Non capita sovente che gli animali diventino i protagonisti della ricerca pittorica di un grande artista, non trovate anche voi?
Ad esempio, a me viene in mente solo Franz Marc, una figura chiave per il corso dell’arte di inizio Novecento, in bilico tra Espressionismo e Astrattismo, che spesso rimane ombra rispetto ai suoi amici ben più famosi.
Chi è Franz Marc (1880-1916)?
Stiamo parlando di un ragazzo tedesco nato e cresciuto a Monaco di Baviera, che a vent’anni si iscrive all’Accademia di Belle Arti e inizia a frequentare quegli ambienti in cui il fervore creativo ed intellettuale di inizio secolo è inarrestabile.
Nel 1909 infatti a Monaco prende vita un’associazione culturale e artistica, la Neue Künstlervereinigung München, innovativa e caratterizzata da una forte vitalità. È qui che Franz Marc, fervente ammiratore dell’interiorità spiritualizzata e smaterializzata dell’arte, incontra Vassily Kandinsky, ed è con lui che vengono gettate le premesse dell’Astrattismo.
I due nel dicembre del 1911 fondano Il cavaliere azzurro, una rivista, e organizzano nel 1912 una prima mostra ad essa legata. Paul Klee si unisce a loro, insieme ad altri artisti: quasi per magia, il gruppo dei più noti astrattisti è riunito. Il nome è casuale e lo spiega Kandinsky qualche anno dopo, nel 1930:
Il nome, Der Blaue Reiter, lo trovammo, Marc e io, davanti a una tazza di caffè sotto il pergolato di Sindelsdorf: a entrambi piaceva il blu. E a Marc piacevano i cavalli, a me i cavalieri. E così il nome venne fuori da solo.
Il destino di questo straordinario movimento è però breve: Franz Marc si arruola come volontario nella prima guerra mondiale e muore in guerra nel 1916, nell’ultimo giorno di servizio prima dell’esonero per meriti artistici. Così, gli eventi storici disperdono quello che potremmo definire il più vivace gruppo artistico del panorama del primo Novecento europeo, dopo avergli concesso il tempo di rivoluzionare tutto.
Gli animali secondo Franz Marc

Per Franz Marc gli animali, solitamente dipinti nel loro ambiente naturale, sono alla base della ricerca pittorica: sono per lui una metafora di innocenza e purezza, di slancio vitale. Nei suoi quadri, spesso immagina il punto di vista e la visione del mondo delle creature che ritrae anziché quello dell’uomo, arrivando ad una sorta di animalizzazione dell’arte.
Un altro elemento molto importante nelle sue opere è il colore, che non ha nulla a che vedere con la rappresentazione della realtà ma piuttosto assume valenze simboliche e percettive. Ad esempio, il blu è il principio maschile e spirituale (non a caso tonalità del suo famoso Cavallo che vedete di seguito), mentre il giallo è quello femminile, luminoso e ricco di fascino. Il rosso rappresenta invece una forza brutale e non deve mai prevaricare gli altri.
Dopo questa breve introduzione, direi di lasciar parlare direttamente i suoi quadri, tra gatti, scimmiette, cavalli, cani, volpi e cervi.