Il ‘Cristo verde’ di Paul Gauguin: Venerdì Santo con una visione originale della crocifissione

Paul Gauguin, Calvario bretone - Cristo verde, 1889

Quelli che stiamo vivendo sono giorni unici sotto tutti i punti di vista, giorni che ci lasciano molto tempo per pensare, così abbiamo scelto un dipinto altrettanto originale ed evocativo per celebrare con voi questo Venerdì Santo particolare.

Paul Gauguin, Calvario bretone – Cristo verde, 1889

Paul Gauguin, Calvario bretone - Cristo verde, 1889
Paul Gauguin, Calvario bretone – Cristo verde, 1889

Se pensiamo a Paul Gauguin, sicuramente ci vengono in mente le sue esplorazioni polinesiane, generatrici di capolavori dal gusto esotico, mistico e sensuale, in cui giovani ragazze sono ritratte con espressioni indecifrabili e palme e onde diventano protagoniste dei paesaggi.

Invece qui ci troviamo nel nord della Francia, in Bretagna, e il soggetto è quello di una donna in abiti tradizionali che sembra ripararsi dietro la statua di una Crocifissione minimale, mentre sullo sfondo vediamo un paesaggio agricolo che sfocia in un mare blu, solcato da un’imbarcazione. Per capire quest’opera a prima vista enigmatica, dobbiamo esaminare due fattori: la tecnica (colore e pennellate) ed il significato degli elementi raffigurati.

Siamo nel 1889 e Paul Gauguin non ha ancora scoperto la Polinesia, eppure le tonalità hanno qualcosa di tropicale ed esotico: non dobbiamo dimenticare infatti che questo artista ha già viaggiato, e negli anni ha conosciuto il Perù, i Caraibi e l’India, imprimendo nella mente tinte e luci che contaminano i suoi dipinti.

La tecnica è invece quella del cloisonnisme, che consiste nell’uso di campiture quasi monocromatiche racchiuse da contorni scuri e ben definiti, ispirata alle vetrate delle cattedrali medievali. Si tratta di una sperimentazione che abbraccia insieme ad altri artisti francesi che frequentano la Bretagna nello stesso periodo.

Tornando invece al soggetto, un particolare interessante è sicuramente quello della donna, vestita in modo così tradizionale (soprattutto se teniamo contro del fatto che Gauguin conosceva benissimo la Parigi impressionista, ben diversa nell’abbigliamento e nello stile di vita), e raffigurata vicino ad una statua senza tempo, ispirata ai momenti di calvari che spesso adornano le piazze bretoni.

Il mistero si risolve ripensando al legame che Paul Gauguin ha con la Bretagna, luogo che per lui è primitivo e puro, lontano dalla modernità che indebolisce lo spirito delle cose. Proprio per questo sceglie Pont-Aven come sua residenza per dipingere un mondo più autentico e intenso. I riferimenti al Cristianesimo, sintomatici delle sua ricerca spirituale, sono poi presenti in alcune sue opere di questo periodo, come il Cristo Giallo e La visione dopo il sermone. Che cosa rappresenti poi lo sfondo oppure da cosa si nasconda la donna io non lo so, e probabilmente non so sa nessuno, ma credo che questo aspetto enigmatico riesca a dare fascino all’intera opera e sia un po’ una caratteristica dei suoi dipinti.

Insomma, possiamo dire che la passione per il primitivo e per il misticismo sia qualcosa che accompagna l’intera produzione di Paul Gauguin, e che forse una delle sue grandi capacità sia quella di declinarla sempre in maniera diversa.


In conclusione, speriamo che quest’opera possa essere un piccolo regalo di Buona Pasqua per tutti quanti, e auguriamo a tutti di trascorrere al meglio questa festività, nonostante tutte le preoccupazioni e le limitazioni del momento. Un abbraccio!