Quanto vale un’opera d’arte? Articolo in memoria dei Monuments Men

O, per meglio dire, cosa saremmo disposti a sacrificare per garantire la sopravvivenza dei beni che rappresentano in qualche modo la nostra cultura, insieme alle conquiste raggiunte dalle passate civiltà?

 

Un soldato americano osserva alcuni dei quadri nascosti dai tedeschi e ritrovati dagli alleati, 1945.
Un soldato americano osserva alcuni dei quadri nascosti dai tedeschi e ritrovati dagli alleati, 1945.

Domanda difficile, non è vero? Eppure ci sono state persone che nella seconda guerra mondiale hanno combattuto per salvare l’arte e l’architettura europea, ritenendola più importante della loro stessa vita.

Si tratta di un piccolo gruppo di curatori di musei, storici dell’arte, artisti e scultori, che si è trasformato in un battaglione dell’esercito con foulards di seta, occhiali di tartaruga, scarsa dimestichezza con le armi e divise cucite su misura. Sembra assurdo che di fronte agli orrori della guerra qualcuno abbia rischiato tanto, tuttavia che mondo sarebbe senza il sorriso della Gioconda oppure la cattedrale di Chartres, e con gli Uffizi e altri musei dello stesso calibro mezzi vuoti? Ma andrò con ordine.

Punto primo: di che sto parlando?


L’altro giorno ho visto, un po’ per caso, il film Monuments Men, diretto da George Clooney nel 2014 e basato su una storia vera, raccontata nel libro Monuments Men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia, scritto da Robert M. Edsel nel 2009.

Racconta proprio di una serie di uomini di cultura americani e inglesi che, durante la seconda guerra mondiale, non riescono ad assistere a massacri operati dagli Alleati come il bombardamento di Montecassino, decidendo di prendere parte al conflitto per assicurarsi che i beni culturali più importanti vengano risparmiati. Una volta in Europa, si rendono conto che i Nazisti stanno operando il saccheggio sistematico di tutte le più importanti opere d’arte d’Europa, con il fine di creare un immenso “Museo del Führer” nel paese natale di Hitler.

I veri Monuments Men e la loro trasposizione cinematografica.
I veri Monuments Men e la loro trasposizione cinematografica.
I veri Monuments Men.
I veri Monuments Men.

Per farla breve e per non rivelare troppi spoiler, di qui inizia una straordinaria caccia ad un tesoro composto da centinaia di migliaia di quadri e sculture trafugate, operata da soldati che vengono considerati di serie B, proprio perché l’esercito, di fronte alle perdite umane, non capisce l’importanza delle perdite dei beni culturali.

Punto secondo: perché consiglierei a tutti di vedere questo film?


La storia dei Monuments Men mi ha affascinato e soprattutto commosso infinitamente proprio per la riflessione intorno al valore delle opere d’arte. Per questi eroi americani, inglesi e anche francesi la cultura è talmente importante da scendere in guerra e da rischiare la propria vita senza esitazione. Quindi io mi chiedo se lo farei.

Chi sarebbe disposto ad oltrepassare l’oceano  ed infilarsi in una guerra sanguinosa e terribile per proteggere la cultura che identifica popoli e radici dell’uomo?

Il ritrovamento di un Manet trafugato dai nazisti in una miniera di sale tedesca, 1945.
Il ritrovamento di un Manet trafugato dai nazisti in una miniera di sale tedesca, 1945.

Credo che sia impossibile rispondere se non si è vissuta un’esperienza del genere, eppure anche oggi in alcune zone del Medio Oriente c’è chi bombarda e distrugge per divertimento delle opere che hanno un valore culturale importantissimo per tutta l’umanità. Proprio per questo sono convinta che oggi questo sia un film da vedere, perché mette l’accento su una questione quanto mai attuale.

Se poi per gli Alleati le opere d’arte hanno una tale importanza, non si può certo dire che per il regime nazista non sia la stessa cosa. Come mai Hitler, nel suo delirio di onnipotenza, investe tante energie nella raccolta di opere disseminate su tutto il territorio?

Il ritrovamento dell'autoritratto di Rembrandt sia nel film sia nella realtà.
Il ritrovamento dell’autoritratto di Rembrandt sia nel film sia nella realtà, 1945.

La risposta non può essere banalmente la sua predilezione per l’arte, ma va ricercata nel valore simbolico dei beni culturali. Chi possiede la Primavera di Botticelli possiede moralmente anche il popolo italiano, sancendo definitivamente la propria superiorità. Il museo del Führer sarebbe diventata la prova tangibile dell’influenza e del predominio tedesco su tutti gli altri Stati.

Ora che ci penso il valore delle opere d’arte è sempre più comprensibile. Ovviamente non si può contare meccanicamente, perché investe tutta la sfera delle emozioni e dei simboli di un popolo o di una civiltà intera.

Dopo tutte queste parole, una domanda sorge spontanea: in mezzo a tutto questo sfacelo, noi italiani che facevamo? Non temete, lo scoprirete tra pochi giorni nel prossimo articolo. Spero che vi interessi! ellingen_custom-2618b21afb75630fe277bb3b9c3af15923d65469-s6-c30