Fare i conti con l’effimero: ‘Scritto sulla sabbia’ di Herman Hesse

Henri Rousseau, Il sogno Henri Rousseau, Il sogno

In questi giorni in cui il mondo è rigoglioso e verdissimo (è uno dei miei periodi preferiti dell’anno) vi propongo una poesia che riflette sulla breve durata della maggior parte delle cose che amiamo, siano esse le chiome degli alberi, fiori o animali – o anche, più in astratto, sentimenti, perché in fondo tutto cresce e cambia, astratto o concreto che sia.

Herman Hesse, Scritto sulla sabbia

 

Che il bello e l’incantevole
siano solo un soffio e un brivido,
che il magnifico entusiasmante amabile
non duri: nube, fiore, bolla di sapone,
fuoco d’artificio e riso di bambino,
sguardo di donna nel vetro di uno specchio,
e tante altre fantastiche cose,
che esse appena scoperte svaniscano,
solo il tempo di un momento
solo un aroma, un respiro di vento,
ahimè lo sappiamo con tristezza.
E ciò che dura e resta fisso
non ci è così intimamente caro:
pietra preziosa con gelido fuoco,
barra d’oro di pesante splendore;
le stelle stesse, innumerabili,
se ne stanno lontane e straniere,
non somigliano a noi – effimeri -,
non raggiungono il fondo dell’anima.
No, il bello più profondo e degno dell’amore
pare incline a corrompersi,
è sempre vicino a morire,
e la cosa più bella, le note
musicali, che nel nascere
già fuggono e trascorrono,
sono solo soffi, correnti, fughe
circondate d’aliti sommessi di tristezza
perché nemmeno quanto dura un battito del cuore
si lasciano costringere, tenere;
nota dopo nota, appena battuta
già svanisce e se ne va.
Così il nostro cuore è consacrato
con fraterna fedeltà a tutto ciò
che fugge e scorre, alla vita,
non a ciò che è saldo e capace di durare.
Presto ci stanca ciò che permane,
rocce di un mondo di stelle e gioielli,
noi anime-bolle-di-vento-e-sapone
sospinte in eterno mutare.
Spose di un tempo, senza durata,
per cui la rugiada su un petalo di rosa,
per cui un battito d’ali d’uccello
il morire di un gioco di nuvole,
scintillio di neve, arcobaleno,
farfalla, già volati via,
per cui lo squillare di una risata,
che nel passare ci sfiora appena,
può voler dire festa o portare dolore.
Amiamo ciò che ci somiglia, e comprendiamo
ciò che il vento ha scritto sulla sabbia.

Sembra quasi che l’uomo sia nato per amare ciò che è destinato a non durare: il motivo, secondo Hesse, è che amiamo ciò che è come noi – noi siamo effimeri, perciò siamo attirati da ciò che ci somiglia. Effettivamente io sono abbastanza d’accordo, molte delle cose belle della vita e del mondo durano quanto o meno di noi, evocano in noi sensazioni che sono destinate ad una breve durata o rievocano per un momento sensazioni che credevamo svanite: insomma, si parla sempre di qualcosa di temporaneo.

Un aspetto che mi ha sempre affascinata delle filosofie orientali è proprio questo: l’amore e per ciò che è destinato a non durare, insieme al fatto che questo amore contiene l’accettazione dell’effimero, in quanto aspetto inevitabile dell’esistenza. Amandolo si arriva ad accettarlo, facendosene una ragione. Come per tutti gli aspetti della vita su cui non abbiamo controllo, mi sembra che questo atteggiamento sia il più sensato – non sarà il più facile né la soluzione perfetta, ma mi sembra sia la migliore approssimazione 🙂