Quale altra musa, se non la Natura? (4/4) Gli alberi sacri di Piet Mondrian

Piet Mondrian, albero rosso di sera.

Piet Mondrian è un artista che non si è limitato a varcare la linea d’ombra, ma anzi è arrivato a squarciare il velo di tenebra che lo separava dall’essenza delle cose, quello stesso confine che divide il secolo lungo da quello breve, vale a dire l’Ottocento dal Novecento. In effetti riflette in pieno i conflitti, la mentalità e la ricerca appassionata di un mondo in cui molte certezze stanno crollando, mentre si assiste a guerre mondiali e al proliferare di dittature che costringono molti grandi uomini alla fuga.

Forse la grandissima innovazione che contraddistingue gli esponenti del periodo più maturo delle Avanguardie nasce proprio dai cambiamenti di una società che si radicalizza e che vede smentiti molti miti. Così artisti del calibro di Mondrian lasciano alle spalle la ricerca di emozioni e il tentativo di rappresentare la propria interiorità, scegliendo la strada tutta filosofica e matematica che conduce all’assoluto. Si tratta certamente di figure più intellettuali, che aggiungono alla pittura un significato mistico e nobile.

Trovandosi a Parigi negli anni del cubismo, Mondrian ne assorbe il linguaggio di scomposizione dei volumi, utilizzandolo non come fine ma come mezzo per raggiungere l’essenza del mondo. Arriva dunque a ricondurre la natura, sua prima fonte di ispirazione, ad una sintesi di linee geometriche e di colori primari, caratterizzate dall’estrema semplicità e linearità. Si pone in linea con gli esiti del movimento moderno, guidato da Gropius, Mies Van Der Rohe e Le Corbusier, che negli stessi anni sperimentano una nuova architettura, rivolta alla purezza dei volumi accostati nella luce (definizione dello stesso Le Corbusier, affascinato eccome da cubismo).

Piet Mondrian in ogni caso fa passi da gigante, superando ogni possibile etichetta, e in un certo senso i suoi alberi sono la chiave di lettura per comprendere il suo percorso, oltre ad un grandissimo esito della sua ricerca. Con il passare degli anni le forme si semplificano e anche in questo caso, come per Cézanne, la ripetizione dei soggetti è la via per raggiungere un nuovo livello di astrazione, che in questo caso prenderà il nome di neoplasticismo.

Così arriviamo ai suoi celeberrimi quadrati, riprodotti nei souvenir di tutto il mondo, sempre davanti al nostro sguardo, anche se forse riesce difficile immaginare che dietro quelle linee piatte esistono centinaia di alberi nodosi e scheletrici, che agli occhi di chi li ha ritratti hanno disposto i loro rami in un equilibrio sempre più perfetto. Per concludere, non posso fare a meno di condividere questa citazione che secondo me vale più di molte mie parole.

Costruisco combinazioni di linee e di colori su una superficie piatta, in modo di esprimere una bellezza generale con una somma coscienza. La Natura (o ciò che ne vedo) mi ispira, mi mette, come ogni altro pittore, in uno stato emozionale che mi provoca un’urgenza di fare qualcosa, ma voglio arrivare più vicino possibile alla verità e astrarre ogni cosa da essa, fino a che non raggiungo le fondamenta (anche se solo le fondamenta esteriori!) delle cose…

Credo sia possibile che, attraverso linee orizzontali e verticali costruite con coscienza, ma non con calcolo, guidate da un’alta intuizione, e portate all’armonia e al ritmo, queste forme basilari di bellezza, aiutate se necessario da altre linee o curve, possano divenire un’opera d’arte, così forte quanto vera.

Piet Mondrian

Per completare il discorso: Quale altra musa, se non la Natura? (1/4), Quale altra musa, se non la Natura? Il giardino segreto di Claude Monet (2/4)Quale altra musa, se non la Natura? La montagna incantata di Paul Cézanne (3/4).

Se invece volete approfondire la figura di Piet Mondrian, ecco il link ad un post dedicato a lui: Piet Mondrian: opere e pensiero del padre dell’Astrattismo geometrico