È proprio vero che non si smette mai di imparare e forse proprio questo è uno degli aspetti migliori del passare del tempo, non siete d’accordo con me?
Dovete sapere che mi considero una conoscitrice (e fan) di Marc Chagall, tanto da commuovermi durante la visita del Museo nazionale messaggio biblico di Marc Chagall a Nizza (di cui ho parlato qui), quindi potete immaginare la mia curiosità nel momento in cui ho letto dei teleri da lui realizzati nel 1920 per il Teatro ebraico da camera di Mosca, grandissimi dipinti che non avevo nemmeno mai sentito nominare.
Grazie alle informazioni che mi sono state fornite sulla mostra Marc Chagall come nella pittura, così nella poesia, inaugurata il 5 settembre presso il Palazzo della Ragione di Mantova, ho scoperto una bellissima storia. Così, visto che la curiosità è il motore de La sottile linea d’ombra, ecco che condivido con voi quanto appreso.
I teleri di Marc Chagall per il Teatro ebraico da camera di Mosca
Innanzitutto, cosa sono questi teleri? Partiamo dall’inizio: è il 1920 e a Mosca, nel fervente clima post rivoluzionario, esordisce il Teatro ebraico da camera, dando al nostro Marc Chagall l’opportunità di dipingere un ciclo di opere di dimensioni monumentali ad ornamento degli spazi interni.
Il risultato sono sette grandi tele che per certi versi si differenziano dal resto della sua produzione artistica: realizzate in un momento di rinnovamento culturale e collegate all’attualità, non si basano sul tema nostalgico del ricordo, ma piuttosto ammaliano l’osservatore con linee e composizioni fresche e disinvolte, semplici e immediate, perfettamente in linea con quello che è il dibattito artistico del periodo.
Una delle opere più importanti è l’Introduzione al teatro ebraico (che vedete qui sopra e dal vivo misura quasi 8 metri per 3!), ma ci sono anche quattro dipinti sulle arti, un fregio che rappresenta un banchetto nuziale e un ultimo telero dedicato all’amore sulla scena.
L’ingresso in un teatro del genere doveva essere uno spettacolo grandioso ed emozionante, non pensate anche voi? Credo che possa essere inteso come lo spaccato della mente e della fantasia dell’artista, un’esperienza che trasformava il teatro in un’opera d’arte totale.
La bella notizia è che da settembre è possibile farsi un’idea più chiara di tutto questo, visto che alla mostra di Mantova viene proposta, attorno alle opere, la ricostruzione del Teatro ebraico da camera: una scatola di circa 40 metri quadrati di superficie, per cui Chagall aveva realizzato, oltre ai dipinti parietali, le decorazioni per il soffitto, il sipario, insieme a costumi e scenografie per tre opere teatrali.
La mostra Marc Chagall come nella pittura, così nella poesia a Mantova

Se questi misteriosi teleri vi hanno incuriosito e Marc Chagall non vi stufa mai, il mio consiglio è quello di annotare in agenda questa mostra, che rimarrà a Mantova fino al 3 febbraio 2019, dove si possono rimirare ben 130 opere di questo grande artista.
Nel suggestivo e medievale Palazzo della Ragione è esposto un nutrito insieme di quadri di Chagall, appartenenti al momento più rivoluzionario e meno nostalgico del suo percorso artistico. Sono infatti anche esposti dipinti e acquerelli degli anni 1911-18 e acqueforti eseguite tra il 1923 e il 1939, tra cui le illustrazioni per le Anime morte di Gogol’, per le Favole di La Fontaine e per la Bibbia.
Che dire, se non che ho in mente di passare dalle parti di Mantova al più presto? 😉 Prometto che prossimamente cercherò informazioni più dettagliate e racconterò di questa mostra in maniera più approfondita, ma per adesso spero di avervi già fatto venire un po’ di voglia di saperne di più!
E se volete iniziare a trovare qualche altra informazione, ecco il link che fa per voi: Marc Chagall, come nella pittura così nella poesia