Romanticismo storico in Italia: 6 opere di Francesco Hayez

Scommetto che, nel momento in cui viene nominato Francesco Hayez, a quasi tutti viene in mente il Bacio, suo acclamato capolavoro e simbolo del Romanticismo storico italiano, non è vero?

Non mi riferisco però soltanto dell’autore di un quadro sentimentale che viene spesso strumentalizzato nel periodo di San Valentino, ma piuttosto di un artista che ha interpretato e guidato un movimento di rinnovamento in un’Italia ancora alle prese con un Neoclassicismo un po’ stanco. Così, nel primo approfondimento dedicato alla grande arte dell’Ottocento italiano (non sapete a cosa mi riferisco? Cliccate qui: Arte italiana: alla scoperta dei grandi pittori dell’Ottocento), oggi parliamo proprio di Francesco Hayez e del Romanticismo storico, cercando di definire in primo luogo questa corrente che si allontana parecchio dagli esempi europei a cui potremmo cercare di associarla.


Cos’è il Romanticismo storico italiano?

Per iniziare, non dobbiamo dimenticare di come l’Ottocento sia, in Italia ma non solo, il secolo in cui si definisce l’identità nazionale, insieme all’unità fisica. Così, quel Romanticismo che soprattutto nel nord Europa esplora la natura, qui si arricchisce di riferimenti storici e ideali patriottici, forgiando un lessico particolare e abbastanza identificativo.

Francesco Hayez si trova ad operare proprio in questo momento in cui la pittura inizia a seguire i sogni degli intellettuali e le orme del romanzo storico a sfondo patriottico, diventando un mezzo per diffondere nell’animo degli Italiani un ideale comune di nazione, proponendo un passato glorioso in cui la libertà trionfa sui tiranni e sui dominatori. Un po’ come nei Promessi Sposi di Manzoni, solo che in questo caso a parlare sono i momenti importanti raffigurati, spesso presi in prestito dal medioevo.

Vengono quindi abbandonati i miti greci e i soggetti classicheggianti in favore di una realtà che, seppure romanzata, comincia ad invadere il mondo della pittura, socchiudendo quella porta che i Macchiaioli sapranno sfondare. Prima di bruciare le tappe, scendiamo nel concreto con alcuni quadri di Hayez, preceduti da una velocissima biografia.


Chi era Francesco Hayez (1791-1882)? Cenni biografici

Figlio di pescatori, Francesco Hayez nasce, studia e vive a Venezia fino al 1809, anno in cui si trasferisce a Roma presso l’Accademia di San Luca, grazie ad una borsa di studio. Qui conosce le meraviglie dell’archeologia e del Rinascimento, mentre Antonio Canova lo introduce negli ambienti culturali e intellettuali della città.

Nel 1823 si trasferisce a Milano, dove frequenta la borghesia liberale e quei circoli patriottici di cui diventerà uno dei promotori anche grazie alla sua arte.

A partire dal 1850 diventa professore di pittura all’Accademia di Brera ed in questi anni è in contatto con personalità come Alessandro Manzoni, Silvio Pellico e Carlo Cattaneo.


6 OPERE PER CONOSCERE FRANCESCO HAYEZ

1. Atleta trionfante, 1813

francesco hayez, atleta trionfante, 1813
Francesco Hayez, Atleta trionfante, 1813

Come si può forse immaginare dalla brevissima biografia proposta, gli esordi di Hayez sono neoclassici. In questa primo opera che vi propongo siamo nel 1813, anno in cui è a Roma e vive immerso nelle suggestioni latine e rinascimentali, sotto la guida di Antonio Canova, che influenza molti dei suoi soggetti e delle sue composizioni.

L’Atleta trionfante è un dipinto che lo porta a vincere il primo premio di nudo presso l’Accademia di San Luca, grazie alla perfezione della figura,  ai richiami classicheggianti della sua posizione e dell’architettura sullo sfondo.

2. Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri, 1818-20

francesco hayez, pietro rossi prigioniero degli scaligeri, 1818-20
Francesco Hayez, Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri, 1818-20

A distanza di cinque anni, ci troviamo invece di fronte al primo dei quadri di Francesco Hayez a soggetto storico.

