Tutti abbiamo in mente la chiassosa e vivissima via principale di Barcellona, con il continuo viavai di gente e gli artisti di strada, eppure secondo me il grande fascino di questa città è nella sua atmosfera incantevole, fiabesca e ricca di cultura, che la rende un paradiso sia per gli appassionati di arte e architettura, sia per i curiosi e i viaggiatori. Così, ora cercherò di raccontarvi le cose da vedere tra i miei luoghi del cuore, e credo che per non fare ingiustizie andrò in ordine cronologico.
1. Barrio gotico e Raval: un cuore medievale pulsante e fascinoso

Perdersi nel intrico di viuzze mediterranee e arabeggianti del centro storico non significa soltanto apprezzare le bellezze architettoniche (due tra tutte la cattedrale e l’altra bellissima chiesa gotica di Santa maria del Mare), ma anche seguire le tracce di un incontrastato e geniale protagonista di questo città: Pablo Picasso.
Infatti è in questa zona che si colloca il caffè dove si rintanavano ed esponevano gli intellettuali e gli artisti del tempo, Els Quatre Gats, ed è qui che ci si può imbattere in una sua pittura murale (di fronte alla cattedrale) e soprattutto in un museo interamente dedicato a lui, molto interessante e sito in un bellissimo palazzo medievale.
2. L’eixample, ovvero l’ampliamento di Ildefonso Cerdà

Cerdà, altrimenti noto come l’inventore dell’urbanistica moderna, forse non è un personaggio così noto, pur essendo stato lui a disegnare l’espansione dell’intera città, dopo l’abbattimento delle mura. È l’inventore degli originali e coreografici quartieri ottagonali (le manzanas), della maglia regolare potenzialmente infinita, dei tagli della diagonale e della collocazione delle aree verdi.
L’impressione di geometria, equilibrio e razionalità che si prova girando per il quartiere Eixample, ad esempio (scusando il gioco di parole), è rara e notevole, specialmente se si viene dal disordinatissimo Barrio gotico!
3. Le fantasie di Antoni Gaudì
Un’altra icona della città è sicuramente quest’uomo geniale e creativo, che, oltre ad essere apprezzatissimo per le sue decorazioni simboliche e bellissime, dimostra delle grandi e pionieristiche capacità ingegneristiche.
Il modernismo catalano è la risposta spagnola al Liberty che investe a macchia di leopardo tutta l’Europa, assumendo precise connotazioni geografiche: in questo senso azzarderei un paragone con la mia adorata Vienna fin du siècle, per vedere come le differenze tra le due città saltino all’occhio. Antoni Gaudì, come gli altri esponenti di questo movimento, non è guidato dall’intento di tagliare con il passato, anzi si ispira al medioevo fantastico delle fiabe e delle leggende, andando oltre al modernismo e superando ogni possibile etichetta.
A Barcellona ci regala veri e propri capolavori, come Casa Battlò, Casa Milà (la Pedrera), Palau e Parc Guëll e infine la Sagrada Familia, che meriterebbe un articolo ad hoc, data la complessità della sua realizzazione e le polemiche che ancora oggi si sprecano.
4. Expo 1929: less is more con il padiglione della Germania di Mies Van Der Rohe

A proposito di expo non si sprecano parole e cantieri soltanto nel 2015 a Milano, al contrario Barcellona è una città che in molti punti è segnata urbanisticamente da questi eventi, in maniera più o meno affascinante. Quella del 1929 vede come location il parco del Mont Juïc, dove vengono realizzati tutta una serie di edifici in stile tardoeclettico magnificenti ed obsoleti, oltre alla ricostruzione di un tipico Poble Español dall’aria fintamente medievale.
In mezzo a tutta quest’opulenza vagamente kitsch, si staglia una sorte di astronave, ovvero il padiglione della Germania realizzato dall’architetto e designer Ludwig Mies Van Der Rohe, al momento quasi-direttore del Bauhaus.
Ecco, si tratta di una strutturina minimalista ed essenziale, composta da due dita d’acqua, un paio di pilastri e una manciata di setti, assemblati così bene da far brillare gli occhi degli studenti di architettura di tutto il mondo. Se ci passate, per favore visitatela e amatela, se non altro per la modernità sfacciata e rivoluzionaria che la distingue dal contesto e che la eleva a capolavoro.
5. Architettura contemporanea: la rinascita post olimpica

Come sanno bene soprattutto gli abitanti di città che hanno ospitato le Olimpiadi, il difficile arriva dopo, quando finisce l’effetto di richiamo e ci si ritrova con tutta una nuova serie di strutture realizzate e di possibilità che non si sa bene come si potranno gestire.
Barcellona in questo è un esempio da seguire: sfruttando i giochi olimpici del 1992, ha saputo cancellare la fama di città industriale e malfamata per darsi un nuovo vestito colorato e accattivante, permettendo all’architettura contemporanea di invadere il centro storico e di donargli nuova linfa. Questo perché nelle opere che vengono realizzate non conta soltanto l’estetica del progetto o l’entità dell’appalto da far vincere ai soliti nomi, anzi quello che importa è il beneficio sociale che si otterrà dalle nuove costruzioni.
Così si prevedono musei, biblioteche e università nelle zone più malfamate che di conseguenza gradualmente cambiano (si pensi al MACBA di Meier nel Raval), oppure si restaurano mercati e zone adiacenti senza scacciare gli abitanti più poveri, ma al contrario creando residenze sovvenzionate. Ecco, io sono convinta che questa logica vincente sia quella che praticamente sempre manca a noi in Italia, dove gli architetti stellari vengono chiamati soltanto per esercizi di stile; ma questa è un’altra storia, visto che è di Barcellona che stiamo parlando.
Ed è dell’aria di Barcellona che avrei voglia in questo momento, impreziosita da un compagno di viaggio speciale, da una polleria malfamatissima dove ho mangiato la migliore paella di sempre e dalle eterne camminate che ci siamo concessi un anno fa, inseguendo la bellezza e la felicità.