Se l’interesse che nutro per l’arte ha origini di poco più giovani di me, non si può dire lo stesso per l’architettura. Ho iniziato a subirne il fascino negli anni del liceo, ma è stato grazie all’università che ho iniziato a vederla veramente.
Non so se mi spiego, ma è come se prima avessi notato particolari come le decorazioni e la sagoma, privilegiando quindi lo stretto legame con scultura e pittura, mentre negli ultimi anni ho imparato a percepirne lo spazio e la struttura. Ciò che rende infatti per me l’architettura una disciplina fantastica è proprio la sua natura tridimensionale, che permette di valutare i pieni e i vuoti, insieme alla questione tecnica. Si tratta del settore in effetti che più di tutti fonde l’arte con l’ingegno, oltre che con la vita quotidiana.
Per questi motivi mi sembra ingiusto che tra le discipline sia quella più trascurata e bistrattata, raramente elevata al livello che merita. Non capisco perché nei licei si dia più importanza ai bassorilievi medievali che alle cattedrali gotiche, quando un approccio critico di fronte al costruito probabilmente ci renderebbe più sensibili al destino dei nostri paesi e delle nostre città, minacciati dagli abusi e dagli approfittatori.
Potrei perdermi in questi discorsi così a lungo da farvi morire di noia, quindi andrò oltre alle belle parole teoriche per rispondere a una semplice e concreta domanda che bisognerebbe sempre tenere a mente, oggi come duemila anni fa: quali sono i parametri per arrivare giudicare un’architettura?
Domanda difficile, ma per fortuna c’è qualcuno che ha risposto molto meglio di come potrei fare io.
Bellezza, solidità e funzionalismo, i principi sacri dell’architettura
Questi tre parametri sembrano quasi usciti da un qualche manifesto avanguardista, ma in realtà sono decisamente più antichi, così tanto che avrei dovuto scrivere venustas, firmitas e utilitas.

Chi oggi mi sta ispirando è Marco Vitruvio Pollione, ufficiale sotto Cesare, ingegnere sotto Augusto, grande teorico dell’architettura, autore nel I secolo d.C. del trattato De Architectura e ispiratore di Leonardo da Vinci per la realizzazione dell’Uomo vitruviano. (Per saperne di più, basta cliccare questo link!)
Le tre voci che indica come criteri di base continuano ad essere attuali, perché io (e non solo io a dirla tutta) credo che di fronte ad una qualunque costruzione le domande da porsi siano ancora queste: è solida e durevole? Si adatta e rispecchia lo scopo per cui è stata realizzata? È bella?
Tra tutti, il parametro della bellezza è sicuramente il più complesso da analizzare.
Questo perché, proprio come la pittura, la scultura, la letteratura e la musica, l’architettura è figlia del contesto storico in cui è inserita, quindi anche un edificio deve essere giudicato conoscendo quella che è la civiltà che ha portato alla sua progettazione.
La mia sfida in questo momento (e probabilmente nei prossimi giorni) è proprio quella di dimostrare quanto siano grandi le analogie tra le diverse arti nei vari periodi storici, arrivando a individuare quella che è la vera modernità a discapito delle apparenze.
Un obiettivo troppo ambizioso? Forse, ma è proprio per questo che ho parlato di una sfida: il mio intento è quello di stimolare la mia e la vostra curiosità oltre a tutto ciò che è consueto e assodato, sperando di non fallire e di arrivare ad avere una visione complessiva che coniuga architettura, pittura e scultura.