Una poesia per il 25 aprile: ‘La rosa sepolta’ di Franco Fortini

Tra poco ricorre l’anniversario della Liberazione, e – per quanto sarà uno stranissimo 25 aprile – ci sembra che sia importante celebrarlo in qualche modo.

Perciò abbiamo pensato ad una poesia di Franco Fortini, un intellettuale e poeta che ha vissuto sulla sua pelle le difficoltà della Seconda guerra mondiale: prima è stato vittima delle leggi razziali, poi, dopo l’8 settembre è stato partigiano e infine esule in Svizzera.

In questa poesia, scritta nel 1944 – periodo dell’esilio, per lui molto triste – nonostante il quadro iniziale dipinto a tinte molto fosche, alla fine quello che emerge è un messaggio di speranza, seppur lieve.

Franco Fortini, La rosa sepolta

 

 

Dove ricercheremo noi le corone di fiori
      Le musiche dei violini e le fiaccole delle sere

 

Dove saranno gli ori delle pupille
      Le tenebre, le voci – quando traverso il pianto

 

Discenderanno i cavalieri di grigi mantelli
      Sui prati senza colore, accennando: e di noi

 

Dietro quel trotto senza suono per le valli
      D’esilio irrevocabili, seguiranno le immagini.

 

Ma il più distrutto destino è libertà.
      Odora eterna la rosa sepolta.

 

Dove splendeva la nostra fedele letizia
      Altri ritroverà le corone di fiori.

La rosa sepolta rappresenta un valore che sembra perduto e che, però, non può essere completamente sommerso, per quanto tragiche possano essere le contingenze storiche – il profumo che dura eterno indica l’impossibilità che la libertà venga del tutto cancellata, anche se rallegrerà altri.

Credo che l’idea di fondo, implicita nei versi finali, sia che la libertà tornerà grazie al fatto che c’è qualcuno che combatte per permetterlo, e che combatte nonostante la consapevolezza di stare sacrificando la propria vita perché altri possano avere un destino più felice.

Ferdinand Hodler, Cespuglio di rose in un prato, 1884
Ferdinand Hodler, Cespuglio di rose in un prato, 1884