In questi giorni in cui è doveroso parlare di memoria è difficile dire qualcosa che non sia scontato. A noi è sembrato opportuno ricordare tutto quello che va ricordato senza mettere l’accento sugli aspetti disumani che tutti conosciamo benissimo e che hanno caratterizzato l’epoca più buia di tutta la nostra storia, ma ripensando anche al dolore privato delle persone normali, quelle che sono state colpite indirettamente – eppure non meno duramente – dalla guerra e dal fascismo.
Per questo oggi vorrei condividere con voi una poesia di Natalia Ginzburg, scritta in memoria del marito, Leone Ginzburg, letterato antifascista e eroe della Resistenza, morto in carcere a Roma in seguito alle torture fasciste.
Natalia Ginzburg – Memoria
Gli uomini vanno e vengono per le strade della città.
Comprano libri e giornali, muovono a imprese diverse.
Hanno roseo il viso, le labbra vivide e piene.
Sollevasti il lenzuolo per guardare il suo viso,
Ti chinasti a baciarlo con un gesto consueto.
Ma era l’ultima volta. Era il viso consueto,
Solo un poco piu’ stanco. E il vestito era quello di sempre.
E le scarpe eran quelle di sempre. E le mani erano quelle
Che spezzavano il pane e versavano il vino.
Oggi ancora nel tempo che passa sollevi il lenzuolo
A guardare il suo viso per l’ultima volta.
Se cammini per strada, nessuno ti è accanto.
Se hai paura, nessuno ti prende la mano.
E non è tua la strada, non è tua la città.
Non è tua la città illuminata: la città illuminata è degli altri,
Degli uomini che vanno e vengono comprando cibi e giornali.
Puoi affacciarti un poco alla quieta finestra
E guardare in silenzio il giardino nel buio.
Allora quando piangevi c’era la sua voce serena.
Allora quando ridevi c’era il suo riso sommesso.
Ma il cancello che a sera s’apriva resterà chiuso per sempre;
E deserta è la tua giovinezza, spento il fuoco, vuota la casa.
Credo che ci sia poco da aggiungere: il dolore parla da solo, con la voce di una donna privata della felicità, dell’amore e della giovinezza. Io mi commuovo ogni volta che la leggo, forse perché è facile immedesimarsi, forse perché trovo piena di dignità la scelta delle parole e del tono. Spero che anche per voi questa poesia sia significativa come lo è per me!