La Casa d’Arte Futurista di Depero: un gioiello a Rovereto

La Casa d'Arte Futurista di Depero.

L’altro giorno, parlando di Art Déco, mi è tornato in mente un museo che ho visto di recente e che ho particolarmente apprezzato; in un certo senso potrebbe essere un ultimo collegamento a questo tema, seppure decisamente meno forte. In effetti Fortunato Depero incarna l’Art Déco in alcune sfumature (come potete leggere in questo articolo: Oltre il Futurismo: cosa rimane dopo la guerra?), ma alla stesso tempo lo ricordiamo in primo luogo come uno tra i Futuristi.

Il curioso caso di un edificio medievale/futurista

Un paio di mesi fa, mi trovavo di passaggio a Rovereto con il mio innamorato, con lo scopo di visitare il MART (Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto), quando ci siamo infilati nelle viuzze medievali e siamo incappati in un edificio perfettamente in linea con il contesto, che palesava la sua natura soltanto grazie alla sua pittoresca insegna.

L'esterno della Casa d'Arte Futurista di Depero.
L’esterno della Casa d’Arte Futurista di Depero.

Questo antico palazzo medievale, originariamente un banco dei pegni, dal 1957 brilla di una nuova luce: l’artista Fortunato Depero decide di trasformarlo in un museo a lui stesso dedicato, curandone il restauro, la struttura, l’arredamento e le decorazioni. Il risultato secondo me è davvero interessante: vengono proposti dipinti murali che possono ricordare quelli visibili negli altri palazzi di Rovereto, anche se da vicino rivelano la mano di Depero e i soggetti decisamente contemporanei, come i grattacieli e le pubblicità.

Oltre a questo, in generale nelle varie sale si gode di una notevole armonia tra l’antico, ovunque presente, e le soluzioni contemporanee, scherzose e per certi versi quasi metafisiche o surreali.

Le opere esposte nella “casa d’arte”

Non aspettatevi un’infinità di quadri imperdibili, ve lo dico fin dal principio (anche se a rotazione vengono esposte circa tremila opere dell’artista!), ma piuttosto preparatevi ad uno spaccato della vita di Fortunato Depero, sia nella stagione futurista sia soprattutto in quella successiva alla I Guerra Mondiale, quando va a vivere nella New York Art Déco e cambia i suoi soggetti.

Alcune opere esposte nella Casa d'Arte Futurista di Depero.
Alcune opere esposte nella Casa d’Arte Futurista di Depero.

Ed ecco quindi spiegata la presenza dei bozzetti di moda, delle copertine delle riviste, dei paesaggi metropolitani e delle opere di grafica pubblicitaria.

Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la struttura, lo confesso, così come l’allestimento degli interni che ricrea un’ambientazione unica e fedele al pensiero dell’artista. Quello che oggi vediamo è il risultato di un restauro del 2009 che ha ridato vita all’edificio, dopo un periodo di abbandono, ed in effetti si respira un’aria decisamente contemporanea.

Un esempio di valorizzazione da imitare

Pur nelle sue limitate dimensioni, la cura nel mantenimento del museo, insieme alla sua unicità, lo rende una tra le prima mete turistiche e culturali di Rovereto. Facendo poi parte del MART, che ne ha curato il restauro, riesce a diventare una delle principali attrazioni (per gli amanti del genere) dell’intero Trentino.

Per questa ragione ammiro l’intelligenza della sue gestione. Visitando il MART, meta turistica quasi obbligata, il visitatore viene invitato a fare un salto anche alla Casa d’Arte (il biglietto cumulativo è molto conveniente), così probabilmente anche il turista “mordi e fuggi” si ritrova ad attraversare la città, avendo così l’opportunità di apprezzarne la bellezza e, più banalmente, le vetrine o i ristoranti.

Oggi, secondo me per sopravvivere la cultura deve necessariamente riuscire ad innescare processi di questo genere, legandosi al territorio ed incentivando le scoperta del patrimonio oltre i grandi nomi e permettendo che il contesto circostante tragga benefici e sostegno da chi viene principalmente per visitarne le emergenze.

Per fare un esempio: cosa succederebbe se a Roma con il biglietto per il Colosseo o i Fori Imperiali si includesse  anche la visita a siti archeologici meno considerati oppure in quartieri meno turistici? Sicuramente una fetta dei visitatori ci andrebbe, ci mangerebbe e comprerebbe cartoline e souvenir, dando ossigeno anche a luoghi meno noti e fornendo loro la possibilità di ammodernarsi e funzionare meglio.

Detto questo, continuo a chiedermi quante occasioni stiano andando sprecate in un Paese bello come il nostro, ma spero che con il tempo le acque si muovano. Cosa dovremmo fare per avere una voce? (E con questa domanda grigia vi lascio)