Gli autoritratti di Albrecht Dürer: quando un artista si descrive attraverso le sue opere

Da dove partire per un’esplorazione dell’autotritratto nella storia dell’arte?

Cercando di rispondere a questo interrogativo (meglio esposto nello scorso post Autoritratti d’autore: come si dipingono i grandi artisti?), per una volta non ho avuto dubbi sul primo artista di cui voglio parlare, Albrecht Dürer.

Si tratta di un pittore e incisore tedesco vissuto in quel periodo delicato e magico in bilico tra Medioevo e Rinascimento, che ha saputo trasformare un mestiere sino ad allora artigianale in una professione intellettuale, grazie ad una ricerca artistica che lo conduce in giro per l’Europa e allo studio di materie teoriche come la prospettiva e le proporzioni umane.

Una caratteristica interessante di Dürer è sicuramente la sua attenzione per gli autoritratti, assolutamente originale per l’epoca, che lo porta a realizzarne una cinquantina, distribuiti nell’arco della sua vita.

Ma direi di procedere con ordine, quindi prima di parlare di opere vi esporrei una sua sintetica biografia (per chi volesse approfondire, ecco il link alla pagina di Wikipedia dedicata a lui).

Chi era Albrecht Dürer (1471-1528)?

Albrecht_Dürer, autoritratto a 26 anni FB

Albrecht Dürer nasce a Norimberga nel 1471, presso una famiglia di orefici, e frequenta sin dall’infanzia la bottega paterna in qualità di allievo. Dotato di grande talento, a sedici anni decide di diventare pittore ed inizia a studiare la pittura.

Terminato l’apprendistato, gira l’Europa centrale per quattro anni (dal 1490 al 1494), dipingendo per mantenersi. Tornato a Norimberga, si sposa con Agnes Frey e continua la sua attività, sperimentando con successo l’incisione su rame.

Nel 1496 il suo talento viene notato dal principe elettore di Sassonia Federico il Saggio, che inizia a commissionargli delle opere, facilitando la sua carriera come artista, e portandolo a raggiungere nel 1500 una notevole fama in Europa, soprattutto come incisore.

Albrecht Dürer teorizza – tramite scritti, disegni e incisioni – alcune tematiche prettamente rinascimentali, come la prospettiva e le proporzioni, e si sente parte attiva del veloce processo di trasformazione dell’arte, come testimoniano i suoi autoritratti, che affronteremo tra poco. Gli anni successivi gli riservano successi lavorativi e viaggi in Italia e nei Paesi Bassi. In seguito ad una malattia, muore il 6 aprile del 1528.

Gli autoritratti di Albrecht Dürer

Come anticipato, i suoi autoritratti sono tantissimi: partono dal 1484 (quando l’artista aveva solo tredici anni!) e arrivano agli anni Venti del Cinquecento, coprendo circa quarant’anni della sua vita.

In alcuni casi l’artista è solo, in altri è un semplice personaggio all’interno di una composizione ben più ampia, mentre in altri ancora il suo volto serve ad evocare figure religiose. Per evitare di perdermi, ho scelto quattro di questi autoritratti da mostrare e approfondire (per chi volesse vederne degli altri, ecco la pagina di Wikimedia Commons dedicata agli autoritratti di Albrecht Dürer).

Autoritratto con fiore d’eringio, 1493


Albrecht Dürer, Autoritratto con fiore d'eringio
Albrecht Dürer, Autoritratto con fiore d’eringio, 1493

Questo primo autoritratto ci svela un Albrecht Dürer ventiduenne, posto di tre quarti con lo sguardo rivolto allo spettatore, caratteristica ricorrente e obbligata (fino all’invenzione della fotografia), dal momento che è stato disegnato allo specchio.

In primo piano vediamo le mani dell’artista che stringono un fiore d’eringio, simbolo della fedeltà coniugale. Essendo stato realizzato poco prima del matrimonio, possiamo immaginare che quest’opera abbia il valore di una promessa, e quindi possiamo intravedere un aspetto sentimentale.

Autoritratto con guanti 1498


Albrecht_Dürer, autoritratto con guanti, 1498
Albrecht Dürer, Autoritratto con guanti, 1498

Nel giro di pochi anni, ogni accezione sentimentale tende a svanire. In questo autoritratto Dürer vuole celebrare la sua fama e l’accesso alla nobiltà norimberghese, omaggiando sé stesso ed il prestigio acquisito.

L’artista infatti si ritrae come un uomo maestoso con un’aria volutamente rinascimentale e raffinata nelle vesti, negli accessori e nello sguardo.

Autoritratto con pelliccia, 1500


Albrecht Dürer, autoritratto con pelliccia, 1500
Albrecht Dürer, autoritratto con pelliccia, 1500

A distanza di soli due anni Albrecht Dürer esegue quello che è destinato ad essere forse il più famoso tra i suoi autoritratti, dotato di forte valore simbolico.

Tipicamente rinascimentale – e dunque volto alla celebrazione dell’uomo come centro dell’universo – in questo ritratto risulta ancora maggiormente accentuata la considerazione di sé, con una posa che ricorda molto quella del benedicente Salvator mundi e un aspetto trasfigurato che ricorda quello di Cristo. Sembrerebbe quasi blasfemo, non trovate?

Lo scopo in realtà è quello di rendere evidente come il pensiero creativo dell’artista derivi direttamente da Dio.

Autoritratto da nudo, 1509


Albrecht Dürer, Autoritratto da nudo, 1509
Albrecht Dürer, Autoritratto da nudo, 1509

L’ultimo autoritratto di Albrecht Dürer che ho scelto di mostrarvi è probabilmente uno dei più strani, inserito in questa galleria per una ragione: la sua modernità mi ha spiazzato.

Si tratta forse del primo autoritratto nella storia in cui un pittore si rappresenta nudo, ed è caratterizzato da un notevole realismo anatomico. Il tratto è svelto e senza fronzoli, mentre nell’insieme quest’opera sembra essere senza tempo, perfettamente collocabile nella Germania che quasi quattrocento anni dopo sarà patria dell’espressionismo.


Bene, siamo giunti alla conclusione di questo primo articolo a tema autoritratto e spero proprio che vi abbia incuriosito. Vi sono piaciuti questi autoritratti? Ce n’è uno che preferite? Se vi va, fatemi sapere 😉