Un po’ di tempo fa ho pubblicato un post sull’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, una raccolta di poesie in cui l’autore ha dato voce ai morti del cimitero di un paese americano immaginario, ricreandone le vite e i pensieri.
Le poesie dell’antologia sono diversissime tra loro, così come lo sono le persone, per cui è molto difficile rendere l’idea di come sia questa raccolta in un unico post. Per questo motivo ogni tanto ve ne proporrò una, sperando che vi piacciano come a me 😉
Edgar Lee Masters – Willie Metcalf
Ero Willie Metcalf.
Solevano chiamarmi “dottor Meyers”
perché, dicevano, gli somigliavo.
Secondo Jack McGuire, era mio padre.
Vivevo nella rimessa,
dormendo per terra
accanto al mastino di Roger Baughman.
O qualche volta in uno stallo.
Potevo passare strisciando sotto i cavalli più ombrosi
senza prendere calci – noi ci si conosceva.
Di primavera vagabondavo per la campagna
per avere la sensazione, che talvolta perdevo,
che non ero un essere staccato dalla terra.
Solevo perdermi come in un sonno,
disteso con gli occhi socchiusi nei boschi.
Qualche volte parlavo con bestie – perfino coi rospi e i serpenti –
ogni cosa che avesse degli occhi.
Una volta vidi un sasso nel sole splendente
che cercava di farsi gelatina.
Nei giorni di aprile in questo cimitero
la gente morta si raccoglieva intorno a me,
stando immobile come una folla in preghiera.
Non ho saputo mai se fossi parte della terra
e i fiori crescessero in me, o camminassi –
ora so.
traduzione di Fernanda Pivano
A volte i personaggi a cui Edgar Lee Masters dà voce sono dei mezzi vagabondi, che cercano un contatto più con la natura che con le persone. È il caso di Willie Metcalf, che, dialogando con ogni cosa che avesse degli occhi, cerca una risposta: durante tutta la vita si è sempre sentito parte del mondo naturale, ma aveva dei dubbi – dopo la morte non ne ha più, la risposta è chiara, anche se la tiene per sé.
Un fatto interessante è che, anche se da questa poesia non emerge, in altre dell’antologia viene specificato che Willie Metcalf era considerato l’idiota del villaggio, ma quello che tutti ritenevano un individuo da compatire era, in realtà, più vicino al segreto delle cose di tanti altri.
Io trovo che questa sia una delle poesie più belle dell’Antologia di Spoon River, perché presenta il punto di vista di una persona considerata sfavorita da tutti i suoi compaesani, ma che in realtà ha una visione del mondo delicatissima e originale.