Esposto all’Accademia di Brera a Milano, ci mostra una composizione ancora classica unita ad un tema storico, quello della vicenda di Pietro Rossi, eroe del Trecento veneziano. Mentre è impegnato nell’assedio al Castello di Pontremoli (come si vede in secondo piano), in questa scena Pietro Rossi viene raggiunto da un messaggero che gli consegna una missiva del Doge, il quale lo esorta a guidare la resistenza veneziana contro le mire degli Scaligeri. Attorniato dalla moglie e dalle figlie piangenti, non può che accettare e partire.

3. Malinconia, 1840-42

francesco hayez, malinconia, 1840-42
Francesco Hayez, Malinconia, 1840-42

Il quadro Malinconia è invece l’esempio perfetto della fase più matura di Francesco Hayez, contraddistinta da una composizione più moderna e da una grande attenzione rivolta alle emozioni.

La malinconia è uno stato d’animo che in questi anni va di moda e che è in questo caso impersonato da una ragazza con lo sguardo profondo e l’abbigliamento quasi discinto, che serve a conferirle una maggiore intensità. Vicino a lei, un mazzo di fiori inizia ad appassire, come a simboleggiare la caducità della vita ed i mutamenti che possono incorrere, in una sorta di malessere esistenziale.

Siamo quindi oltre il mero storicismo, arrivando ad un’opera quasi senza tempo, ma ricca di quelli che sono gli ideali del Romanticismo.

4. Meditazione sulla storia d’Italia, 1848

francesco hayez, meditazione, italia, 1848
Francesco Hayez, Meditazione sulla storia d’Italia, 1848

Anche in questo caso, il ritratto di una ragazza pensierosa diventa il pretesto per raccontare qualcosa di più profondo, collegato in questo caso al Risorgimento.

Siamo nel 1848 e la prima guerra d’indipendenza è finita lasciando l’amaro in bocca, così lo scontento si trasforma in una riflessione compiuta su un libro che è nientemeno che la Storia d’Italia, tenuto in grembo dalla ragazza che regge anche una sorta di croce da martirio. Quello che però attira lo spettatore è soprattutto il volto della protagonista, freddo nelle tinte ma acceso nell’emozione, espressa soprattutto dallo sguardo intensissimo.

5. Il bacio, 1859

Francesco Hayez, Il bacio, 1859
Francesco Hayez, Il bacio, 1859

Come avrete immaginato, non possiamo chiudere questa galleria senza parlare di lui, del celebrerrimo Bacio, emblema della pittura di Francesco Hayez.

Dal momento che ne abbiamo già parlato diffusamente, ecco il link al post dedicato a quest’opera: Il bacio di Hayez: cosa racconta questo emblema del Romanticismo?

6. Distruzione del Tempio di Gerusalemme, 1867

francesco hayez, distruzione del tempio di gerusalemme, 1867
Francesco Hayez, Distruzione del Tempio di Gerusalemme, 1867

Nel 1867 Francesco Hayez torna a dipingere dopo qualche anno di pausa, per realizzare due ultimi capolavori da donare uno all’Accademia di Brera (Gli ultimi momenti del doge Marin Faliero) e l’altro a quella di Venezia, La distruzione del tempio di Gerusalemme di cui parliamo qui.

Come potete vedere, torniamo ad affrontare in passato in una nuova ottica, condizionata da quell’esotismo che ha caratterizzato molte opere del tardo Ottocento italiano. Al centro dell’opera troviamo il Tempio di Salomone, di cui oggi rimane solo il muro del pianto, mentre gli ebrei cercano di fuggire. Si tratta di una scena dotata di un forte dinamismo e di una grande carica emotiva, caratterizzata da una composizione fluida e ben distante dai rigidi schemi degli esordi.


Bene, visto che mi sono dilungata abbastanza, oggi mi fermo qui e lascio che siano le opere a concludere questo post dedicato a Francesco Hayez e al Romanticismo storico italiano. Vi aspetto prossimamente da queste parti per parlare dei Macchiaioli, prossimo argomento di questo viaggio nell’arte nostrana dell’Ottocento!