Il bicentenario del viaggio di William Turner in Italia. Cosa ci resta?

Ancient Rome; Agrippina Landing with the Ashes of Germanicus exhibited 1839 Joseph Mallord William Turner 1775-1851 Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856 http://www.tate.org.uk/art/work/N00523

Per me è sempre difficile essere obbiettivo quando si parla di William Turner; i suoi paesaggi mi suscitano sempre una grande emozione, che siano essi scorci marini, rurali o urbani. Il tratto, la luce, i colori, le sfumature. Nel 2014 ebbi la possibilità di recensire Late Turner alla Tate Britain, a oggi una delle mostre più belle che abbia mai visto, e rimasi a bocca aperta quando vidi per la prima volta i dipinti Agrippina che raccoglie le ceneri di Germanico e Roma moderna vista da Campo Vaccino. Avevo già visto Turner alla Tate e alla National Gallery, ma la maggior parte delle sue opere, molte delle quali riguardanti carboncini della mia città natale, Spoleto, sono celati e custoditi nei meandri dei depositi della Tate e in quella particolare occasione potei vederli per la prima e chissà, forse unica volta nella vita.

IL VIAGGIO IN ITALIA

Quest’anno ricorre il bicentenario, Perché Turner viaggiò per quasi un anno nel nostro paese, a partire dell’Agosto del 1819, producendo una grande quantità di dipinti, carboncini e acquerelli, tenendo diari di appunti e schizzi e imprimendo nei suoi lavori uno scorcio italiano dei primi dell’800, tra paesaggi naturali, rurali e urbani. La discesa dal Bel Paese non fu un mero capriccio dell’artista, sebbene fosse in programma un suo viaggio, ma fu un accorto studio dei paesaggi, dei colori e della luce, così diversi da quelli britannici, al fine di creare il The Picturesque Tour of Italy, su commissione di James Hakewill. E così Turner passò da Torino a Milano, poi Como, Venezia Verona, Bologna, Firenze, Spoleto, Roma, Napoli Paestum e Lerici. Una moltitudine di stratificazioni paesaggistiche, architettoniche, archeologiche e culturali che fecero del viaggio italiano del britannico uno dei momenti più fertili della sua gloriosa carriera.

J.M.W Turner, Roma vista da Campo Vaccino

LA SIMBIOSI DEL VIAGGIO

Ebbene si, a mio avviso si può parlare di una bilanciata, feconda e strepitosa simbiosi. Turner beneficiò dei paesaggi rurali e urbani italiani, leggendo una nuova serie di sfumature di colori e di luci, che diedero ai suoi dipinti un tocco unico, diverso dai precedenti lavori e anche dai successivi. Ma è anche vero che l’innato talento dell’artista rese al meglio le artworks che produsse quell’anno, veri e propri highlights italiani dell’epoca. La maestosità dei Fori Imperiali romani, la furia dell’eruzione del Vesuvio a Napoli, gli scorci veneziani, così simili a quelli odierni, e i carboncini e gli acquerelli. Un rapporto che prese e diede in entrambe le direzioni, che ancora oggi affascina ed ammalia gli esteti che si dedicano all’arte paesaggistica. Quello che egli apprese in quei mesi riuscì a trasmetterlo anche nei lavori successivi, forse i più celebri della sua longeva vita artistica.

DOVE AMMIRARE LE OPERE DI TURNER

Le opere più importanti e famose di William Turner specialmente quelle riguardanti il viaggio in Italia, sono esposte alla National Gallery e alla Tate Britain di Londra. Altri eccellenti lavori possono essere ammirati al Museum of Art di Indianapolis, al V&A di Londra, al Getty Museum di Los Angeles, al the Art Institute di Chicago, Cleveland Museum of Art, al Museum of Fine Arts, Boston, al Yale Center for British Art, al Château des ducs de Bretagne, al Metropolitan Museum of Art di New York, al Walters Art Museum di Baltimora e alla Scottish National Gallery di Edimburgo.

Per chi volesse saperne di più e per vedere alcuni di questi disegni, ecco il link ad un post a tema: Turner e l’Italia: le nostre città nei suoi disegni

Rome: The Forum with a Rainbow 1819 Joseph Mallord William Turner 1775-1851 Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856 http://www.tate.org.uk/art/work/D16375