Il paesaggio dell’anima: il nord attraverso gli occhi di Edvard Munch

Edvard Much, Train smoke.

Avete mai riflettuto sulle emozioni che alcuni quadri riescono a trasmettere?

Secondo me quello che rende grandi alcuni artisti, oltre alle abilità tecniche, è la capacità di creare una connessione intima e personale con l’osservatore, sia che rappresentino paesaggi, sia che ritraggano soggetti umani o animali. Riescono a far scattare la molla della curiosità, così io, mentre li guardo, inizio a domandarmi quali siano le cause di quelle pennellate e di quei colori.

A me succede con Van Gogh ad esempio, oppure con Egon Schiele; avete presente la sensazione?

Oggi, però, continuando sul tema dei paesaggi artici che il nostro blog d’arte ha inaugurato con il Canada (per chi se lo fosse perso, ecco il link: Quando la natura diventa protagonista: il Gruppo dei Sette e la bellezza dei paesaggi canadesi), vorrei tornare in Europa e per la precisione in Norvegia, nella terra di un artista che ammiro moltissimo e che ha saputo rappresentare in maniera unica e bellissima l’atmosfera delle notti estive senza buio e del freddo dei lunghi inverni, creando quell’empatia a cui mi riferivo con l’osservatore.


Il mondo di Edvard Munch

display_image

In un certo senso i paesaggi di Munch sintetizzano il pensiero e la ricerca europea, quella corrente di pensiero che dalla psicoanalisi in poi indaga all’interno dell’essere umano, che vede il mondo diventare sempre più soggettivo.

Se la cultura è lo specchio di un periodo storico, allora noi Europei non eravamo troppo in forma all’inizio del Novecento, se paragonati, per fare degli esempi, ai canadesi dell’altro giorno.  Sicuramente i nostri artisti hanno vissuto un alto livello di angoscia ed instabilità, ma probabilmente è stato anche questo a condurre a quella maggiore complessità e a quella ricercatezza che oggi ci affascina tanto.

Così, la natura dei paesaggi per Munch diventa l’espressione del suo disagio e della sua grande fragilità. Si tratta prima di tutto di un uomo tormentato e sensibile che arriva a deformare quello che vede, trasformandolo nella personificazione dei suoi pensieri.

Oggi vorrei rendergli omaggio con una serie di quadri da cui credo che emerga molto della sua anima. Quindi non mi dilungherò in altre frasi ripetitive o superflue: quello che davvero conta sono le opere, i loro colori irreali e le forme deformate degli alberi e delle rocce. Credo proprio che meritino di essere gustate una per una, così da poter apprezzare ogni dettaglio.

Se poi i paesaggi non vi bastano, vi consiglio un altro post interamente dedicato a Edvard Munch e alla sua raccolta più celebre e monumentale, il Fregio della vita: Il Fregio della vita: cosa esprime la raccolta delle più belle opere di Edvard Munch?

Edvard-Munch-fregio-della-vita