Uno dei fenomeni pittorici più importanti della Spagna, secondo solo a Velázquez e Picasso, Francisco Goya è stato un precursore del Romanticismo e leale rappresentante dell’Illuminismo europeo.
Partito da ispirazioni neoclassiche e affermatosi su dipinti sgargianti di racconti favoleschi, il pittore spagnolo – in età matura – giunge a mescolare i colori della vita alle ombre del male. Ma il suo percorso artistico è lungo e complesso e qui, oggi, cercheremo di coglierne le tappe salienti.
La mostra in Francia
A raccontare gli elementi ricorrenti dell’opera di Goya ci ha pensato il Musée des Beaux-Arts d’Agen, un paesino vicino Bordeaux, luogo in cui morì il pittore spagnolo nel 1828. La mostra Goya, génie d’avant-garde, le maître et son école parte dal legame storico con il pittore per presentare al pubblico più di 90 dipinti. In prestito dai più grandi musei del mondo, le opere del pittore sono esposte nell’affascinante Chiesa medievale dei Giacobini, che permette allo spettatore un incontro immersivo con le tecniche pittoriche di Francisco Goya e dei suoi aiutanti. Qui tutti i dettagli della mostra.
Ma perché una raccolta così imponente e suggestiva per il pittore spagnolo?
Posso senza dubbio affermare che Francisco Goya è stato un artista complesso, innovatore, pienamente partecipe del suo tempo e capace di dar voce al fermento e ai turbamenti della sua epoca. Il suo stile è facilmente riconoscibile – libero dall’accademismo e da un ideale di bellezza convenzionale – e capace di rendere fedelmente la drammaticità dell’esistenza umana.
Gli esordi nel colore
Come ho già accennato, gli esordi del giovane spagnolo – nato vicino Saragozza nel 1746 – sono di stampo classico, ariosi, allegri, dalla tavolozza sgargiante. Il pittore si adagia su tematiche agresti e festose, in una visione spensierata del mondo.
Ballo sulle rive del Manzanarre, 1777 Il parasole, 1777 L’altalena, 1779 La primavera o Le fiorarie, 1786-1787 Le lavandaie, 1779-1780
Ma la sua personalità sopra le righe, una lunga e difficile malattia e l’invasione napoleonica della Spagna, cambiano il temperamento e il pennello del pittore. Francisco Goya coglie in anticipo i turbamenti romantici che qualche anno dopo avrebbero invaso l’Europa.
La Ragione balla con l’irrazionalità una danza irrequieta
Nasce allora il Goya che tutti noi conosciamo. Un Goya onirico, visionario, che gioca con i limiti della Ragione e si fa spazio nei meandri del lato oscuro. Il suo pennello scruta l’abisso fino quasi ad oltrepassare il limite. Ci troviamo faccia a faccia con visioni demoniache e creature bestiali che indagano la natura umana e spaventano per il loro realismo. Un Goya ansioso di superare i propri limiti e che mescola visioni popolari, fantasia e grandi ideali.
Esorcismo, 1797-1798 Il grande caprone, 1797-1798 Le parche, 1820-1821 San Francesco Borgia assiste un moribondo, 1788 Saturno che divora un figlio, 1821-1823
Siamo ormai ai primi anni dell’Ottocento. Il pittore è ormai sordo e si ritrae dagli orrori della guerra e dalla vita di corte. Incapace di assistere inerme, dipinge i disastri di un conflitto combattuto nella sua terra natia. Il suo più celebre dipinto di quegli anni è senza dubbio Il 3 maggio a Madrid: fucilazioni alla montagna del Principe Pio, che qui sotto vi propongo.

Ritrae i volti disperati e sconvolti di uomini inermi, stavolta senza ironia ma in profonda connessione con la parte irrazionale dell’uomo. Senza più speranza nel potere della ragione. Senza più possibilità di redimere il mondo con la forza dei lumi. Pervaso da un senso di cupa angoscia e profonda ingiustizia – che traspaiono evidenti nelle sue ultime tele – Francisco Goya muore a Bordeaux il 16 aprile 1828.
Pellegrinaggio a San Isidro, 1821-1823
Sabba, 1821-1823