Una storia d’amore vecchia di duemila anni: Catullo e i carmi dell’ ‘Odi et amo’ (II)

Edvard Munch, Vampiro (Amore e dolore)

Può una storia d’amore vecchia di duemila anni emozionare ancora oggi? La mia risposta ovviamente è sì, come ho già iniziato ad accennare in questo post, che parla dell’innamoramento di un poeta di epoca romana, Catullo, per una donna, Lesbia.

Dopo un’iniziale fase di innamoramento e di convinzione di aver trovato una duratura felicità, di cui abbiamo appunto parlato nel post precedente, Catullo è costretto abbandonare per sempre la prima immagine che si era creato di Lesbia, quella cioè di una donna pura e fedele, perché lei continua a tradirlo e ad abbandonarlo.

Il comportamento infedele e crudele di Lesbia ha l’effetto da una parte di aumentare in Catullo il sentimento di bisogno e desiderio, dall’altra di diminuire in lui il senso di amore puro per la donna che gli sta spezzando il cuore.

I carmi che scrive in questo periodo sono delle variazione sul tema del celeberrimo odi et amo, il sentimento di amore misto ad odio che si viene a creare quando la persona amata è anche quella che arreca le sofferenze più grandi. Sicuramente ne conoscerete già qualcuno perché sono tra le poesie più belle e famose di tutti i tempi, ma ve li vorrei proporre in una traduzione che io trovo renda benissimo l’originale, quella di Francesco Della Corte.

Se poi siete curiosi di sapere come va a finire tra Catullo e Lesbia, trovate gli ultimi carmi qui.

Edvard Munch, Occhi negli occhi
Edvard Munch, Occhi negli occhi

I carmi dell’odi et amo

Carme 72
Un tempo dicevi di avere come amante il solo Catullo,
o Lesbia; e non mi avresti cambiato con Giove.
Era il tempo in cui ti amavo, non come si suole un’amica,
ma come un padre ama i suoi figli, un suocero i suoi generi.
Ora invece conosco chi sei; e, quand’anche la mia passione divampi più ardente,
tuttavia ti considero più volubile e più abbietta.
«E come si spiega?», mi chiedi. Con un tradimento come il tuo
si ama di più, ma si vuole bene di meno.

Catullo dice a Lesbia che un tempo l’amava di un amore completo e purissimo, come quello di un padre per i figli, mentre adesso non è più così, perché ora la conosce davvero e sa di cosa è capace, sa che è una donna che promette e non mantiene e questo, se da una parte non fa che aumentare la passione che prova per la donna, dall’altra però ha ucciso quell’amore che prima nutriva per lei.


Carme 75
Per colpa tua, o mia Lesbia, il cervello mi è impazzito a tal punto
ed è così venuto meno ai suoi doveri,
che non gli riesce più di volerti bene, anche se divenissi la migliore delle donne,
né di cessare di amarti, anche se ne facessi di peggio.

Catullo riesce benissimo a spiegare uno dei grandi paradossi dell’amore: nonostante Lesbia lo abbia bistrattato in ogni modo possibile, Catullo è ancora innamorato di lei, non riesce a smettere di amarla, anche se il rispetto e la fiducia che provava nei suoi confronti sono svaniti e con essi ogni possibilità di volerle bene.

Se ci pensiamo, è un po’ come il nostro moderno I can’t live with or without you 🙂


Carme 92
Lesbia va continuamente sparlando di me, e non sta zitta, quando si parla
di me: mi venga un accidente se Lesbia non mi ama.
«Da cosa l’arguisci?» Perché sono gli stessi indizi miei: continuo a detestarla,
ma mi venga un accidente se non la amo!

Qui, con un tono più scherzoso, Catullo fa riferimento ad una situazione quasi di bisticcio tra due amanti: Lesbia sparla di lui, ma lui è convinto che questo atteggiamento sia dettato dall’amore, perché è lo stesso comportamento che ha nei confronti di lei.


Carme 85
Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia.
Non so, ma sento che questo mi accade: è la mia croce.

Ho lasciato per ultimo l’arcinoto carme 85, in cui in due versi Catullo riesce a condensare il tormento, e per certi aspetti l’impossibilità dal punto di vista logico, della sua condizione. Ma l’amore non è logico e Catullo prova nello stesso momento due sentimenti opposti, l’odio e l’amore. In più non sa cosa gli stia succedendo, non riesce a controllarlo e questo non fa che aumentare la sua condizione di disagio.

Esistono infinite traduzioni di questo carme, il testo latino è molto difficile da rendere quindi ve ne propongo un’altra che a me piace molto, quella di Salvatore Quasimodo:

Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile;
non so, ma è proprio così e mi tormento.


In questo secondo post abbiamo visto come Catullo, abbandonata l’idea iniziale di un amore idilliaco, abbia passato un periodo a struggersi perché non riusciva a smettere di amare Lesbia, ma non provava più per lei alcun sentimento di affetto – anzi, giunge addirittura ad affermare di odiarla, anche se al contempo non riesce a smettere di pensare a lei con desiderio.

Come in tutte le storie d’amore, anche questa seconda fase ad un certo punto è terminata. Se volete sapere come è andata a finire tra Catullo e Lesbia, trovate gli ultimi carmi qui.