Natalia Ginzburg: il dolore di una donna per la morte del marito e i molti volti della memoria

Edvard Munch, Ceneri

In questi giorni in cui è doveroso parlare di memoria è difficile dire qualcosa che non sia scontato. A noi è sembrato opportuno ricordare tutto quello che va ricordato senza mettere l’accento sugli aspetti disumani che tutti conosciamo benissimo e che hanno caratterizzato l’epoca più buia di tutta la nostra storia, ma ripensando anche al dolore privato delle persone normali, quelle che sono state colpite indirettamente – eppure non meno duramente – dalla guerra e dal fascismo.

Per questo oggi vorrei condividere con voi una poesia di Natalia Ginzburg, scritta in memoria del marito, Leone Ginzburg, letterato antifascista e eroe della Resistenza, morto in carcere a Roma in seguito alle torture fasciste.

Natalia Ginzburg – Memoria

 

 

Gli uomini vanno e vengono per le strade della città.

Comprano libri e giornali, muovono a imprese diverse.

Hanno roseo il viso, le labbra vivide e piene.

Sollevasti il lenzuolo per guardare il suo viso,

Ti chinasti a baciarlo con un gesto consueto.

Ma era l’ultima volta. Era il viso consueto,

Solo un poco piu’ stanco. E il vestito era quello di sempre.

E le scarpe eran quelle di sempre. E le mani erano quelle

Che spezzavano il pane e versavano il vino.

Oggi ancora nel tempo che passa sollevi il lenzuolo

A guardare il suo viso per l’ultima volta.

Se cammini per strada, nessuno ti è accanto.

Se hai paura, nessuno ti prende la mano.

E non è tua la strada, non è tua la città.

Non è tua la città illuminata: la città illuminata è degli altri,

Degli uomini che vanno e vengono comprando cibi e giornali.

Puoi affacciarti un poco alla quieta finestra

E guardare in silenzio il giardino nel buio.

Allora quando piangevi c’era la sua voce serena.

Allora quando ridevi c’era il suo riso sommesso.

Ma il cancello che a sera s’apriva resterà chiuso per sempre;

E deserta è la tua giovinezza, spento il fuoco, vuota la casa.

Credo che ci sia poco da aggiungere: il dolore parla da solo, con la voce di una donna privata della felicità, dell’amore e della giovinezza. Io mi commuovo ogni volta che la leggo, forse perché è facile immedesimarsi, forse perché trovo piena di dignità la scelta delle parole e del tono. Spero che anche per voi questa poesia sia significativa come lo è per me!