In tema di Macchiaioli ed in generale di artisti dell’Ottocento italiano, molto spesso il primo nome che viene in mente é quello di Giovanni Fattori, siete d’accordo anche voi?
Ecco, io non credo che questo sia un caso e secondo me nemmeno un’esagerazione, dal momento che parliamo di un pittore che ha saputo cogliere l’anima di questo movimento, anzi, le sue molteplici anime, ed in generale ci ha fornito un punto di vista nuovo per raccontare l’Italia dell’unificazione in forme semplici e chiare, sempre poco costruite.
Nelle opere di Giovanni Fattori infatti troviamo l’interesse per il paesaggio tradizionale e l’attenzione verso i temi sociali e le scene di vita quotidiana, che possono descriverne gli aspetti borghesi o, più spesso, quelli umili dell’esercito, con un intento che si discosta tantissimo da quello accademico o del Romanticismo storico (di cui abbiamo parlato qui: Romanticismo storico in Italia: 6 opere di Francesco Hayez).
Così, per continuare il nostro viaggio nella storia dell’arte italiana dell’Ottocento (vi siete persi l’inizio? Ecco il primo post di questa serie: Arte italiana: alla scoperta dei grandi pittori dell’Ottocento), oggi cerchiamo di arrivare a capire Giovanni Fattori, nelle sue diverse sfaccettature, attraverso cinque sue opere, corredate da una breve biografia.
Chi era Giovanni Fattori (1825-1908)? Breve biografia
Nato e cresciuto a Livorno, Fattori dimostra ben presto una grande predisposizione per la pittura e per il disegno, così nel 1846 si trasferisce a Firenze per studiare presso l’Accademia di Belle Arti, nonostante le sue condizioni economiche precarie che lo costringono a lavorare per mantenersi, rendendogli difficile la vita scolastica.
Nel 1848 partecipa ai moti risorgimentali e a partire dagli anni Cinquanta inizia a frequentare il Caffè Michelangelo, l’ambiente colto e avanguardista che negli anni immediatamente successivi vede fiorire proprio le idee dei Macchiaioli, idee che Fattori abbraccia senza mai diventare l’esponente più schierato. Per lui l’adesione a questo movimento è infatti la risposta ad un’insofferenza che già provava nei confronti della pittura storico-celebrativa tipica dell’Accademia, che lo porta ad indagare la realtà dei paesaggi, degli animali e delle persone umili, per coglierne a pieno le sofferenze e per ritrarne le difficoltà.
Nel 1869 Giovanni Fattori viene nominato professore all’Accademia di Belle Arti di Firenze e questo è un grande momento per la sua vita professionale: ottiene un grande riconoscimento. Negli anni successivi si reca a Parigi per vedere dal vivo gli Impressionisti, che non riescono però a farlo innamorare.
Nel 1890 riceve poi una menzione speciale all’Esposizione Universale di Parigi e questo è solo il più importante tra i riconoscimenti che in questo periodo riceve in tutta Europa.
5 OPERE DI GIOVANNI FATTORI
Dopo aver scoperto qualcosa in più sulla sua vita, ora possiamo dedicarci alle opere di Giovanni Fattori, seguendo l’evoluzione della sua tecnica che inizialmente è figlia delle Accademie e che gradualmente si avvicina alla macchia, che per lui è un modo di raccontare su tela la realtà. La sua realtà è quella di un’Italia agricola, appena riunita e profondamente legata ai diversi territori, dove l’unico elemento che accomuna tutte le regioni è la campagna.
1. Giovanni Fattori, Il campo italiano alla Battaglia di Magenta, 1861-62

Realizzata in occasione di un concorso per celebrare le principali battaglie risorgimentali nel 1859, quest’opera è particolarmente interessante perché ci mostra l’approccio di Fattori nell’affrontare anche i grandi momenti della storia. Come vedete, non ci troviamo di fronte ad una gloriosa scena di battaglia, ma piuttosto assistiamo al ritorno dei feriti, anche loro meritevoli di considerazione, almeno secondo lui.
La tecnica non può essere ancora definita macchiaiola ed è proprio per questo che Il campo italiano alla Battaglia di Magenta può essere interpretata come una sorta di punto di congiunzione tra la pittura tradizionale della giovinezza ed il futuro dedicato alla macchia.
2. Giovanni Fattori, Bovi al carro, 1867

Quello che vediamo qui è invece un quadro tipicamente macchiaiolo e allo stesso tempo molto caratteristico di Giovanni Fattori: l’intero insieme è infatti pervaso da un senso di immobile quiete e il sole della Maremma caratterizza i volumi del primo piano, che diventano grandi campiture ricche di luce.
Come già anticipato, il tema della vita agricola è spesso presente nelle sue opere e qui lo vediamo in tutta la sua maestosa semplicità ed in un equilibrio compositivo che è una delle particolarità di questo artista macchiaiolo.
3. Giovanni Fattori, La signora Teresa Fabbrini a Castiglioncello, 1867

La scelta di questo quadro (che ho visto poco tempo fa dal vero) è dovuta principalmente alla presenza di questa figura che possiamo definire borghese che riposa sotto una classica pineta toscana.
Si tratta della moglie di Diego Martelli, amico di Fattori che lo ospita sovente nella sua seconda casa a Castiglioncello, e a me piace molto la sua posa rilassata perfettamente a suo agio nell’ombra degli alberi. Trovo poi molto belli gli alberi e le tinte, che riescono a trasportarmi con la fantasia nell’estate toscana.
4. Giovanni Fattori, In vedetta, 1872

Nella sua geometrica semplicità, secondo me questo paesaggio possiede qualcosa di speciale e decisamente innovativo, tenendo conto che siamo nel 1872. La composizione di In vedetta è infatti piuttosto ardita, dato che ruota intorno ad un minimale muro visto di scorcio.
Non esistono poi elementi naturali, così che gli unici elementi che rompono la simmetria sono i tre soldati a cavallo, disposti magistralmente in maniera da bilanciare la composizione. Credo che sia così bello da non necessitare di altri commenti!
5. Giovanni Fattori, Lo staffato, 1880

Infine, ho scelto un dipinto che credo sia un unicum nella sua produzione, ma che allo stesso tempo ne costituisce un elemento importante.
In questo caso sicuramente non ritroviamo l’attitudine contemplativa che stavamo imparando a conoscere, la quiete lascia spazio ad un realismo crudo unito ad un forte e dinamico senso di movimento. Al centro di un paesaggio scarno e indefinito vediamo un soldato ferito che, a causa di un piede impigliato in una staffa, viene trascinato da un cavallo imbizzarrito. Si tratta di dramma che si consuma nel silenzio e nella solitudine, di cui rimarranno soltanto poche tracce a terra.
In conclusione, non saprei dirvi perché, ma ho trovato particolarmente difficile la selezione di cinque opere nella speranza che fossero rappresentative della produzione pittorica di Fattori. Credo però che possa rivelarsi una selezione troppo riduttiva, così, per chiudere in bellezza questo articolo, ve ne lascio alcune altre che ho trovato in giro per il web e che sono riuscite ad affascinarmi.