Kazimir Malevič: 10 opere per conoscere uno dei padri dell’Astrattismo

L’Astrattismo in pittura e la geometria spesso vanno a braccetto, l’avete notato anche voi?  Forse il parallelismo sta nel fatto che sono due modi di semplificare e limare la realtà sino all’individuazione di poche regole efficaci e schematiche.

Senza divagare oltre, possiamo affermare che questo valga anche per Kazimir Malevič, grande artista russo destinato ad una vita tra alti e bassi. Prima di parlare della sua ricerca pittorica e del suo percorso verso l’Astrattismo e ritorno, come sempre vi lascio di seguito una stringata biografia che, come spesso accade nel mondo russo (e dintorni) è particolarmente interessante e rilevante.


Chi era Kazimir Malevič (1878-1935)?

Nato a Kiev da genitori polacchi, trascorre lì la sua giovinezza dividendosi tra il lavoro e la pittura. Nel 1904 si trasferisce a Mosca, dove entra a far parte dei circoli dell’avanguardia artistica e, pur subendo il fascino delle novità tedesche e francesi in quest’ambito, porta avanti l’idea dell’unicità dell’arte russa, popolare e semplice. Le sue ispirazioni sono comunque i Fauves, l’Impressionismo e soprattutto Cézanne, la cui ricerca sulla forma diventa una sorta di caposaldo per il percorso di Malevič.

Così, negli anni successivi si districa tra Cubismo e Futurismo, semplificando sempre sino a giungere nel 1915 al Suprematismo, ovvero la supremazia della sensibilità pura, essenza prima dell’arte e traguardo superiore rispetto a ogni movimento del passato.

Nel 1917 condivide le idee che portano alla rivoluzione, così, come capita per altri artisti avanguardisti, ottiene alti incarichi nell’amministrazione e nell’insegnamento dell’arte: gli viene affidata la gestione delle collezioni del Cremlino, diventa professore a Vitebsk e nel 1924 fonda l’Istituto di Cultura artistica.

Nel 1927 si reca in Polonia e Germania per esporre le sue e opere, senza sapere che questo sarà un evento cruciale. In primo luogo, viene richiamato d’urgenza in patria e lascia quindi gran parte delle sue opere a Berlino insieme a molti scritti (tra cui l’importante saggio Il suprematismo o il mondo senza oggetto), fondamentali negli anni successivi per conoscere anche al di fuori dell’Unione Sovietica Malevič e la sua ricerca, seppure in maniera frammentaria. Inoltre, questo suo incontro con gli artisti tedeschi è destinato a causargli non pochi problemi.

Rifiuta di abbandonare la Russia anche nel momento in cui il futuro sembra incerto o pericoloso: dopo la salita al potere di Stalin diventa gradualmente inviso alle autorità sovietiche che lo privano di ogni sua carica e nel 1930 viene incarcerato (seppure per un breve periodo), proprio a causa della sua amicizia del 1927 con gli intellettuali tedeschi.

Come vedremo, in questo periodo abbandona l’Astrattismo, tornando ad una realtà fatta di forme minimali e colori puri, che richiama l’arte del passato. Può essere una deviazione volontaria oppure una forzatura, ma ne parleremo meglio tra poco.

Muore nel 1935 a Leningrado (San Pietroburgo) e per ventisette anni le sue opere sono vietate in patria e non pubblicizzate, causando la perdita di un tassello importante e unico dell’andamento della storia dell’arte contemporanea. Per fortuna, le opere rimaste a Berlino circolano e vengono esposte, aiutando a mantenere la memoria di questo grande pittore.


OPERE DI KAZIMIR MALEVIČ: le origini, il Suprematismo e il ritorno al figurativo

01. Kazimir Malevič, Autoritratto, 1908-11

Kazimir Malevic, Autoritratto, 1908-11
Kazimir Malevič, Autoritratto, 1908-11

Parlando di un artista così singolare e poco noto, non potevo che iniziare da un suo vigoroso autoritratto, che trascende ogni preciso lessico artistico e ci mostra la personalità di questo trentenne innamorato della pittura e indubbiamente carismatico.

