L’inverno è una stagione che io amo molto, ma che ogni tanto può mettere un po’ di tristezza. Questa ambivalenza si ritrova anche in poesia: tanti poeti si sono confrontati con l’inverno, chi concentrandosi su aspetti più leggeri e poetici, come la neve e la bellezza del paesaggio innevato, chi su temi più lugubri, inevitabilmente suggeriti dalla malinconia di questa stagione, in cui la vitalità del mondo sembra ridursi al minimo.
Di seguito vi propongo una selezione di cinque poesie sull’inverno – alcune sono più famose, altre meno, ma secondo me sono tutte molto belle. Se poi vi piacciono, qui ne potete trovare altre cinque, mentre qui potete trovare dei bellissimi haiku, brevi poesie giapponesi, sull’inverno.
1. Sara Teasdale, Stelle d’inverno
Sono uscita di notte, da sola;
Il sangue giovane che scorreva al di là del mare
Sembrava aver infradiciato le ali del mio spirito –
Duramente sopportavo il mio dolore.Ma quando ho sollevato la testa
Dalle ombre tremanti sulla neve,
Ho visto Orione, verso est,
Brillare costante come un tempo.Dalle finestre della casa di mio padre,
Sognando i miei sogni nelle notti d’inverno,
Guardavo Orione quand’ero bambina
Al di sopra delle luci di un’altra città.Passano gli anni, passano i sogni, passa anche la giovinezza
Il cuore del mondo sotto il peso delle sue guerre si spezza,
Tutto è cambiato, tranne, verso est,
La fedele bellezza delle stelle.
A me piace soprattutto l’ultima strofa: durante le notti di inverno un conforto può essere anche, in un mondo che si fatica a riconoscere, il sereno brillare delle stelle che guardavamo nell’infanzia e che continuano a splendere immutate.
La traduzione di questa poesia è mia perché non sono riuscita a reperirne nessun’altra – non è una traduzione d’autore e ha unicamente lo scopo di rendere leggibile il testo anche a chi non conosce l’inglese (se a qualcuno interessa, in lingua originale la trovate qui).
2. Giuseppe Ungaretti, Inverno
come la semente anche la mia anima ha bisogno del dissodamento nascosto di questa stagione
Io trovo bellissima questa analogia, l’idea che anche l’anima, ogni tanto, abbia bisogno di andarsene in letargo sotto una coltre di neve, di riprendersi dal caos dell’esterno e di rigenerarsi al buio, dentro di noi, così come fanno i semi e le radici sotto terra.
La poesia fa parte della raccolta Derniers jours e il testo originale, in francese, recita così:
comme une graine mon âme aussi a besoin du labour caché de cette saison
3. Matsuo Bashō, Haiku
Languore d’inverno:
nel mondo di un solo colore
il suono del vento.
Io sono una grande amante degli haiku e in generale della grazia che pervade ogni aspetto dell’arte giapponese, dalle stampe alla poesia. In questo caso, a Bashō bastano pochissime parole per evocare un’immagine che chiunque abbia mai visto il mondo innevato conosce perfettamente: la bellezza del mondo coperto di bianco, quando anche il cielo è bianco e nulla, se non il suono del vento, disturba questo regno che in qualche modo attutisce e contiene la presenza umana.
4. Robert Frost, Sostando presso dei boschi in una sera di neve
Credo di sapere di chi siano questi boschi;
Ma la sua casa è al villaggio.
Egli non mi vedrà fermo qui
A guardare i suoi boschi riempirsi di neve.Deve sembrare strano al mio cavallo
Sostare qui dove non c’è una casa,
Tra i boschi ed il lago ghiacciato
La sera più scura dell’anno.Scuote i campanellini dei finimenti
Per chiedere se non c’è sbaglio.
Non c’è altro suono che il fruscio
Dolce del vento e dei soffici fiocchi.I boschi sono belli, scuri e profondi;
Ma io ho tante promesse da mantenere,
E tante miglia da fare prima di poter dormire
E tante miglia da fare prima di poter dormire.Trad. di Roberto Sanesi
Non poteva mancare una bella poesia sulla neve! Robert Frost, con la sua consueta grazia, descrive un momento in cui, percorrendo una strada in mezzo ai boschi mentre nevica, viene rapito dalla bellezza del paesaggio e, nonostante sia notte e non ci sia nulla intorno, si ferma ad ammirarlo.
E’ un po’ come se venisse attirato, per un attimo, verso il cuore selvaggio della natura, perso nella contemplazione della bellezza del mondo sotto la neve che cade, ma questo momento dura poco. Il cavallo gli ricorda che sono nel mezzo del nulla e il poeta si scuote dalla sua trance: nonostante il richiamo del mondo naturale, dei boschi che sono belli, scuri e profondi, dall’altra parte c’è il richiamo della vita umana, ci sono faccende da sbrigare e miglia da percorrere prima di poter riposare.
Insomma, a chi non è mai capitato di fermarsi un attimo a contemplare la grazia infinita dei fiocchi che cadono e del mondo ricoperto dalla neve? Poi, certo, non sono in molti a potersi permettere il lusso di stare fermi ad ammirare il mondo, come l’autore abbiamo tutti le nostre faccende, ma quello che importa è trovare un momento per renderci conto della bellezza, senza diventare indifferenti.
Se qualcuno è curioso di leggere il testo di questa poesia in inglese lo trovate qui, mentre se volete leggere altro su Robert Frost, uno dei più grandi poeti americani, a questi link trovate i nostri post a lui dedicati:
- La strada non presa: storia di un fraintendimento, di amicizia, di strade e di guerra
- 6 poesie di Robert Frost: dov’è l’equilibrio tra natura, solitudine e civiltà?
- Un piccolo omaggio alla neve (noi e Robert Frost siamo del partito pro neve)
5. Charles Wright, Sotto i Nove Alberi a gennaio
Le stelle della scorsa notte e il vento della scorsa notte
Sono ora a ovest delle montagne e a est del fiume.
Qui, sotto i rami dei nove alberi,
——————-come sembra piccolo il mondo.Dovremmo, d’inverno, lamentarci della solitudine della nostra ombra,
I nostri nomi scanditi come fiocchi di neve?
Dov’è che sta scritto, il decadimento della stagione mi riduce?
Dovremmo desiderare la tranquillità,
——————-una quiete per il corpo irrilevante
Lavato nei colori del paradiso,
Colorato di terra, colorato d’acqua, colorato di fiamma-di-fiammifero-e-vento?Da persona che non ha mai compreso il vuoto,
——————-dovrei
Dare consigli all’oscurità, onorare l’ala del condor?
Dovremmo continuare ad inchinarci di fronte a
——————-un po’ di questo e un po’ di quello?Il mondo è un fazzoletto.
Oggi me lo allargo sulle ginocchia.
Domani me lo piegheranno nella tasca sul petto,
——————-bianco sul mio vestito nero.
In questo caso il taglio è più cupo, come se l’immobilità del mondo invernale facesse sorgere nel poeta una serie di domande sulla vita, conducendolo ad una conclusione amara, ma non rassegnata.
Di Charles Wright, autore americano contemporaneo che a me piace molto, ho solo un’edizione con una traduzione che non mi piace così tanto, così quella che vi ho riportato qui è un tentativo mio, che come sopra ha più che altro lo scopo di essere il più fedele possibile al testo originale, senza altre pretese poetiche.
