Pensando alla storia dell’architettura, ci si accorge che esistono dei precisi momenti di svolta, o se preferite dei decisi momenti di non ritorno, che segnano il passaggio da un’epoca all’altra. Ci avete mai pensato?
Se l’arte, intesa come pittura, è un processo per sua natura graduale, lo stesso infatti non si può dire per la scienza del costruire, che procede per balzi in avanti, tuffi oltre la linea d’ombra e tentativi burrascosi.
Quale può essere una spiegazione?
Credo che la ragione sia sostanzialmente una: se l’arte è il frutto della creatività e del pensiero di una civiltà, nell’architettura esiste anche la componente dell’ingegno. Per un’evoluzione i tempi devono dunque essere maturi dal punto di vista culturale ma anche tecnico e tecnologico.
Entra in gioco il genio dell’uomo, quell’inventiva che risolve i vecchi problemi e magari ne pone di nuovi, il seme della conoscenza e la sete di esperimenti che, almeno ai miei occhi, rende questa disciplina tanto affascinante.
Per capire a cosa mi riferisco, occorre scegliere qualche esempio che davvero ha potuto fare da spartiacque tra epoche diverse.
I. Il coro della basilica di Saint Denis, Parigi
Per primo, analizzando il mondo occidentale, mi viene in mente l’abate Suger che a St. Denis, vicino a Parigi, sperimenta del 1144, insieme ad un architetto sconosciuto, un’innovazione destinata a condurre a costruzioni tra le più belle e misteriose del mondo. Anziché caricare le pareti e chiudere la basilica che sta ricostruendo con una semplice abside, decide di realizzare una “selva di pilastri”, un telaio puntuale per così dire. Così, ecco che salta fuori un coro con doppio deambulatorio, e di qui al gotico con le sue cattedrali il passo è brevissimo.
Se le preesistenti abbazie romaniche solide e massicce sono paragonabili alle vecchie case in muratura portante che popolano i nostri centri storici e le campagne, le cattedrali gotiche sono i grattacieli in acciaio e vetro, il tutto ovviamente in tempi lontani e materiali ben diversi.
II. La Cupola di Santa Maria del Fiore, Firenze
Il secondo esempio è un’opera del caro Filippo Brunelleschi, la prova vivente di come la necessità possa aguzzare l’ingegno, soprattutto se si hanno delle buone basi culturali a cui attingere.
Siamo nel 1418 e il povero duomo di Firenze è ormai senza copertura da un bel po’ di anni, a causa di una serie di progetti megalomani per la sua costruzione che si sono succeduti nei secoli: il vuoto su cui erigere la cupola è così ampio che non esistono alberi abbastanza lunghi da usare come centine o ponteggi e inoltre le parti murarie già costruite non sono troppo resistenti.
Cosa combina allora questo ragazzo così rivoluzionario? Crea un delizioso mix tra le strutture gotiche ormai ben note e quelle delle rovine romane che si divertiva a dissotterrare e studiare insieme all’amico Donatello.
Così ecco che il mondo conosce una nuova meraviglia, la più grande cupola in muratura mai realizzata (primato incontrastato fino ad oggi!), sorretta mediante nervature gotiche e resa autoportante grazie all’uso del romanissimo mattone a spina di pesce. Cassettoni classici e costoloni medievali insieme, un nuovo approccio matematico e concettuale alla costruzione che spalanca del porte al Rinascimento.
III. Le conseguenze della Rivoluzione Industriale
Per incontrare l’ultima grande rivoluzione nel campo dell’architettura bisogna aspettare qualche secolo, e più precisamente un evento destinato a cambiare la vita di tutti: la rivoluzione industriale.
Grazie al progresso tecnologico e scientifico il vetro si può stampare a grandi lastre e l’acciaio si perfeziona e si trasforma in profilati o barre da aggiungere al calcestruzzo. Chiodi e bulloni diventano industriali ed economici, così la prefabbricazione inizia a diventare realtà.
Si aprono le danze e nel 1851 Joseph Paxton con Il Crystal Palace dimostra le infinite possibilità che offre la prefabbricazione, mentre nel 1889 Gustave Eiffel stupisce il mondo con la sua Tour. Negli stessi anni a Chicago invece Sullivan e Adler inventano i grattacieli, per rimanere in tema di rivoluzioni.
Da questo momento in avanti il tempo inizia a correre sempre più veloce, arrivando al Novecento e a tre architetti che rivalutano il termine “contemporaneo”. Mi vengono in mente tre loro opere che sono celebrate tra le più importanti architetture del mondo.
Immaginate a chi mi sto riferendo? Avete qualche idea? In ogni caso vi invito a tornare su questa pagina nei prossimi giorni per verificare! Intanto, spero di avervi incuriosito almeno un po’. 😉