Egon Schiele: perché amare questo artista e le sue opere?

Premessa: Egon Schiele è un artista che amo, e molto. So che spesso viene giudicato eccessivo e crudo nelle sue rappresentazioni, oppure al limite dello scandalo, ma io trovo che vedere i suoi quadri e disegni dal vivo sia qualcosa di indimenticabile ed emozionante.

Il mio infatti è un interesse che non è nato sui libri ma dal vero, per la precisione al Leopold Museum di Vienna, un vero e proprio santuario dedicato a questo artista straordinario, ricco di opere e di spiegazioni illuminanti. Negli ultimi anni ci sono stata due volte e mi sono riempita di libri, così oggi vorrei raccontarvi qualcosa e soprattutto cercare di trasmettervi un po’ di tutto questo amore, procedendo con ordine e raccogliendo vari pensieri che ho dedicato a Schiele in vecchi post.

Breve biografia: chi era Egon Schiele?

Egon_Schiele_079
Egon Schiele, Autoritratto con physalis, 1912

Egon Schiele nasce vicino a Vienna nel 1890 (convenzionale inizio della stagione fin du siècle), ha una famiglia normalissima e a scuola non ottiene buoni voti, per dirla con un eufemismo. In pochi anni si verificano i primi due fattori straordinari che lo riguardano: da una parte, la morte del padre quando ha appena 14 anni, evento che minerà la sua personalità adolescenziale, e dall’altra, la incredibile abilità che gli permette di essere ammesso all’Accademia di Belle Arti di Vienna a soli 16 anni.

Da qui iniziano gli alti e bassi: l’approvazione da parte di maestri del calibro di Otto Wagner e Gustav Klimt, e allo stesso tempo le critiche da parte degli insegnanti universitari, che non sono pronti per una tale innovazione. In questi anni Schiele è un ragazzo insoddisfatto ed incompreso, che non apprezza l’accademia e cerca l’ispirazione fuori, tra gli echi Art Nouveau e i colori dell’Espressionismo. Così, nel 1909 lascia la scuola e si dedica ad esporre a a creare utilizzando ragazze e bambini come modelli.

Finalmente emergono linguaggi e temi caratteristici: un’angoscia esistenziale tutta novecentesca insieme ad un desiderio di introspezione, sicuramente legato a temi modernissimi come la psicoanalisi, che sono i protagonisti delle sue opere. Tuttavia la fama è ancora lontana, anzi nel 1912 viene addirittura incarcerato con l’accusa di avere sedotto una minorenne e di produrre arte pornografica.

Tra in 1913 e il 1914 finalmente si avverte una notevole inversione di tendenza: anche Egon Schiele è destinato ad attraversare la linea d’ombra, che per lui assume le fattezze del successo e dell’amore finalmente adulto e senza tenebre, che conduce al matrimonio con Edith Harms. Così, inizia una nuova fase di pittura più consapevole e di maggiore equilibrio, che lo rende la figura di maggiore spicco nel panorama viennese del momento.

Ora, è inutile chiedersi a quale vette possa portare questa nuova direzione, quali influenze possa creare negli anni Egon Schiele, perché nel 1918 muore per colpa dell’influenza spagnola, tre giorni dopo la moglie, incinta di sei mesi.


Intensità e modernità, le caratteristiche di Egon Schiele

Egon Schiele, Gli amanti (l'abbraccio), 1917
Egon Schiele, Gli amanti (l’abbraccio), 1917

Per quale motivo Egon Schiele viene inserito nei libri di storia dell’arte, nonostante la morte prematura e l’apprezzamento altalenante di cui gode?

Per cominciare, il suo fantastico tratto, le linee sicure e precise che costruiscono i suoi disegni senza esitazioni, sbavature o esigenze correttive. Avete mai visto da vicino una sua opera? Soltanto guardando da vicino potete capire la sensazione di perfezione che traspare, come se la matita fosse guidata da un irrefrenabile spirito di bellezza e armonia.

Tuttavia non è sufficiente la tecnica a rendere grande un artista, dopotutto in giro quanta gente c’è che disegna benissimo ma non arriva a trasmettere? Quello che, almeno ai miei occhi, è un elemento essenziale è l’intensità, intesa come la capacità di trasmettere all’ignaro osservatore tutto il bagaglio emotivo che si cela dietro a ogni soggetto, dal più elaborato al più banale. In questo senso, Egon Schiele è un maestro, nel momento in cui riesce a far parlare persino gli alberi scheletrici, oppure gli edifici stanchi e foschi, addossati l’uno all’altro, dei borghi austriaci.

Infine, un’altra grande caratteristica è l’estrema modernità delle sue opere, che rientrano alla perfezione nel dibattito culturale del periodo e allo stesso tempo non ne sono fagocitate, anzi, ne diventano la personalissima interpretazione. Nei lavori di questo artista si riconoscono elementi cubisti, espressionisti, art nouveau e simbolisti ad esempio, ma non per questo i soggetti sono meno riconoscibili, meno legati al loro creatore.

La grandezza dei maestri come Egon Schiele è proprio la capacità di non rimanere imbrigliati nelle etichette, ma di perseguire le loro ricerche, di esprimere le loro idee, senza finire a somigliare a nessuno, ma allo stesso tempo senza perdere il legame con il contesto in cui si vanno inevitabilmente ad inserire.


Le opere di Schiele: paesaggi e ritratti

Egon Schiele Quattro alberi paesaggio img
Egon Schiele, Quattro alberi

Senza dilungarmi ulteriormente, è giunta l’ora di condividere con voi una piccola galleria di opere che possono spiegare la personalità e la grandezza di Egon Schiele molto meglio delle mie parole.

I paesaggi

Devo confessarvi che trovo sempre bellissimi i paesaggi dipinti da questo artista, anche se rimangono spesso secondari nei testi che descrivono la sua produzione. Proprio per questa ragione, ho deciso di dare loro un po’ di spazio nella galleria che vi propongo qui di seguito.

La figura

Quella della figura è invece la categoria più nota, dunque mi dilungherò meno, anche se vi propongo comunque una galleria che spero proprio che apprezzerete.


Conclusione: perché amare e conoscere Egon Schiele oggi?

Schiele_-_Kauerndes_Mädchen_mit_gesenktem_Kopf_-_1918
Egon Schiele, ragazza nuda accovacciata.

Infine, vorrei riflettere con voi ancora su questo ultimo interrogativo: cosa possiamo trovare di bello e importante nei quadri di questo artista, dopo un secolo dalla loro esecuzione?

Credo che si tratti della loro qualità forse più affascinante e complessa, ovvero la capacità che hanno di essere universali, di andare oltre a ciò che strettamente rappresentano per aprirsi a mondi sconfinati.

Nei suoi autoritratti, Egon Schiele non trasmette soltanto la sua immagine, ma riesce a catturare tutto il tormento di un ragazzo turbato e ansioso, che non arriva ad incarnare l’ideale che vorrebbe rappresentare. Allo stesso modo, le sue modelle non sono la moglie, la sorella o l’amante, ma la donna in generale, seppure a volte nella concezione un po’ morbosa che non è assolutamente rara da incontrare nei primi anni del Novecento. Molto spesso sono anche ragazze sicure di sé, certe dell’influenza e del potere che possono arrivare ad avere sugli uomini.

Persino gli alberi, le case e i paesaggi si allontanano da quello che è un luogo geografico, diventando l’espressione concreta di stati d’animo tra i più differenti, dalla speranza allo sconforto più totale.

Darei moltissimo per poter immaginare la vette a cui Egon Schiele sarebbe potuto arrivare, se si considera che a ventotto anni, finalmente libero dagli spettri dell’adolescenza, possedeva già una maturità tale da trasmettere attraverso la pittura una gamma tanto vasta di emozioni.

Mi piacerebbe immaginare l’influenza che avrebbe potuto esercitare sul panorama culturale europeo, austriaco ma anche viennese, dal momento che questa grande città non riuscirà più a garantire un clima culturale così vivo, dimenticando gli smodati anni fin du siècle. E per finire, scelgo le parole dello stesso Egon Schiele, che trovo calzino a pennello.

Eterno è Dio, che l’uomo lo chiami Buddha, Zarathustra, Osiride, Zeus o Cristo ed eterno come lui è ciò che vi è di più divino dopo Dio: l’arte. L’arte non può essere moderna, l’arte appartiene all’eternità.

 

Egon Schiele, Diario dal Carcere

SalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalva