Chiunque abbia mai avuto un cane (o un qualsiasi altro animale domestico) sa benissimo che l’affetto che si viene a creare tra noi e i nostri amici a quattro zampe sarà di tipo diverso rispetto a quello che si instaura tra due persone, ma è profondissimo.
A proposito di cani, oggi vi propongo una poesia, secondo me bellissima, sull’amore (canino e non).
Derek Walcott – Oddjob, un bull terrier
Ti prepari a un dolore
ma ne arriva un altro.
Non è come il clima,
non puoi fronteggiarlo,
essere impreparati è tutto.
Il tuo compagno, la tua donna,
l’amico che ti è accanto,
il bambino al tuo fianco,
e il cane,
tremiamo per loro,
guardiamo il mare e pensiamo
pioverà.
Dobbiamo prepararci alla pioggia;
non colleghiamo
il sole che àltera
gli oleandri oscurati
nel giardino in riva al mare,
l’oro che si spegne sulle palme.
Non colleghiamo questo:
il puntino di pioviggine
sulla pelle,
col mugolio del cane,
il tuono non spaventa,
essere pronti è tutto;
ciò che ti segue ai tuoi piedi
sta cercando di dirti
che il silenzio è tutto:
è più profondo della prontezza,
è profondo come il mare,
profondo come la terra,
profondo come l’amore.
Il silenzio
è più potente del tuono
siamo colpiti nel profondo, ammutoliti,
come gli animali che non dicono mai l’amore
come noi, sennonché
diventa inesprimibile
e dev’essere detto,
con un mugolio,
con le lacrime,
con la pioviggine che ti sale agli occhi,
senza dire il nome della cosa amata,
il silenzio dei morti,
il silenzio dell’amore sepolto più in fondo
è il vero silenzio,
e sia che lo proviamo per una bestia,
un bambino, una donna, o un amico,
è il vero amore, è identico,
ed è benedetto
nel modo più profondo della perdita
è benedetto, è benedetto.
Questa è una delle mie poesie preferite in assoluto, di uno dei miei poeti preferiti in assoluto, Derek Walcott (le sue poesie da noi non sono molto famose, ma sono meravigliose; di una ho già parlato qui). Il primo motivo per cui mi piace è il modo in cui descrive l’affetto che gli animali provano per noi e il loro modo di spiegarci che il silenzio è sufficiente, l’amore non ha sempre bisogno di essere espresso a parole: i cani non ce lo dicono mai eppure col loro silenzio e il loro sguardo lo esprimono in un modo chiarissimo e indubitabile.
Non si tratta però solo di una poesia sugli animali; un’altra ragione per cui mi piace è che inizia in un modo un po’ triste, collegando un temporale in arrivo con il temporale metaforico che prima o poi rischia di abbattersi su chiunque, ma finisce con un messaggio bellissimo: l’imperscrutabilità del destino fa preoccupare l’autore, ma lo fa anche riflettere sulla profondità dell’amore.
A volte la tristezza è anche un modo per essere felici, riconoscenti, perché è anche la possibilità di perdere quello che amiamo a renderlo così importante. Fermarsi a riflettere sul fatto che tutto quello che abbiamo non è eterno da una parte è terribile, ma è anche un modo per rendersi conto che le cose adesso vanno bene ed esserne felici.
Non è che si debba vivere nell’ansia di una catastrofe imminente, ma è la possibilità della perdita a rendere così unica e irripetibile ogni esperienza umana e a rendere l’amore doppiamente benedetto, per la sua essenza e perché non è eterno – ma proprio per questo non dovrebbe mai essere dato per scontato, che lo proviamo per una persona, un animale o un luogo. Come recita il finale: