Amare la vita per il suo amaro: Sbarbaro e una poesia sulla gratitudine

È facile amare la vita ed essere felici quando va tutto bene, ma sappiamo tutti che è inevitabile, ogni tanto, ritrovarsi a fare i conti con il passato, con quello che abbiamo realizzato e con quello che non abbiamo realizzato. Si tratta di uno stato d’animo che ha saputo definire benissimo Camillo Sbarbaro in una poesia che fa parte di Pianissimo, una raccolta che vide la luce per la prima volta nel 1914.

Non, Vita, perché tu sei nella notte
la rapida fiammata, e non per questi
aspetti della terra e il cielo in cui
la mia tristezza orribile si placa:
ma, Vita, per le tue rose le quali
o non sono sbocciate ancora o già
disfannosi, pel tuo Desiderio
che lascia come al bimbo della favola
nella man ratta solo delle mosche,
per l’odio che portiamo ognuno al noi
del giorno prima, per l’indifferenza
di tutto ai nostri sogni più divini,
per non potere vivere che l’attimo
al modo della pecora che bruca
pel mondo questo o quello cespo d’erba
e ad esso s’interessa unicamente,
pel rimorso che sta in fondo ad ogni
vita, d’averla inutilmente spesa,
come la feccia in fondo del bicchiere,
per la felicità grande di piangere,
per la tristezza eterna dell’Amore,
per non sapere e l’infinito buio…
per tutto questo amaro t’amo, Vita.

C’è una tristezza lucidissima, una consapevolezza dell’esistenza di un rimorso con cui non si può non ritrovarsi a fare i conti, prima o poi – ma ci sono anche, al fondo di tutto questo, dei sentimenti più forti: la gratitudine e l’amore per la vita, nonostante tutto.

A me questa poesia fa pensare ad alcuni versi di Czesław Miłosz, tratti da Cronaca della città di Pornic:

Pregavo Dio di fare di me ciò che volesse
E gli dicevo la mia gratitudine
Perfino per l’insonnia quando mugghia la marea
E il conto della vita.

Benché il contesto sia diverso, anche qui io trovo che ci sia lo stesso amore per la vita, nonostante non sia sempre tutto rose e fiori – anzi, c’è la vita che presenta il conto con il suo inesorabile corteo di rimorsi che tengono svegli la notte, mugghiando come la marea – eppure la gratitudine per il solo fatto di essere vivi è più forte di tutto.

Paul Klee, Strade principali e strade secondarie