Vassily Kandinsky: opere e pensiero di un maestro dell’Astrattismo

Sentendo nominare l’Astrattismo, scommetto che anche a voi verranno in mente le opere di Vassily Kandinsky, caratterizzate da pure forme geometriche e da colori scintillanti. Le vedete aleggiare nella vostra mente? Immagino di sì e capisco perfettamente il motivo: il principale volto di questa avanguardia artistica è lui, senza alcun dubbio, in quanto pittore talentuoso e teorico raffinato.

Allo stesso tempo, dobbiamo anche tenere conto del fatto che il merito non è tutto suo: Kandinsky non si è alzato un mattino decidendo di inventare l’Astrattismo di punto in bianco, ma piuttosto si tratta dell’esito di una ricerca resa possibile dal suo incontro con altri artisti geniali e da un percorso comune intrapreso.

Come spesso accade, il contesto è piuttosto interessante, ma prima di parlarne vorrei condividere qualche cenno biografico sul protagonista di oggi.


Chi è Vassily Kandinsky (1866-1944)?

Kandinskij - St. George IV
Vassily Kandinsky, St. George IV.

Vassily Kandinsky nasce a Mosca e nella sua infanzia vive tra Monaco di Baviera e Odessa, dove prende le prime lezioni di disegno, dopo essersi innamorato di Venezia in un viaggio. Studia legge all’università di Mosca e nel 1896 rifiuta il ruolo di professore universitario a Dorpat per dedicarsi allo studio dell’arte a Monaco, dove il suo insegnante è Franz von Stuck.

Trascorre questi anni immerso nel fervore creativo ed intellettuale e nel 1911 fonda insieme a Franz Marc il Cavaliere Azzurro, la cui prima esposizione ha luogo nel 1912: è in questo stesso periodo che si compie il salto verso l’Astrattismo. Fino al 1921, la sua vita è tra Mosca e molte altre nazioni europee, come Germania, Svizzera, Svezia e Finlandia. Nel 1917 sposa Nina Andreevsky, figlia di un generale e nello stesso anno nasce il figlio Volodia, che morirà nel 1920.

Walter Gropius lo chiama ad insegnare al Bauhaus e Vassily Kandinsky resterà nella scuola, tra Weimar, Dessau e Berlino, fino al 1933, quando l’avvento del nazismo metterà al bando l’arte libera e “degenerata”. Questi anni sono però fondamentali: l’esperienza dell’insegnamento si rivela molto importante per lui e l’amicizia con Paul Klee è uno stimolo anche per la sua ricerca. (Sul Bauhaus, ecco un approfondimento per i curiosi: Geometria, semplicità e purezza: i pilastri di una nuova modernità)

Abbandonata la Germania, si trasferisce a Neuilly-sur-Seine, un sobborgo di Parigi, dove trascorre gli ultimi anni di vita.


Dalla Neue Vereinigung al Cavaliere azzurro

Franz Marc, Cavalli azzurri, 1911
Franz Marc, Cavalli azzurri, 1911

Tornando a noi, riprendiamo a parlare di quello che all’inizio del post abbiamo definito il contesto. Nel 1909 a Monaco prende vita un’associazione culturale e artistica, la Neue Künstlervereinigung München, innovativa e caratterizzata da una forte vitalità. È qui che Vassily Kandinsky incontra Franz Marc, fervente ammiratore dell’interiorità spiritualizzata e smaterializzata dell’arte, ed è con lui che vengono gettate le premesse dell’Astrattismo.

I due nel dicembre del 1911 fondano Il cavaliere azzurro, una rivista, e organizzano una prima mostra ad essa legata. Paul Klee si unisce a loro, insieme ad altri artisti: quasi per magia, il gruppo dei più noti astrattisti è riunito.  Il nome è casuale e lo spiega lo stesso Kandinsky qualche anno dopo, nel 1930:

Il nome, Der Blaue Reiter, lo trovammo, Marc e io, davanti a una tazza di caffè sotto il pergolato di Sindelsdorf: a entrambi piaceva il blu. E a Marc piacevano i cavalli, a me i cavalieri. E così il nome venne fuori da solo.

Il destino di questo straordinario movimento è però breve: Franz Marc muore in guerra nel 1916 e la prima guerra mondiale disperde quello che potremmo definire il più vivace gruppo artistico del panorama del primo Novecento europeo. Eppure, questi artisti fanno in tempo a discutere e sperimentare fino ad arrivare all’Astrattismo.


