‘L’arte è il sangue del nostro cuore’: le opere di Munch nel Museo Nazionale di Oslo

Edvard Munch, Ragazzi che si fanno il bagno, 1894 - particolare

Una delle grandi meraviglie dei tempi moderni secondo me è la possibilità di accedere ad uno smisurato patrimonio di informazioni, testi e dipinti rimanendo seduti sulla propria poltrona, muovendosi soltanto grazie alle infinite possibilità del web. Così, l’altro giorno sono capitata per caso sul sito del Museo Nazionale di Oslo, che ha digitalizzato moltissime opere della sua collezione, comprese quelle di Edvard Munch.

Si possono rimirare ad altissima qualità sia i dipinti più famosi sia i lavori meno noti, tra cui quadri ad olio, incisioni, disegni e litografie. Potrete immaginare il mio entusiasmo nel momento in cui l’ho scoperto, un entusiasmo che oggi ho scelto di condividere con voi, visto che per me l’autunno è sempre la stagione giusta per avvicinarsi a questo grande artista norvegese.

Le opere di Edvard Munch custodite nel Museo Nazionale di Oslo

Ecco, di seguito trovate la mia personale selezione tra tutte le opere disponibili sul sito del Museo Nazionale di Oslo (per i temerari: ecco il link all’elenco completo), disposte in ordine cronologico per facilitarne la lettura. Scorrendole, troverete molte bozze di quelli che saranno dei suoi capolavori (ad esempio Bambina malata, Malinconia e Madonna), e credo che sia interessante coglierne la genesi.

Anche voi trovate che si tratti di lavori fenomenali? La magia secondo me risiede nel fatto che, pur trattando soggetti diversissimi con tecniche differenti, queste opere riescano a parlare lo stesso linguaggio, a seguire una sorta di filo conduttore che diventa sempre più visibile man mano che passano gli anni e la mano di Edvard Munch matura.

Guardando il tratto deciso, le campiture vigorose e le inconfondibili sinuosità delle figure umane, mi rendo conto di come i grandi artisti riescano a rendere universale e personale il mondo che li circonda, utilizzando i protagonisti delle loro opere come semplici mezzi per veicolare il loro messaggio.

In particolare, ritengo che queste opere custodite a Oslo (dove in questo momento avrei una gran voglia di andare 😄) rispecchino in pieno la sua visione dell’arte e della pittura, come esplicitato benissimo in queste sue parole, che vi lascio come conclusione di questa esplorazione autunnale:

In generale l’arte nasce dal desiderio dell’individuo di rivelarsi all’altro. Io non credo in un’arte che non nasce da una forza, spinta dal desiderio di un essere di aprire il suo cuore. Ogni forma d’arte, di letteratura, di musica deve nascere nel sangue del nostro cuore. L’arte è il sangue del nostro cuore.

Edvard Munch

Se poi volete scoprire qualcosa in più Munch e sui suoi dipinti, ecco qualche post su di lui e, in fondo, una sua sintetica biografia:


Chi era Edvard Munch (1863-1944)?

Nato a Løten e cresciuto a Oslo, Edvard Munch è segnato in giovane età da due lutti familiari che sono destinati ad influenzare tutta la sua successiva produzione: la morte della madre e della sorella prima di raggiungere l’età adulta. Estremamente promettente, studia all’Accademia di belle arti di Oslo, anche se i fantasmi del suo passato continuano a seguirlo: esplora infatti il tema della morte e della vita, della passione e soprattutto della donna e della femminilità, argomenti che lo riempiono di angoscia.

Nel 1889 soggiorna a Parigi, mentre nel 1891 è a Berlino per esporre le sue opere innovative e scandalizzare la critica più tradizionalista, ancora lontana dal comprenderlo. Intanto che la fama si avvicina, cerca riparo dalle sue debolezze nell’alcolismo,  senza poi riuscire ad evitare il ricovero a Copenaghen per crolli nervosi.

La sua è una vita senza pace ed armonia e per tutte queste ragioni i suoi quadri riempiono sovente l’osservatore di inquietudine. Si percepisce l’ossessione nelle tematiche anche dalla frequenza con cui elabora e rielabora gli stessi soggetti, che quasi sempre sono figure umane in un ambiente esterno o interno di scarsa rilevanza. Edvard Munch è consapevole della sua condizione e non se ne vergogna, anzi si rende conto del contributo che essa dà alla sua ispirazione, come si evince da una sua stessa affermazione: Senza paura e malattia la mia vita sarebbe una barca senza remi.