Castel Sant’Angelo: cosa resta del mausoleo degli imperatori romani?

Lo confesso: oggi ero convinta che avrei cambiato argomento, dopo gli ultimi articoli dedicati all’architettura ed in particolare al riuso delle strutture romane nei secoli; eppure mi è venuto in mente un ultimo esempio che potrebbe chiudere il cerchio, mettendo in luce altre particolarità. Quindi, ecco che anche questa volta vi toccherà sentir parlare di rovine e di archeologia!

In particolare, vi delizierò con il curioso destino di quello che è nato per essere il mausoleo dell’imperatore Adriano ed è diventato, senza grandissime trasformazioni, il Castel Sant’Angelo, lo strano monumento che a Roma tutti abbiamo avuto l’occasione di ammirare, ci scommetto.

Età antica: il sepolcro imperiale

Siamo intorno al 125 d.C. quando l’imperatore Adriano si lancia in un’impresa a dir poco colossale: realizzare un monumentalissimo mausoleo in sua memoria, di fronte al Campo Marzio e collegato ad esso grazie ad un ponte realizzato per l’occasione (ancora in piedi e in uso oggi, per la cronaca).

Il cantiere si protrae per più di dieci anni e alla fine salta fuori un basamento quadrato sotto un tamburo cilindrico, rivestiti in marmo e sormontati da una specie di boschetto pensile, completato da statue, archi trionfali e un tempietto. Riposano qui un bel numero di imperatori, visto che ormai i tempi stanno cambiando in peggio e opere faraoniche di questo genere a Roma non vengono più intraprese.

Il cambiamento: la trasformazione in fortezza militare

Arriva il Medioevo e le invasioni barbariche sono all’ordine del giorno (come ormai ben saprete), quindi anche questa struttura fa gola come rifugio, esattamente come Palazzo Madama a Torino e Piazza Navona, a Roma anche lei. Al basamento vengono aggiunte delle torri sugli angoli, ed ecco che si ottengono delle ottime mura. Il marmo pian piano viene saccheggiato e il castello prende forma, arrivando anche ad ospitare una prigione.

Ben presto i papi iniziano ad usarlo come roccaforte, data la vicinanza al Vaticano, così intorno al 1500 viene realizzato anche il passetto, un corridoio sopraelevato che collega direttamente i due luoghi e diventa la via di fuga privilegiata in caso di assedio.

Nel Rinascimento si scopre la polvere da sparo, quindi cambiano le armi e quello che ormai è il Castel Sant’Angelo si adegua, munendosi di moderni bastioni poligonali, che lo rendono una vera e propria fortezza cinquecentesca.

Da allora subisce tanti piccoli interventi di adeguamento, dopotutto la sua struttura ha quasi 2000 anni, però non perde mai la sagoma geometrica né la consistenza del mausoleo di Adriano.


Detto questo, credo proprio di aver finito con questo excursus in bilico tra architettura e archeologia, almeno per il momento, anche se l’Italia è piena di questi esempi, che spaziano dalla cultura greca, a quella bizantina o comunale, per fare soltanto alcuni esempi.

Passeggiando per le nostre città ed i nostri paesi è sufficiente guardarsi intorno per cogliere indizi nascosti di passati diversi e difficili da immaginare, quindi il mio invito è quello di non smettere mai di cercarli, visto che rappresentano ciò che c’è di eterno nella nostra civiltà!