Possiamo intravedere tonalità espressioniste, ma la plasticità del volto è, a parer mio, qualcosa di unico.

02. Kazimir Malevič, Mattina nel villaggio dopo una tempesta di neve, 1912-13

Kazimir Malevič, Mattina nel villaggio dopo una tempesta di neve, 1912-13
Kazimir Malevič, Mattina nel villaggio dopo una tempesta di neve, 1912-13

Pochi anni dopo, troviamo un Kazimir Malevič in preda all’ispirazione futurista: le figure sono essenziali e scomposte, mentre ogni forma presenta un riflesso metallico che rimanda al mondo industriale.

Un bel contrasto rispetto al tema tradizionale, non trovate? Io credo che sia un fattore decisamente interessante, una sorta di fusione tra quelli che sono i temi prettamente europei e l’individualità russa.

03. Kazimir Malevič, Ufficio e stanza, 1913

Kazimir Malevič, Ufficio e stanza, 1913
Kazimir Malevič, Ufficio e stanza, 1913

In questo caso, invece, l’osservatore si trova all’interno di un esperimento cubista, in cui la realtà inizia ad essere irriconoscibile. La tavolozza è sempre bella variegata, con sfumature tipicamente russe, mentre la geometria è la grande protagonista.

04. Kazimir Malevič, Quadrato nero, 1915

Kazimir Malevic, Quadrato nero, 1915
Kazimir Malevič, Quadrato nero, 1915

Ci pensate che nel 1915 bastava un quadrato nero dipinto su una tela bianca per fare scalpore?

Questo strano quadro, che oggi non ci emoziona forse nemmeno così tanto, è il capolavoro assoluto di Malevič, presentato all’Ultima Mostra Futurista 0.10 che si tiene nel 1915 a Pietrogrado, e pietra miliare del Suprematismo, la teoria artistica che sviluppa e che costituisce la sua interpretazione dell’Astrattismo geometrico. Per capire questa ricerca, possiamo usare le parole dello stesso Malevič:

Per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nell’arte. Dal punto di vista dei suprematisti le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è essenziale. L’oggetto in sé non significa nulla. L’arte perviene col suprematismo all’espressione pura senza rappresentazione.

 

La particolarità del suo percorso è dunque la negazione della natura e del mondo reale come ispirazione, in favore della sensibilità e dunque della sfera emotiva e mentale dell’uomo.

05. Kazimir Malevič, Composizione suprematista, 1916

Kazimir Malevič, Composizione suprematista, 1916
Kazimir Malevič, Composizione suprematista, 1916

Per capire meglio il Suprematismo, la maniera migliore secondo me è quella di contemplare qualche sua opera, più eloquente di tante parole. Ad esempio, in questo caso ci troviamo di fronte ad una composizione geometrica colorata ed energica, fatta di quadrilateri obliqui e orizzontali che si intersecano, in un equilibrio in cui c’è spazio per le sfumature più svariate. Ben diverso dal rigore di Mondrian, tanto per fare un esempio, non trovate anche voi?

06. Kazimir Malevič, Suprematismo dinamico, 1916

Kazimir Malevič, Suprematismo dinamico, 1916
Kazimir Malevič, Suprematismo dinamico, 1916

Ed ecco un altra composizione eseguita nello stesso anno, che trasmette emozioni molto diverse rispetto alla precedente, compiacendo l’occhio che trova un rifugio sicuro e un’oasi di tranquillità in queste piccole figure assiepate intorno ad un monumentale triangolo grigio.

07. Kazimir Malevič, Bianco su bianco, 1918

Kazimir Malevic, Bianco su bianco, 1918
Kazimir Malevič, Bianco su bianco, 1918

Ecco, questo dipinto rappresenta invece l’apice del Suprematismo, un esempio di perfezione da venerare quasi al pari di un’icona. 

