Era da molto che aspettavo e rimandavo allo stesso tempo il momento in cui mi sarei finalmente messa a parlare del Futurismo. Questo perché si tratta di un movimento artistico e culturale che ha aspetti fortemente negativi e altrettanto fortemente positivi, tanto da affascinarmi e allo stesso tempo riempirmi di dubbi.
Il Futurismo ci tocca da vicino in quanto italiani, e forse è proprio a causa di ciò che lo vediamo più complesso e che diventa difficile valutare le opere d’arte in quanto tali, superando il contesto storico, politico e ideologico.
Quindi, per questi motivi, prima di parlare degli artisti e di condividere i loro dipinti e le loro idee personali, vorrei prendermi un articolo per parlare del movimento in generale, delle ragioni per cui è stato così importante e delle ombre che lo rendono tanto controverso.
La bellezza della modernità

Il primo punto a favore dei Futuristi è senza dubbio la loro modernità. Si tratta infatti della risposta italiana alle avanguardie che imperversano un po’ dappertutto in Europa, senza anacronismi o stonature.
Rappresentano la voce di un popolo di giovani esaltati dalla rivoluzione industriale e da un Paese che, finalmente unito, cerca la sua strada verso la grandezza. Se si leggono i primi articoli del Manifesto del Futurismo, scritto da Filippo Tommaso Marinetti e pubblicato nel 1909 sul Figarò, ecco che emergono queste sensazioni.
- Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
- Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
- La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, I’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
- Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo…. un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
- Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

L’intento di profondo rinnovamento fino a qui è chiarissimo e assolutamente comprensibile, se si pensa anche solo all’effetto che dovevano fare le prime automobili, oppure i prototipi di aereo. È il seguito del manifesto che trovo purtroppo meno condivisibile.
L’esaltazione della guerra e la cesura con il passato

Subito dopo infatti si possono leggere questi punti:
9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.
E subito dopo questi stralci:
In verità io vi dichiaro che la frequentazione quotidiana dei musei, delle biblioteche e delle accademie (cimiteri di sforzi vani calvarii di sogni crocifissi, registri di slanci troncati !…) è, per gli artisti, altrettanto dannosa che la tutela prolungata dei parenti per certi giovani ebbri del loro ingegno e della loro volontà ambiziosa.
Per i moribondi, per gl’infermi, pei prigionieri sia pure: -I’ammirabile passato è forse un balsamo ai loro mali, poichè per essi l’avvenire è sbarrato…. Ma noi non vogliamo più saperne, del passato, noi, giovani e forti futuristi! E vengano dunque, gli allegri incendiarii dalle dita carbonizzate! Eccoli! Eccoli !…
Suvvia! date fuoco agli scaffali delle biblioteche!… Sviate il corso dei canali, per inondare i musei!… Oh, la gioia di veder galleggiare alla derive, lacere e stinte su quelle acque, le vecchie tele gloriose!… Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e demolite, demolite senza pietà le città venerate!
Credo che queste affermazioni non abbiamo bisogno di grandi commenti. Sicuramente si sta parlando di un estremismo provocatorio, apertamente critico nei confronti delle accademie e delle università che nei primi anni del Novecento mantengono linee assolutamente conservatrici e tradizionali, però affermazioni del genere diventano pericolose quando finiscono nelle mani di ragazzi giovani o facilmente influenzabili.
In realtà poi lo stesso Boccioni, tra i maggiori esponenti del movimento, nel momento in cui conosce la guerra da vicino, soffrendo la vita delle trincee e morendo nel 1916, scrive che la guerra «quando si attende di battersi, non è che questo: insetti + noia = eroismo oscuro….».
Il legame con il fascismo
C’è da dire infatti che questo movimento culturale non dura soltanto l’anno del manifesto, ma nel tempo si evolve.
Alcuni suoi esponenti dopo la fine della Prima Guerra Mondiale si staccano e abbracciano la pittura metafisica, altri muoiono al fronte e altri ancora sposano il fascismo. Il legame ideologico con il regime totalitario è qualcosa che penalizza nuovamente il Futurismo, anche perché, nel momento in cui deve sottostare al volere di un dittatore, l’arte perde il suo primo valore: la libertà.
Vorrei approfondire anche questo argomento, ma per oggi voglio limitarmi ad un’introduzione. Prima di concludere vorrei però sottolineare quella che in mia opinione è un’ultima contraddizione: se è vero che il fascismo tende a svuotare il futurismo dei suoi contenuti, è anche vero che è in questi anni che nasce la grafica pubblicitaria moderna in Italia, abbracciando proprio il lessico di questo movimento.
Dichiarazione di intenti
In conclusione, si tratta quindi di una questione complessa e sfaccettata che cercherò di sviscerare nei prossimi giorni, quindi se siete interessati vi invito a prendere parte alle prossime giornate futuriste!
(E buon inizio di settimana a tutti con quest’ultimo disegno che a me piace moltissimo!)
