I morti si raccontano: William Goode nell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters

Secondo voi si può errare con uno scopo o è un controsenso?

Di per sé il termine errare indica proprio l’andare in giro senza meta e senza indizi, brancolando quasi nel buio – eppure io credo che a volte vagabondare senza scopo serva e che porti molte più risposte del percorrere una via ben programmata. Ogni tanto secondo me bisogna pur deviare un po’ dalla strada e perdersi nei campi, metaforicamente e non 🙂

Sicuramente non sono l’unica a pensarla così e una voce molto autorevole è quella di Edgar Lee Masters, che nella sua Antologia di Spoon River ha incluso una poesia su questo argomento che io trovo bellissima.

Edgar Lee Masters – William Goode

A tutti nel villaggio pareva, senza dubbio,
ch’io andassi qua e là, senza scopo.
Ma qui accanto al fiume si possono vedere al tramonto
i pipistrelli dalle morbide ali svolazzare a zig-zag –
devon volare così per acchiappare del cibo.

E se avete mai perduto il cammino di notte
nel profondo del bosco accanto al guado di Miller
e infilato più strade,
dovunque la luce della Via Lattea scintillasse,
tentando di trovare il sentiero,
capireste che io cercavo la via
con lo zelo più serio, e che tutto il mio errare
era un errare a questo scopo.

traduzione di Fernanda Pivano

Mi piace molto il fatto che la poesia sia scritta dal punto di vista di qualcuno che probabilmente veniva giudicato quantomeno strano dai suoi compaesani, se non un perditempo, mentre si tratta di una persona che ha una sensibilità profondissima, che ha ben chiaro cosa sta cercando e che, per quanto da fuori questo possa non trasparire, lo sta cercando con grande serietà.

Insomma, a me William Goode sta simpatico – io sono dell’idea che un po’ di vagabondaggio ogni tanto non guasta, tanto più che, come lui, anch’io subisco molto il fascino delle camminate notturne 😉