Se voglio indagare sulle radici del pensiero e del gusto contemporaneo, non posso che iniziare parlando di quello che c’era prima, quindi dovrete perdonare una piccola digressione.
Se è vero che ogni salto oltre la linea d’ombra è una reazione a una condizione precedente, allora per capire il primo Novecento bisogna spingersi nel buio, fare almeno qualche passo nella mentalità eclettica e ostinatamente positivista.
Nel corso dell’Ottocento, complici della rivoluzione industriale ma non solo, i borghesi si ritrovano ad avere conquistato il mondo, o per lo meno raggiungono le vette della vita mondana e sociale. Come bandierine, ecco che nelle città fioriscono teatri, parlamenti, musei, università, caffè e centri commerciali, simboli del potere di questo nuovo ceto in folle crescita.
Ma quale può essere lo stile architettonico destinato ad accomunare tutti questi dominatori e a mostrarne l’importanza? Questa sì che è una bella domanda, un vero dilemma che fatica a trovare una risposta. Il barocco ormai ha stufato, così come il neoclassicismo, ma allo stesso tempo le nuove idee stentano ad arrivare. Di conseguenza, ecco che per questi edifici cardine della vita pubblica si sceglie un linguaggio che diventa un miscuglio di caratteri del passato, accostando senza timore le arcate gotiche ai fregi del Partenone.
Come non è difficile da immaginare, una tale confusione è destinata a condurre ad una rivoluzione innovativa e severa, che in ogni città d’Europa assume diversi caratteri.
Ed ecco che finalmente veniamo alla nostra prima meta.
| I tappa | Vienna e il ring: caos e modernità nella capitale asburgica

Sarò ripetitiva ma questo moderno Grand Tour non poteva che iniziare qui.
Di Vienna ho già parlato e anche del Ring (non ricordate? Ecco l’articolo: Sulle tracce della “Vienna fin du siècle”: quattro mete da non perdere!), però la confusione architettonica degli edifici che si trovano in quest’immensa porzione borghese-aristocratica della città è esemplare. Sulla stessa piazza, ad esempio, insistono il teatro, l’università, il parlamento e il municipio, realizzati negli stessi anni ma assolutamente diversi, ricalcando linguaggi come il gotico, il barocco, il greco e il rinascimentale.
Passeggiare per la Ringstrasse permette di comprendere a pieno qual è la tipologia di città ottocentesca, dominata da una parte dall’opulenza dei grandi edifici per i servizi e dall’altra dalla grande modernità delle prime linee tramviarie e metropolitana, per non parlare delle prime illuminazioni pubbliche notturne.
Insomma, è in questo periodo che le città diventano un posto splendido e perfetto per passeggiare ed approfittare del tempo libero, cambiando completamente di aspetto rispetto al passato.
Oltre a Vienna, questo processo investe quasi tutte le città europee, basti pensare ai boulevards parigini oppure all’ardito intervento di Andrassy Ut a Budapest (per saperne di più, consiglio questo articolo: Quattro motivi per scegliere Budapest come meta per il prossimo viaggio, per la precisione nel punto 2), per fare un paio di esempi.
Allora perché parlare proprio di Vienna? La ragione è semplice: perché è in questa città che si possono vedere, proprio sul ring, i segni di quello che è stato il movimento che ha rotto con la tradizione accademica dell’eclettismo.
In pratica, un gruppo di artisti e di intellettuali, capeggiato niente meno che da Gustav Klimt, si è letteralmente separato dagli insegnamenti delle pompose e poco aggiornate università, creando quella meraviglia che è stata la Secessione Viennese, un movimento di rottura che ha portato alla ribalta la versione austriaca del liberty, applicato sia in pittura sia in architettura.
Come dicevo, proprio sul Ring si vede il palazzo che i secessionisti edificano come per le loro esposizioni. Si tratta di un progetto di Joseph Maria Olbrich, vicino a Karlsplatz, una meraviglia architettonica di cui ho parlato in questo articolo: “A ogni epoca la sua arte e a ogni arte la sua libertà”. Ed è sempre in questo articolo che racconto in maniera più diffusa dell’origine e della diffusione della Secessione, quindi vi invito a non perderlo!

Già solo questo edificio merita il viaggio virtuale, non credete?
In ogni caso preparatevi, perché questo è soltanto l’inizio. Da questo momento, collocato per la precisione nel 1898, la modernità prende piede e le idee simboliste e secessioniste si diffondono per tutta la Mitteleuropa e non solo, creando a un bel po’ di scompiglio.
Ma questa è un’altra storia oppure, per meglio dire, un’altra tappa, quindi rimanderò al prossimo articolo. A presto!