Se c’è una caratteristica che ammiro di René Magritte, è la sua capacità di rendere assolutamente enigmatici (o potremmo dire surreali) i soggetti più semplici.
Fata ignorante, opera del 1956, è un perfetto esempio: una tecnica figurativa e a prima vista verosimile, unita a un tradizionalissimo ritratto, a una candela e a una sfera (elemento classico del linguaggio magrittiano), riescono a diventare un mistero da interpretare. L’elemento che scompiglia tutto è la fiamma della candela, che propaga il buio anziché la luce.
Ci sarebbero svariate interpretazioni, ma oggi mi voglio concentrare sulla rappresentazione della fata, una ragazza bellissima e annegata nell’ombra per metà. Sarà la luce scura che la avvolge, ma il risultato è un’espressione misteriosa e indecifrabile, come a ricordarci che ognuno di noi possiede una sfaccettatura impossibile da cogliere o da vedere dall’esterno, a meno di non essere pronti a sfidare le tenebre.