A chi non è mai capitato di essere assalito senza apparente motivo da una sensazione improvvisa di tenerezza, nostalgia o simili? A volte credo che succeda a tutti – siamo lì che ci facciamo i fatti nostri e improvvisamente il nostro cervello ci manda una specie di flash, e per un attimo siamo in un altro luogo, oppure torniamo indietro ad un momento in cui eravamo felici, con qualcuno con cui eravamo felici.
A me sembra che in questa poesia Attilio Bertolucci sia bravissimo a raccontare proprio questo, e che lo faccia con una leggerezza commovente.
Attilio Bertolucci, Mattino
Dalla finestra aperta
entran le voci calme
del fiume,
i canti lontani
delle lavandaie
laggiù fra i pioppi e gli ontani,
presso la pura corrente
che mormora sì dolcemente
il fumo dei vapori
si confonde con quello delle case
sotto il riso trionfale
del cielo.
Sull’altra riva, nel viale
le affiches azzurre
delle compagnie di navigazione
riempiono di nostalgia e di illusione
il cuore degli uomini
seduti sulle panchine.
Penso a una fanciulla bionda.
Fra poco sarà mezzogiorno
e una gran tenerezza mi invade,
e una voglia di piangere senza perché.
L’inizio trasmette grande tranquillità e pace, e anche felicità – i suoni dolci e calmi del fiume e delle lavandaie, il cielo che ride trionfante nonostante probabilmente non sia estate, siccome le case emettono un fumo che si mischia con la nebbia, rendendo ancora più dolce l’aspetto del paesaggio.
Però poi lo sguardo si concentra sull’altra riva, dove al posto della gioia troviamo la nostalgia degli uomini che guardano manifesti di viaggi, e immaginano o rimpiangono o desiderano qualcosa, che sia un viaggio passato o futuro poco cambia.
Quella che all’inizio sembra una contrapposizione tra le due rive (di là c’è la nostalgia e di qua la serenità) alla fine si appiana, perché la nostalgia c’è anche da questa parte, anche se è diversa: non è la nostalgia triste per qualcosa di vago, che non si ha e che forse non si avrà mai, ma quella più dolce e amara per qualcosa di perduto, il cui ricordo è per un attimo talmente vivo da far venire al poeta voglia di piangere.
