Albrecht Durer, folgorato sulla via dell’Italia. Due mondi separati dalle Alpi e da una diversa concezione dell’arte e della rappresentazione delle immagini. La Germania, ancora legata al gotico internazionale e l’Italia, avviata verso un rinascimento sempre più maturo. Albrecht Durer affronterà il suo primo viaggio nella penisola nel 1494-5, un momento fondamentale per la sua crescita artistica e nel campo grafico. Tre settimane per arrivare a Venezia, passando attraverso l’Austria.
Un viaggio di formazione in cui conoscerà i lavori di Andrea Mantegna, Jacopo De Barberi, Giovanni Bellini, pronti a diventare continua fonte di ispirazione per xilografie, bulini e dipinti. Proviamo a rintracciare questi modelli nelle opere del maestro tedesco nel primo viaggio in Italia, limitandoci alla xilografia, l’intaglio grafico sul legno.
La Grande Passione è un ciclo che Durer realizza in due momenti, una prima fase tra il 1496 e il 1498 e successivamente nel 1510 circa. Quando i fogli verranno pubblicati nell’edizione del 1511, è evidente che la serie ha una omogeneità di soggetti, ma non di forma. Folle di personaggi ammassati che occupano uno spazio compresso e asfittico nelle xilografie giovanili, lasceranno il posto a composizioni più armoniche, figlie di un “sentimento” rinascimentale. I sette fogli giovanili sono nati contemporaneamente al ciclo dell’Apocalisse. Durer si concentra sui particolari e la luce appare diffusa, non derivata da un unico punto focale in grado di mettere in risalto alcuni elementi della composizione. A livello tecnico le prime xilografie si giocano sui contorni netti, tratteggi modulari, ma senza toni intermedi. È questa la vera rivoluzione che avverrà nei legni che intaglierà dopo il 1508. Saranno proprio i tratteggi regolari a creare zone grigie che il maestro alternerà ai bianchi e ai neri a dare valori luministi mai raggiunti prima in xilografia.

Nei fogli giovanili Durer cita i modelli italiani, non copia. Perché dà fondo a tutta la sua creatività nella ricerca di posture, proporzioni, espressioni in una vasta gamma di personaggi accigliati, addolorati, impauriti, rabbiosi. L’elemento decorativo della resa dei turbanti, dei riccioli della barba, dei capelli, dei materiali non è mai secondario. Sono uno straordinario vertice di immaginazione e tecnica. Una umanità di vario genere che per decenni sarà il modello per altri artisti.

Ne La Flagellazione siamo davanti a un lavoro del 1496. Le figure ammassate non consentono di vedere la profondità di campo. I corpi sono accalcati, a malapena si scorgono gli scalini. Una ressa in cui lo spazio si apre comunque verso Cristo. In basso a destra la citazione di Mantegna: il ragazzo che suona il corno è un omaggio al Combattimento degli dei marini del maestro mantovano.

Nel 1498 ne l’Ecce Homo ritroviamo una scena ancora instabile da un punto di vista prospettico. Il punto di fuga suggerito dagli scalini del baldacchino su cui Cristo viene mostrato al popolo è in contrasto con il taglio del muro a mattoncini. Anche in questo caso l’influenza di Mantegna appare nella figura dell’uomo robusto al centro con la mano destra alzata. L’espressione è desunta dal Sileno Ebbro.


Nel compianto sul Cristo Morto, ancora un omaggio a Mantegna con la figura della Maddalena a braccia alzate, ripresa dall’incisione “Il seppellimento di Cristo”.


Lo stesso gesto torna nella dolente ne “L’apertura del quinto e del sesto sigillo” della serie dell’Apocalisse.

Ne “Gli uomini al bagno” i corpi sono di ispirazione italiana e in particolare la figura robusta che beve sulla desta deriva dal Sileno Ebbro di Mantegna.

Mantegna è dunque fonte di ispirazione per Durer, ma il maestro tedesco conserverà sempre una autonomia formale e la forza di andare oltre i modelli generando un furor creativo continuo, un linguaggio innovativo che è punto di fusione tra quello tedesco e quello italiano.