Da questo momento Malevič, soddisfatto della sua ricerca e pronto a vestire i panni del professore, si dedica maggiormente all’insegnamento e alle basi filosofiche della sua ricerca artistica. Quando torna a dipingere, l’esito ci sorprende: prepariamoci ad un ritorno al figurativo.

08. Kazimir Malevič, Bosco di betulle, 1925-30 (soggetto del 1905)

Kazimir Malevic, Bosco di betulle, 1925-30 (su base 1905)
Kazimir Malevič, Bosco di betulle, 1925-30 (soggetto del 1905)

Allora, avreste mai immaginato di ritrovarvi di fronte ad un quadro impressionista di Malevič negli anni Venti del Novecento?

Quello che si sa per certo è che nei suoi ultimi dieci anni di vita questo grande artista è tornato al figurativo, in maniera più o meno ispirata al passato. Quella che invece si può soltanto supporre è la ragione di un simile cambiamento.

Forse per Malevič il Suprematismo, animato anche dagli ideali della Rivoluzione russa, diventa superato, o forse la causa vi ricercata nell’ascesa di Stalin e nella trasformazione dell’Unione sovietica, che inizia a non vedere di buon occhio l’arte contemporanea e, anzi, favorisce il Realismo socialista. In questi anni in Russia infatti viene imposta un’arte di stato, ideologica e propagandistica, lontana dalle sperimentazioni intellettuali.

Nei medesimi tempi difficili dall’atelier di Malevicč escono molti quadri impressionisti, spesso basati (almeno così viene scritto) su disegni di decenni precedenti e talvolta persino retrodatati. Appartengono a questo periodo anche ritratti più o meno classici, che possono apparire come un tentativo di allenarsi ai dettami del partito.

Un’altra cosa che sappiamo di questo artista è che decora la sua bara con disegni suprematisti, quindi mi viene da pensare che non abbia mai considerato questa ricerca come superata.

09. Kazimir Malevič, Gli sportivi, 1928-30

Kazimir Malevic, Gli sportivi, 1928-30
Kazimir Malevič, Gli sportivi, 1928-30

I manichini senza volto sono un’altra sfaccettatura dell’ultimo periodo di Malevič, e costituiscono forse un compromesso tra la sua ricerca e quello che definirei “un realismo forzato”.

Quella che si può cogliere è senza dubbio una critica, nemmeno troppo velata, ad un regime che vuole rendere tutti uguali e senza particolarità o carattere.  

10. Kazimir Malevič, Donna con rastrello, 1928-32

Kazimir Malevic, Donna con un rastrello, 1928-32
Kazimir Malevič, Donna con un rastrello, 1928-32

Per ultimo, condivido con voi un altro dei quadri di questo periodo: la rappresentazione di una donna senza volto e caratteristiche, una vuota sagoma senza identità.


Siamo arrivati alla fine, e devo confessarvi che scrivere questo post non è stato affatto facile. Kazimir Malevič mi piace e mi incuriosisce da anni: cerco i suoi quadri nei musei e cerco spesso di documentarmi su di lui. Eppure, rimane un artista che ha pagato il prezzo della vita in un regime totalitario, che prima l’ha portato alla ribalta e poi ne ha negato la memoria. Per più di vent’anni le sue opere sono state bandite e in Europa occidentale abbiamo iniziato a riscoprirlo solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

È proprio vero che non basta essere dei grandi artisti per fare la storia, come sempre quello che importa è il contesto. E a lui è andata peggio che a Kandinsky, tanto per fare un esempio, non credete? Alcuni suoi scritti non sono ancora stati tradotti e alcune sue opere non si riescono a datare, così la situazione è ancora piuttosto confusa.

Per quel che mi riguarda, spero di avere fornito un quadro chiaro di quello che so, e perdonatemi se non sono entrata troppo nel dettaglio!