Dove inizia la modernità? Quali sono le tappe che collegano i grandi edifici classicheggianti ottocenteschi ai grattacieli vetrati?
Negli scorsi giorni ho cercato di individuarle e di risalire per la Mitteleuropa in una sorta di “grand tour contemporaneo”, inseguendo le radici della cultura contemporanea, per quanto riguarda l’arte e soprattutto l’architettura.
Per non essere troppo prolissa o ripetitiva, ho provato a selezionare quattro mete particolarmente rappresentative, che ora riepilogherò brevemente, per concludere l’argomento e individuare altri spunti, visto che avrei potuto parlare di tanti altri bei posti.
| I TAPPA | VIENNA E IL RING: CAOS E MODERNITÀ NELLA CAPITALE ASBURGICA
Come ormai credo che sappiate, per me il periodo della Secessione Viennese è fondamentale per comprendere l’architettura del XX secolo, proprio perché costituisce una soluzione di continuità tra l’Ottocento e il Novecento.
Bisogna ammettere che il liberty, nelle sue diverse accezioni, imperversa in varie città europee, come Bruxelles, Parigi, Barcellona e persino Torino, Palermo e Milano, nel loro piccolo. Allora cosa rende diverso lo sviluppo della sua versione viennese? Sicuramente il forte impatto nel mondo culturale del tempo (come ho già più volte detto), ma per me il suo fascino è anche un altro.
La sua bellezza è che il movimento secessionista non si limita alla capitale austriaca ma raggiunge tutto l’impero asburgico, quell’impero vastissimo che nel 1918 viene disgregato e che ora è composto da innumerevoli realtà diverse, più o meno complesse, vincolate a diversi destini. Ma le tracce del passato comune sono presenti: girando per le vie centrali di bellissimi centri come Budapest, Lubiana o Praga si percepisce un filo che le lega insieme, una base comune leggibile nei ponti cittadini, negli edifici art nouveau e negli elementi di arredo urbano. Sono differenti le lingue parlate e le fisionomie dei volti che si incontrano, eppure permane un’aura immortale che le fa confondere nella memoria e le tiene unite.
Per rivedere l’articolo che parla della prima tappa del Grand Tour, vi invito a cliccare qui: Quando il troppo stroppia: dall’eclettismo più sfrenato alla rivoluzione in stile floreale.
| II TAPPA | LA COLONIA DEGLI ARTISTI A DARMSTADT
La Colonia degli Artisti rappresenta l’immediata evoluzione della Secessione, che si trasforma da argomento dei salotti a vera e proprio accademia per l’arte, l’architettura e l’arredamento.
Per rivedere questo articolo, vi invito a cliccare qui: Alla ricerca dell’Opera d’arte totale: intensità e follia in equilibrio tra due secoli.
| III TAPPA | LA SCUOLA PERFETTA PER L’ARCHITETTURA PERFETTA
Con il Bauhaus, da accademia di matrice ottocentesca si arriva a università in chiave moderna, un luogo di sperimentazione dove si possono ammirare i capisaldi dell’architettura e dell’arte contemporanea, grazie ai grandi maestri che vi hanno insegnato. Ma in altri casi anche le opere degli stessi professori diventano manifesti delle loro idee.
Ecco, io in un moderno Grand Tour inserirei anche Vila Tugendhat a Brno di Ludwig Mies Van Der Rohe, visitabile e tutelata dall’Unesco. Si tratta di una villa situata sulla collina della città morava che si riesce a comprendere a pieno soltanto guardandola dal vivo, perché è proprio vero che l’architettura è soprattutto una questione di percezione degli spazi, oltre che di estetica del costruito.
Un’altra città da vedere su questo tema è certamente Stoccarda (che non ho ancora avuto l’occasione di visitare, quindi in questo caso vi parlo basandomi solo su ciò che ho studiato), dove nel 1927 viene organizzata un’esposizione sul Movimento Moderno, curata di nuovo da Mies Van Der Rohe. Qui, con lo scopo di esaltare la modernità, viene realizzato un intero quartiere da 16 grandi architetti e ancora oggi sono visitabili 14 dei 21 edifici originali.
Per rivedere i due articoli sui temi del Bauhaus e del Movimento Moderno, vi invito a cliccare qui: Geometria, semplicità e purezza: i pilastri di una nuova modernità, oppure qui: Bauhaus: seguendone le tracce tra Berlino e Dessau
| IV TAPPA | LA CITTÀ CHE RISORGE DALLE SUE CENERI
Infine, il nostro viaggio virtuale ci ha condotti a Berlino, per ammirare la sua atmosfera decadente da ex-città sovietica insieme alla grande volontà di rinascita che le sta cambiando il volto.
Vi dirò che a me questo mix di percezioni e di contrasti piace molto, infatti sono un’appassionata viaggiatrice in un altro paese che condivide un destino per certi versi comune, la Polonia. Effettivamente, in tema di vere e proprie “resurrezioni”, potrei parlare di città come Varsavia e Danzica, luoghi in cui sono stata più di una volta e che ho amato sin da subito. Le avete mai viste? Non posso mettermi a descriverle ora, aprirei una specie di vaso di Pandora, piuttosto aspetterò il momento per mettermi a raccontare di questo Paese così complesso e affascinante.
Nel frattempo, per rivedere l’articolo su questa tappa, vi invito a cliccare qui: Berlino oltre il muro: la grandezza di una città ferita.
Tirando le somme
Per finire (e direi proprio che è giunta l’ora di concludere), vi riporto nuovamente la frase di Milan Kundera che ho scritto prima di iniziare questo viaggio virtuale, sperando che dopo tutte queste parole si sia almeno un po’ arricchita di significato.
La Mitteleuropa non è uno Stato. E’ una cultura o un destino. I suoi confini sono immaginari e devono essere ridisegnati al formarsi di ogni nuova situazione storica.
Forse adesso si tratta di una realtà meno viva rispetto al passato, ma non per questo la sua memoria perde di importanza, visto che quello che vediamo oggi nei quartieri più recenti delle nostre città è il frutto, nel bene e nel male, di quello che è esistito prima e di cui ho cercato di scrivere sino ad ora.