Se esiste un artista che ha saputo coniugare perfettamente il simbolismo e la rappresentazione della vita rurale, quello è Giovanni Segantini, un pittore di origini trentine che nelle sue opere ha interpretato in chiave assolutamente personale e interessante il Divisionismo italiano, un linguaggio artistico di cui abbiamo parlato le scorse settimane (per chi se lo fosse perso, ecco il link: Divisionismo italiano: un movimento artistico tra realtà e sogno).
Così, per continuare il nostro viaggio nella storia dell’arte nostrana dell’Ottocento, il post di oggi è dedicato a lui, iniziando con una breve biografia e poi passando ad analizzare sei dei suoi dipinti più interessanti.
Chi era Giovanni Segantini (1858-1899)? Breve biografia

I primi anni di vita di Giovanni Segantini non possono dirsi sereni, dal momento che cresce in condizioni economiche precarie, perde la madre a sette anni e finisce persino in riformatorio, dal 1870 al 1873. In mezzo a tutto questo, riesce a maturare una passione per l’arte e dal 1874 studia presso l’Accademia di Brera, dove conosce Emilio Longoni e Vittore Grubicy de Dragon, artisti di talento entrambi e futuro mecenate il secondo.
Nel 1886 si avvicina alla tecnica divisionista, mentre è dal 1889 che iniziano a prevalere i temi simbolisti. Nel 1891, in occasione della I Esposizione Triennale di Belle Arti di Milano, presso la Pinacoteca di Brera, presenta il quadro Le due madri (che trovate di seguito), che riscuote un grande successo.
Nel 1894 si trasferisce in Engadina (Svizzera), mentre nel 1899 si sposta in una baita sullo Shafberg, dove può dipingere la natura incontaminata della montagna ma non gode di un fortunato destino: muore infatti di peritonite nel settembre dello stesso anno, a soli 41 anni.
6 OPERE DI GIOVANNI SEGANTINI
Dopo aver scoperto gli aspetti più salienti della sua vita, quelli che certamente hanno influenzato la sua visione del mondo, ora possiamo dedicarci alle opere di Giovanni Segantini.
Abbiamo così l’occasione di osservare l’evoluzione della sua tecnica che inizialmente è più accademica e poi devia verso il Divisionismo, insieme allo sviluppo delle due tematiche a lui più care: la vita rurale delle borgate alpine ed i riferimenti al simbolismo, che spesso ruotano intorno alla maternità.
1. Giovanni Segantini, A messa prima, 1885

Per primo, ho scelto un dipinto in cui Segantini non utilizza ancora la tecnica del Divisionismo ma, anzi, adopera pennellate ampie e sfumature fini.
Siamo di fronte ad una scena di vita quotidiana in paese, ma il tema viene affrontato con originalità: il fronte della chiesa è ruotato e pertanto si vede di scorcio sul margine sinistro della tela, mentre i veri protagonisti sono la scalinata in primo piano e il parroco, sulla destra, a bilanciare la composizione. Credo che la bravura di un artista risieda anche nel suo modo di ribaltare un’inquadratura comune e di renderla capace di emozionare; ad esempio, qui vediamo la scena dal basso e questo serve a conferire una certa sacralità alla scena.
Un altro quadro significativo di Segantini prima del Divisionismo è Alla Stanga, nel 1886, che ha riscosso un grande successo sin da subito e di cui non ho trovato una bella immagine: per chi fosse curioso, questo è il link ad un post della Repubblica in cui si parla del suo restauro e si può vedere abbastanza bene.
2. Giovanni Segantini, Ave Maria a trasbordo o Traghetto all’Ave Maria (II versione), 1886

Ave Maria a trasbordo è un quadro che Giovanni Segantini ha dipinto in due versioni, una nel 1883 e una nel 1886, e che rappresenta molto bene la sua visione del mondo in chiave simbolista, un interesse che dunque accompagna sin da subito la sua produzione pittorica.
Quest’opera rappresenta il trasbordo da riva a riva del lago di Pusiano (in Branza, dove Segantini viveva al tempo della prima versione) di una famiglia di pastori, accompagnati dal loro gregge di pecore. Sullo sfondo si vede il campanile di un paese e, dato il titolo e il sole al tramonto, possiamo immaginare che stia suonando l’Ave Maria.
Ci troviamo quindi di fronte ad un altro dei temi importanti per questo artista, quello della maternità, che viene trattato con grande tenerezza. A livello competitivo e di tecnica, invece, è interessante notare il controluce voluto (e gestito magistralmente) insieme alla luce concentrica che sembra far vibrare la tela.
3. Giovanni Segantini, Le due madri, 1889

Con Le due madri arriviamo al pieno Divisionismo: si tratta infatti dell’opera che Segantini sceglie di esporre alla I Triennale di Belle Arti di Milano del 1891, l’occasione in cui questo movimento artistico viene inaugurato ufficialmente.
La tecnica è infatti quella della scomposizione del colore, mentre il soggetto, ancora una volta, è quello più caro a Giovanni Segantini: una doppia maternità, umana e animale, rappresentata con tenerezza e semplicità, come a sottolineare l’armonia tra la natura e l’uomo.
Dieci anni dopo questo stesso soggetto verrà nuovamente riprodotto in una seconda versione, ambientata all’aperto e più colorata, che potete trovare in fondo all’articolo.
4. Giovanni Segantini, Le cattive madri, 1894

Le cattive madri è certamente una della opere più famose di Giovanni Segantini, un esempio del suo approccio al simbolismo e della sua capacità di dipingere le montagne, che possono diventare familiari oppure glaciali a seconda del contesto.
La scena descritta si ispira al Cocito, un immenso lago ghiacciato presente nell’inferno della Divina Commedia di Dante, luogo dove vengono puniti i traditori. In questo caso ad essere rappresentate sono le madri che in vita hanno trascurato i figli e che, per contrappasso, sono condannate a rimanere in questa landa ghiacciata insieme ai loro neonati.
5. Giovanni Segantini, L’angelo della vita, 1895

Con l’Angelo della Vita, Segantini ci mostra invece tutta un’altra idea di maternità, in cui una madre angelicata stringe il suo bambino e trionfa sulla natura, seduta su un trono che in realtà è un albero, e per la precisione un albero che io trovo bellissimo, trattato in maniera eccezionale con la tecnica divisionista.
6. Giovanni Segantini, Trittico delle Alpi (La natura, La vita e La morte), 1897-1899
Il Trittico delle Alpi è l’ultima grande opera realizzata da Giovanni Segantini, pensata per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900 e rimasta incompiuta al momento della morte dell’artista, avvenuta nel 1899. Si potrebbe definire l’apice della sua produzione artistica, un’ultima analisi delle fasi della vita umana che si fondono con la natura e che celebrano le Alpi, quelle montagne che in cui lui si è rifugiato.
Si compone di tre grandi tele divisioniste che rappresentano La vita, La natura e La morte e che oggi sono conservate presso il museo Segantini a Saint Moritz (un posto dove vorrei proprio andare).
Gli scenari sono montani, mentre le scene rappresentate non mostrano nulla di soprannaturale o mistico, se rappresentate singolarmente, formando invece qualcosa di poetico e magico nell’insieme.

Siamo così arrivati alla fine di questa galleria: spero che vi sia piaciuta e che vi abbia incuriosito. Poi, come spesso accade, non riesco a limitarmi alla selezione di sei quadri, così preferisco chiudere in bellezza questo articolo dedicato alle opere di Giovanni Segantini con qualche altro dipinto che ho trovato in giro per il web. Buona visione! 😉