Una bellissima e commovente poesia sulla Resistenza: ‘Strofe per ricordare’ di Louis Aragon

Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il sole, 1904 (particolare)

Oggi ricorre l’anniversario di uno dei tantissimi episodi di Resistenza che, in uno dei periodi più bui della nostra storia, hanno contribuito a tenere accesa la fiaccola della dignità umana: da qualche parte in mezzo a tutto il caos della Seconda guerra mondiale ci sono stati uomini disposti a sacrificare la propria vita perché si sono rifiutati di restare senza reagire di fronte al dilagare del male, pur essendo pienamente consapevoli del mortale pericolo a cui andavano incontro.

Cosa rende più speciale di altri l’episodio di cui parliamo oggi? Probabilmente nulla, tutte queste storie sono speciali, se non che in questo caso un grande poeta francese, Louis Aragon, ha scritto una poesia per commemorarlo. Nella Parigi occupata dai nazisti, tra il 1942 e il 1943 operava un gruppo di resistenti comunisti chiamato FTP-MOI (Francs-tireurs et partisans – main d’oeuvre immigrée/Franchi tiratori e partigiani – manodopera immigrata), composto per lo più da immigrati senza la cittadinanza francese. Gli FTP-MOI erano un centinaio di partigiani, che tra il 1942 e il 1943 sono stati praticamente gli unici a Parigi a compiere atti di resistenza armata contro i nazisti: si contano più di 200 azioni, tra cui l’eclatante uccisione di un generale delle SS.

Tra gli FTP-MOI c’era un gruppo di 23 uomini che faceva capo all’armeno Missak Manouchian, formato da otto polacchi, cinque italiani, tre ungheresi, due armeni, uno spagnolo, una donna rumena e tre francesi. L’intero gruppo di Manouchian fu arrestato e i suoi membri furono fucilati il 21 febbraio 1944.

Nel 1955, in occasione dell’inaugurazione di una via dedicata al gruppo di Manouchian, Aragon ha scritto la poesia che trovate di seguito, ispirandosi in parte alla lettera che Manouchian scrisse alla moglie Mélinée prima dell’esecuzione (per le parti in corsivo).

Louis Aragon – Strofe per ricordare

Non avevate chiesto la gloria né il pianto,
né organo né preghiera per gli agonizzanti.
Undici anni passati, non sono così tanti.
Avevate soltanto fucili nelle mani.
La morte non abbaglia gli occhi dei partigiani.
Con i vostri ritratti ricoprirono i muri,
neri di barbe, irsuti, notturni, inquietanti.
I manifesti rossi parevan sanguinanti
e cercavano con i vostri nomi duri
da pronunciare di spaventare i passanti.
Alla luce del giorno nessuno vi lancia
uno sguardo, nessuno vi ritiene francesi,
ma con il coprifuoco scrisse una mano esile
sotto le vostre foto: CADUTI PER LA FRANCIA
e così erano diverse le spettrali mattine.
Tutto aveva l’uniforme colore della brina
del mese di febbraio nei vostri ultimi istanti.
Fu allora che uno di voi: Felicità a quanti
restano, disse con calma, senza alcun odio
in me per i tedeschi in questo giorno muoio.
Perciò addio dolore e piacere, addio rose,
addio mia vita, addio luce e vento. Sposati,
sii felice, ricordati di me tu che rimani
nella bellezza del mondo e delle cose,
quando tutto sarà finito, ad Erevan.
Un sole enorme bagna di luce la collina.
Che bella la natura. Il cuore mi si spezza.
La giustizia verrà dietro al nostro cammino.
Amore mio, mia piccola orfana, mia Melina
io ti dico di vivere e di fare un bambino.
Eran ventitré quando i fucili fiorirono.
Ventitré che cedevano il loro cuore anzitempo.
Ventitré stranieri eppure nostri fratelli.
Ventitré che amavano la vita da morire.
Ventitré che gridarono per la Francia cadendo.

manifesti rossi di cui si parla nella seconda strofa fanno riferimento ad un’azione di propaganda da parte dell’amministrazione di Vichy, che creò e diffuse ovunque dei manifesti, per l’appunto rossi, volti a screditare le azioni del gruppo di Manouchian e a far passare i suoi appartenenti come dei terroristi, ingrati nei confronti del Paese che li aveva accolti. Il manifesto è questo:

Affiche_rouge_

L’idea era quella di far passare i partigiani non come dei liberatori, ma come dei criminali da cui la Francia era stata fortunatamente liberata, accostandoli alle immagini di treni deragliati e di armi.

In realtà pare – anche se non ci sono testimonianze certe – che la campagna abbia avuto l’effetto opposto: qualcuno, di nascosto, scrisse sui manifesti ‘Morti per la Francia’, che è la dicitura ufficiale che si trova sui monumenti dei soldati francesi caduti per la patria, e sparse dei fiori alla base dei muri su cui erano stati incollati.

In ogni caso, non trovate che questa poesia sia bellissima? Di fronte alla sua condanna a morte Manouchian ha avuto la forza di perdonare i suoi nemici e di esortare la moglie a rifarsi una vita – io credo che sia quanto di più nobile e di più difficile un uomo possa fare.