… è abbastanza? Philip Larkin vs. la vita da automi

Qui da noi sono giorni un po’ affaccendati e – come tutti sappiamo molto bene – il tempo ha il brutto vizio di non bastare mai, il che porta inevitabilmente a trascurare qualche cosa, per cui questa settimana sono riuscita a ritagliarmi solo un momento per questo angolino.

La poesia che vi propongo oggi è facile e breve, però il messaggio che trasmette è molto significativo e qui sta la bravura di Larkin, secondo me: in pochi versi ha condensato un tema molto profondo, rendendolo vivido e immediato.

Philip Larkin, Posare un mattone su un altro

 

Posare un mattone sopra un altro,
aggiungere un terzo e poi un quarto,
non lascia il tempo per chiedersi
se quel che fai ha un senso.
Ma star seduto coi mattoni intorno a te
mentre ululano i venti del cielo
considerando quel che dovresti o che puoi fare
non lascia dubbi.

Da una parte abbiamo la normalità, il lavoro, la ripetitività confortante della vita di ogni giorno, che prosegue da sola, senza bisogno che noi ci mettiamo al timone: basta andare avanti con la nostra routine e il gioco è fatto. L’alternativa è fermarsi per un attimo e fare il conto di quello che dovremmo o che possiamo fare – e nella scelta di questi verbi sta tutto il significato della seconda strofa – circondati da un mondo che è un po’ una bufera.

Philip Larkin ci invita a fermarci a riflettere, invece di farci risucchiare dalla ripetitività della vita quotidiana, anche se questo vuol dire stare fermi, farci domande magari scomode e prestare attenzione ai venti della sorte col loro rumore inquietante che soffiano tutto intorno – però è l’unico modo per dare davvero un valore ai percorsi che decidiamo di intraprendere.

caspar david friedrich-Monk_by_the_Sea
Caspar David Friedrich, Monaco presso il mare