Non cercherò di nascondere il fatto che Paul Cézanne sia in assoluto uno dei miei artisti preferiti. Proprio lui, il pittore poco appariscente, senza orpelli, a volte persino sottotono ed in un certo senso minimalista; l’uomo solitario che conduce una vita assolutamente poco eccentrica, isolata, alla ricerca dell’essenza.
Allo stesso tempo rappresenta per me l’artista dotato di uno straordinario gusto del colore, colui che meglio di chiunque altro riesce a tradurre sulla tela il sole del mediterraneo, al pari di Munch e Friedrich per quanto riguarda la luce nordica. (Rimando a Le luci del Nord Europa: Munch contro Friedrich).
Amico di gioventù di Emile Zola e del suo naturalismo (i cui richiami riecheggiano in alcune opere, non a caso), Cézanne finisce nel calderone degli Impressionisti, anche se non sentirà mai di appartenere a questo movimento, mantenendosi ostinatamente originale nella sua ricerca. Se i suoi coetanei cercano di cogliere l’impressione, lui insiste sino ad arrivare all’essenza delle cose, riconducendo la natura a volumi geometrici. Se a questa ricerca sommiamo l’astrattismo delle Avanguardie, senza sottrarre i colori straordinari, ecco che ci accorgiamo che Picasso e Braque non si sono inventati niente di così rivoluzionario con il cubismo.
È questo grande artista ad avere intrapreso per primo il percorso di scomposizione della materia, condotto grazie alla costanza nel riprodurre sempre lo stesso paesaggio, così da non essere distratto dalla novità o da ciò che vedeva, arrivando a conoscere il Monte Sainte Victoire così bene da poterlo rappresentare in maniera sempre più essenziale.
Permettetemi di ripetere quello che vi dicevo qui: trattare la natura secondo il cilindro, la sfera, il cono, il tutto posto in prospettiva, in modo che ogni lato di un oggetto o di un piano si diriga verso un punto centrale. […]
Ora, per noi uomini, la natura è più in profondità che in superficie, di qui la necessità di introdurre nelle nostre vibrazioni di luce, rappresentate dai rossi e dai gialli, una quantità sufficiente di azzurri, per far sentire la presenza dell’aria.
Paul Cézanne, Lettera ad Emile Bernard.
Credo che ci voglia allenamento per imparare ad amare Paul Cézanne, sono convinta che nessuno ne rimanga colpito la prima volta che studia la storia dell’arte, messo in ombra da tutti i grandi protagonisti appariscenti, poiché sembra abbia poco da offrire oltre a nature morte e giocatori di carte.
Ma se si ha la fortuna di vedere dal vero uno dei suoi quadri, io ritengo che nessuno possa rimanere indifferente, perché questo artista ha un fascino che arriva lentamente ma che non abbandona più. Vi posso garantire che, quando entro in un museo e vedo da lontano una sua opera appesa al muro che magari non sapevo fosse presente, rimango sempre impalata a sorridere nel vuoto. Ammiro infinitamente quei colori e quei volumi e non riesco non invidiare almeno un po’ la mano che è arrivata a tali risultati.

Per completare il discorso: Quale altra musa, se non la Natura? (1/4) e Quale altra musa, se non la Natura? Il giardino segreto di Claude Monet (2/4)