Il Sole per noi è generalmente simbolo di estate e gioia – a meno che, come ariannadps, non siate dei vampirelli che odiano il caldo, oppure che non siate dei fan di John Donne, che in una sua poesia si scatena in una lunga invettiva contro il Sole perché osa venire a disturbarlo mentre è a letto tranquillo con la sua amata.
Prima di tutto, però, chi era John Donne? Trovate qui di seguito un riassunto della sua vita, che è stata molto movimentata, ma se non vi interessa potete scendere direttamente alla poesia.
Due parole su John Donne
John Donne (1572-1631) è stato un poeta inglese dalla vita quantomeno complicata. Nato in una famiglia cattolica – confessione che era stata dichiarata illegale nell’Inghilterra protestante – in gioventù subisce la perdita del fratello, morto di peste in prigione per aver dato rifugio ad un prete cattolico. Probabilmente questa è tra le ragioni che lo portano a dubitare della fede e, successivamente, a convertirsi all’anglicanesimo.
Rimasto orfano di padre da bambino, prima studia legge e poi spende una buona parte della propria eredità tra viaggi e donne, finché non torna in Inghilterra e sembra deciso ad intraprendere la carriera di diplomatico.
Tutto pare andare per il meglio, finché non si innamora della figlia del suo datore di lavoro e la sposa di nascosto. Quando il padre scopre del matrimonio, la sua reazione è molto rigida: John Donne e gli amici che lo hanno aiutato vengono imprigionati, seppur brevemente, e dovranno passare anni prima che John e il suocero possano riconciliarsi.
In questo frattempo il nostro autore cerca di guadagnarsi da vivere come può, cercando l’appoggio di amici ricchi o mecenati per cui scrive delle poesie. Intanto, in sedici anni di matrimonio, la moglie Anne gli dà ben dodici figli, finché non muore (pochi giorni dopo la nascita dell’ultimo) lasciando un grande vuoto nel cuore del marito.
John decide di seguire la via della fede e prende gli ordini, diventa un predicatore anglicano ed è molto noto per i suoi sermoni. Nonostante i suoi meriti poetici, spende buona parte della sua vita a lottare contro le difficoltà economiche e i problemi di salute, fino alla sua morte, avvenuta nel 1631.
Tra le sue opere più famose c’è una Meditazione, la XVII, in cui si trovano le notissime frasi ‘Nessun uomo è un’isola’ e ‘per chi suona la campana’; da quest’ultima Hemingway ha tratto il titolo del suo omonimo romanzo.
John Donne, Il sorgere del sole
Vecchio stolto affaccendato, Sole scapestrato
Perché te ne arrivi così su di noi
Attraverso le tende e attraverso le finestre?
Le stagioni degli amanti devono assecondare i tuoi movimenti?
Insolente pedante sciagurato, vai a sgridare
I ragazzini in ritardo per la scuola e gli apprendisti inaciditi
Vai a dire ai cacciatori di corte che il Re andrà a cavalcare
Richiama le formiche dei campi ai doveri del raccolto,
L’amore, sempre uguale, non conosce né clima né stagioni,
Nè ore, giorni, mesi, che sono i brandelli del tempo.Perché mai pensi che i tuoi raggi
Siano così venerandi e forti?
Li potrei eclissare ed offuscare con un battito di ciglia
Se non fosse che non voglio rinunciare alla vista di lei tanto a lungo;
Se i suoi occhi non hanno accecato i tuoi,
Guarda, e domani, quando sarà tardi, dimmi
Se le Indie delle spezie e quelle delle miniere
Sono dove le hai lasciate tu oppure giacciono qui con me.
Chiedi di quei re che hai visto ieri,
E ti diranno che sono tutti qui, in un unico letto.Lei è tutti gli stati e io tutti i prìncipi
Non esiste nient’altro.
I prìncipi non fanno che recitare la nostra parte; in confronto a questo,
Ogni onore è imitazione, ogni ricchezza alchimia.
Tu, Sole, sei felice la metà di noi
Noi in cui il mondo si è così contratto.
La tua età domanda sollievo, e siccome il tuo dovere
È di riscaldare il mondo, è quel che compi riscaldando noi.
Splendi qui per noi, e sei ovunque;
Questo letto è il tuo centro, queste mura la tua sfera.
In questa poesia d’amore molto particolare, il poeta nella prima strofa comincia ad inveire contro il Sole perché, con l’alba, i suoi raggi giungono a svegliare e disturbare lui e la sua amata, che sono a letto tranquilli. Il loro amore è superiore a qualsiasi altra cosa, persino alle leggi della natura che regolano il sorgere del Sole: l’amore non deve dipendere dal tempo. È il mondo che deve adeguarsi a loro e non viceversa. Nessun segnale esterno ha il diritto di interromperli, nemmeno il Sole in persona, che è caldamente invitato ad andare a svegliare qualcun altro.
Non solo al Sole viene rimproverato di aver osato disturbarli, ma il poeta esplicitamente afferma di essere più forte: gli basterebbe chiudere gli occhi per non vederlo più e non lo fa solo perché non vuole perdere di vista la sua amata nemmeno un secondo. Anche la donna che ama è superiore a qualsiasi altra meraviglia del mondo: né le spezie dell’India né l’oro delle Indie occidentali valgono quanto lei.
Tutto quello che al mondo ha importanza è lì in quel letto: i due amanti costituiscono l’uno l’universo dell’altro e quell’universo è talmente rilevante che persino i grandi del mondo non fanno che tentare di impersonarli. Alla fine della terza strofa Donne prova persino un po’ di pena nei confronti del Sole: siccome è vecchio e deve essere stanco, gli chiede di fermarsi lì, nella loro stanza, e di splendere per loro due – che così non dovranno mai più uscire.
La conclusione fa anche riferimento alla disputa, allora molto attuale, sulla validità o meno del sistema tolemaico: iniziava a diffondersi la teoria copernicana dell’eliocentrismo e si discuteva su quali fossero i punti fissi dell’universo. Donne non prende posizione, ma taglia corto: il centro dell’universo non è né il Sole né la Terra, ma la stanza in cui stanno loro due, ed è intorno a loro che il Sole deve girare.

PS se qualcuno volesse dare un’occhiata al testo in inglese, lo trovate qui. La traduzione che trovate qui è mia e ha solamente lo scopo di essere il più simile possibile all’originale 🤓