Giorgio de Chirico e la sua incredibile maniera di dipingere l’Italia

Giorgio De Chirico, L'enigma dell'arrivo

Avete presente i centri storici delle nostre città, piccoli o grandi che siano? Ricordate quei momenti la mattina presto oppure prima del tramonto in cui sembrano assopite e più eterne che mai?

Ecco, è in qesti momenti che a me viene in mente la pittura metafisica di Giogio de Chirico. Sarà che Torino, metropoli geometrica, ordinata e irreale, si presta particolarmente bene al paragone con tutti i suoi portici e gli edifici modulari, avete presente?

Qualche tempo fa ho iniziato a parlare di pittura metafisica (te lo sei perso? Ecco il link all’articolo: Un amore metafisico), così oggi ho voglia di portare finalmente avanti il mio discorso.

Raccontare di Italia e di metafisica per me equivale a raccontare di Giorgio de Chirico, non solo perché si tratta del fondatore di questo movimento, ma soprattutto per il fatto che in molte delle sue opere si dedica alla riproduzione delle nostre città, raccontate ovviamente utilizzando quel linguaggio enigmatico e misterioso che ci affascina tanto.

Meditazione-Autunnale-Giorgio-De-Chirico-1912
Giorgio de Chirico, Meditazione autunnale.

In effetti chiunque di fronte a un quadro di questo genere probabilmente si emoziona, percependo un senso di incanto e disincanto (perdonate il gioco di parole), rimanendo in dubbio su quello che vede. Quello che risulta più complicato è capire da cosa siano originate queste sensazioni, da cosa derivino quella ricercatezza e quella raffinatezza che sembrano irraggiungibili se ci si limita a guardare soltanto le pennellate scarne e le grandi campiture semplici e quasi banali (se viste nell’ottica di quello che nei primi anni del Novecento succede alla pittura).

Ecco, nel momento in cui ci si chiede l’origine dell’aura metafisica si comprende già che questo movimento è molto intellettuale e studiato, dietro la semplicità apparente.

Per capire i richiami all’Italia, i significati nascosti e le composizioni occorre rispolverare la tradizione pittorica del nostro Paese e insieme perdersi dietro i deliri filosofici di gente del calibro di Friedrich Nietzsche, capaci di mettere il dubbio il senso stesso della vita.


Le piazze d’Italia

Piazza d'Italia-de chirico
Giorgio de Chirico, Piazza d’Italia.

Esiste effettivamente un tema ricorrente nelle opere di De Chirico, quello della piazza d’Italia. Si tratta di quel luogo metafisico in cui le prospettive rinascimentali convivono con  l’atmosfera del presente e con statue classicheggianti e abbandonate, ormai quasi dimenticate.

De Chirico Le Muse inquietanti
Giorgio de Chirico, Le muse inquietanti. (con Ferrara nello sfondo)

Così, di fronte a noi si aprono scenari che partono da luoghi realmente esistenti, come Ferrara in primis ma anche Roma o Firenze, destinati a diventare qualcosa di più. C’è un’atmosfera di sogno e disincanto allo stesso tempo, l’esito di una ricerca intellettuale che utilizza le regole geometriche, compositive e prospettiche della tradizione italiana a proprio vantaggio.

In questo modo l’orizzonte pare infinitamente lontano, vuoto e desolante, mentre le statue perdono la loro umanità e i luoghi rimangono ostinatamente inanimati.

Allora guardiamo questi quadri più attentamente, alla ricerca di due persone che parlano tra loro o di una bandiera mossa dal vento, soltanto per assicurarci di non essere prigionieri in un eterno immobilismo.

(E in questo senso non mi riferisco soltanto alle piazze d’Italia dei quadri di Giorgio de Chirico.)


In conclusione, vi voglio ancora dire che non dobbiamo limitarci ad osservare la tristezza nelle opere di De Chirico, ma piuttosto ricordare il fatto che sono lo specchio del periodo storico in cui l’artista ha vissuto. Dopotutto erano gli anni del Fascismo, della prima e della seconda guerra mondiale, quindi niente di troppo allegro o stimolante. Anche il mondo della cultura risenta di un panorama fatto soltanto di propaganda e restrizioni alla libertà personale.

Credo che il mondo rarefatto e senza tempo di questi panorami sia una sorta di rifugio ed insieme un modo sottile di polemizzare con un sistema politico che della rigidezza ha fatto il suo baluardo. De Chirico vuole ricordare l’Italia di cui andare fieri e arrivare ad un punto di rottura, in un’armonia che, come dicevo, crea una somma di incanto e disincanto.

De Chirico 06 Piazza dItalia 1948-1972 cm.395X50
Giorgio de Chirico, Piazza d’Italia.
G.De Chirico, La torre rossa (La Tour Rouge), 1913
Giorgio de Chirico, La Torre rossa.

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