L’Astrattismo secondo Vassily Kandinsky

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Vassily Kandinsky, Mosca – La piazza Rossa (1916)

Nel 1911 Vassily Kandinsky pubblica quella che è destinata a diventare una pietra miliare dell’Astrattismo, il libro Lo spirituale nell’arte, in cui descrive le basi filosofiche che lo portano ad allontanarsi dalla pittura figurativa.

Per lui la pittura deve somigliare alla musica e i colori ai suoni, perché la musica è un’espressione pura che non ha necessità di imitare la natura. Allo stesso modo, la pittura deve sganciarsi dai riferimenti alla realtà e dare così vita a una maggiore spiritualità.

Parlando anche di tecnica, è sicuramente fondamentale l’uso del colore, che riflette sin dal principio il suo bagaglio culturale russo e si evolve in una tavolozza che senza dubbio è una delle più varie, ardite e affascinanti di questo periodo storico. Da grande teorico, lascia ai colori primari il ruolo principale, regalandoci accenti purissimi di giallo, di rosso e di blu, ma non cade nel banale accostando anche sfumature rosa e azzurre che alleggeriscono la composizione e lo rendono spesso così facile da riconoscere.

Nello Spirituale dell’arte, parla così dei colori (è una citazione un po’ lunga ma la trovo proprio bella):

La profondità la troviamo nel blu, […], se lo lasciamo agire, in qualsiasi forma geometrica, su di noi. La vocazione del blu alla profondità è così forte, che proprio nelle gradazioni più profonde diviene più intensa e intima. Più il blu è profondo e più richiama l’idea di infinito, suscitando la nostalgia della purezza e del soprannaturale. E’ il colore del cielo, come appunto ce lo immaginiamo quando sentiamo la parola “cielo”.
Il blu è il colore tipico del cielo. Se è molto scuro da un’idea di quiete. Se precipita nel nero acquista una nota di tristezza struggente, affonda in una drammaticità che non ha e non avrà mai fine. Se tende ai toni più chiari, a cui è meno adatto, diventa invece indifferente e distante, come un cielo altissimo. Più è chiaro, meno è eloquente, fino a giungere a una quiete silenziosa: il bianco. […]
Il giallo diventa facilmente acuto e non è mai molto profondo. Il blu difficilmente diventa acuto e non può sollevarsi a grandi altezze.
Mescolando questi due colori diametralmente opposti in un equilibrio ideale si forma il verde. I movimenti orizzontali, quelli centrifughi e centripeti, si neutralizzano a vicenda. Nasce la quiete. [..] Il verde assoluto è il colore più calmo che ci sia: non si muove, non esprime gioia, tristezza, passione, non desidera nulla, non chiede nulla. Questa assoluta assenza di movimento è una proprietà benefica per le persone e le anime stanche, ma dopo un po’ di tempo il riposo può venire a noia. I quadri dipinti in una armonia di verde lo dimostrano.
Come un quadro giallo diffonde sempre un calore spirituale o un quadro blu sembra sempre troppo freddo (e dunque hanno un effetto attivo, perché l’uomo, come elemento dell’universo, è destinato ad un movimento continuo, forse perpetuo), così il verde fa annoiare (effetto passivo). La passività è la caratteristica più tipica del verde assoluto, che ha un profumo di opulenza, di compiacimento. Per questo il verde assoluto è nel campo dei colori quello che la cosiddetta borghesia è nella società; un elemento immobile, soddisfatto, limitato in tutti i sensi. Questo verde è come una mucca grassa, in salute, che giace inerte, è capace solo di ruminare e osserva il mondo con occhi vuoti e indifferenti. Il verde è il colore fondamentale dell’estate, quando la natura ha superato la primavera, il periodo Sturm und Drang dell’anno, e si immerge in una quiete appagata.

Oltre al colore, una caratteristica che ci fa innamorare di Kandinsky è la composizione dei suoi quadri, che non sono mai statici ma raccontano delle storie: le figure e gli avvenimenti sono spesso attirati magneticamente verso il punto ben preciso in un eterno movimento che non è frenetico ma semplicemente (si fa per dire) vivo ed eterno.

Dopo tutti questi discorsi, propongo di lasciare la parola ad alcune belle opere di questo grande artista, che testimoniano il suo fantastico viaggio verso l’Astrattismo che ha inizio con quadri che personalmente amo moltissimo, ricchi di suggestioni e richiami alle tradizioni e alla cultura russa. Come possiamo vedere, ciò che accompagna Kandinsky negli anni è l’impressione di trovarci in un ambiente fiabesco, inizialmente ben definito e poi sempre più rarefatto, un ambiente che si eleva sino ad essere puro spirito.