climi più miti, attesi dalle creature del bosco almeno quanto da noi.

4. Tito Lucrezio Caro, Inno a Venere
Madre degli Eneadi, gioia degli uomini e degli dèi, alma Venere, che sotto gli astri in tacita corsa per il cielo désti la vita nel mare sparso di navi, nelle terre fertili di grano, poiché per opera tua ogni specie di esseri animati è concepita e vede, nascendo, la luce del sole: te, dea, te fuggono i venti, te e il tuo giungere le nubi del cielo, sotto i tuoi passi con mutevole grazia la terra germina fiori soavi, a te ridono le pianure del mare e il cielo rasserenato sfavilla di luce infinita.
Traduzione di Armando Fellin
Questo è l’inizio di uno dei più grandi poemi della letteratura latina che siano giunti fino a noi, il De rerum natura. Lucrezio inizia la sua opera con una lode a Venere, intesa come la forza generatrice dell’amore che fa sì che si propaghi la vita.
Quando arriva Venere con il suo splendore l’inverno viene scacciato, la terra fa sbocciare fiori dove lei cammina, il mare le sorride placato e tutto il mondo ritorna alla vita: inutile dire che il testo in latino è molto difficile da tradurre, qualcosa inevitabilmente si perde, però la grazia dell’immagine evocata da Lucrezio rimane intatta.
5. Czesław Miłosz, da Attraverso la nostra terra
La polvere d’acqua irida sui declivi dei prati.
Un tordo si avvicina col suo passetto, poi resta immobile.
I tronchi degli eucalipti ardono nella luce.
Le querce perfezionano l’ombra delle foglie di maggio.
Solo questo. Solo questo è degno di lode: il giorno.Traduzione di Pietro Marchesani
Al centro di quasi tutte le poesie che ho scelto c’è il paesaggio, perché è da esso che parte il rinnovamento stagionale ed è in primavera soprattutto che emerge l’ammirazione per la natura e per la vita inconsapevole di sé stessa.
In questi versi Miłosz si ferma ad ammirare lo splendore di un giorno di primavera tra gli alberi e per un momento basta quello, il mondo è tutto lì, senza niente di quello che l’uomo ci ha aggiunto: l’unica cosa degna di lode è il giorno con la sua luce che illumina la natura.
6. Gabriele D’Annunzio, da La sera fiesolana
Dolci le mie parole ne la sera
ti sien come la pioggia che bruiva
tepida e fuggitiva,
commiato lacrimoso de la primavera,
su i gelsi e su gli olmi e su le viti
e su i pini dai novelli rosei diti
che giocano con l’aura che si perde,
e su ’l grano che non è biondo ancora
e non è verde,
e su ’l fieno che già patì la falce
e trascolora,
e su gli olivi, su i fratelli olivi
che fan di santità pallidi i clivi
e sorridenti.
Premetto che D’Annunzio non è mai stato uno dei miei poeti preferiti, anzi – però trovo bellissima questa strofa, con la descrizione della pioggia sui vari tipi di alberi e l’innegabile musicalità dei versi: insomma, D’Annunzio era molto pretenzioso, però ha saputo scrivere degli endecasillabi bellissimi.
Non so perché, ma tutte le volte che si avvicina il periodo giusto e vedo il grano che si sta imbiondendo mi vengono in mente le sue parole, su ‘l grano che non è biondo ancora e non è verde, per me rappresentano un po’ il culmine della primavera.
7. Aleksandr Blok, L’accenno di un canto primaverile
Il vento portò da lontano
l’accenno di un canto primaverile,
chissà dove, lucido e profondo
si aprì un pezzetto di cielo.
In questo azzurro smisurato,
fra barlumi della vicina primavera
piangevano burrasche invernali,
si libravano sogni stellati.
Timide, cupe e profonde
piangevano le mie corde.
Il vento portò da lontano
le sue squillanti canzoni.
Per Blok la situazione è diversa: fuori è ancora inverno, così come nell’animo del poeta, dove alberga la tristezza, ma alla fine un soffio di vento porta un soffio di gioia e di canzoni felici, felicità che coincide con il presentimento dell’arrivo della primavera.
