I paesaggi di Arnold Böcklin: quando la natura incontra il simbolismo

Esistono artisti capaci di dipingere nei loro quadri soggetti che evocano immagini anche del tutto diverse, distanti nel tempo e nello spazio ma, in un certo senso, vicine nella nostra mente. In linea di massima si può dire che questo sia uno dei punti chiave del simbolismo, e che Arnold Böcklin sia un maestro di questo magico stratagemma: alcuni suoi quadri sono diventati così famosi da essere iconici.

Per fare un esempio a tema paesaggi, pensiamo al suo capolavoro, l’Isola dei Morti: scommetto che tutti abbiamo ben impresso nella mente questo quadro, non è vero? Osservandolo, ci accorgiamo che effettivamente un pezzetto di terra con qualche albero riesce a condurci in un’altra dimensione, onirica e per certi versi inquietante. Sarà la luce un po’ strana, o forse la presenza dei cipressi (cha associamo ai cimiteri) e delle aperture nella roccia, ma è impossibile non percepire l’aleggiare della morte e la ricerca di un’aldilà.

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Arnold Böcklin, L’isola dei morti (terza versione)

Il simbolismo è certamente una corrente artistica e letteraria complessa e sofisticata, non a caso maturata anche in una sorta di colta contrapposizione all’immediatezza dell’impressionismo, almeno per quanto riguarda la pittura. All’impressione del momento si preferisce l’enigma, insieme al riferimento velato, arrivando ad opere che vanno esaminate nel dettaglio ed interpretate considerando il contesto intellettuale. (In poesia, se ve lo siete perso vi ricordo che ne abbiamo parlato di recente in questo post: Il simbolismo decadente di Milosz e la pioggia che finalmente arriva: un modo per celebrare la malinconia di novembre.)

Si tratta quindi di un movimento difficile da padroneggiare e anche da approfondire, questo è innegabile, così oggi ho scelto di concentrarmi su un singolo tema: quello, ricorrente, della natura, un aspetto dominante nelle opere simboliste e particolarmente rilevante per Arnold Böcklin, che infatti inizia la sua carriera artistica come paesaggista.

I paesaggi di Arnold Böcklin

Quello che mi affascina dei paesaggi di questo artista è in primo luogo la loro trasformazione negli anni: se nei primi sono presenti dei retaggi romantici, man mano la natura diventa con il tempo lo scenario ed il pretesto per evocare immagini suadenti e criptiche, sfruttando la presenza di figure umane o mitologiche e di ambientazioni classicheggianti.

Se volete scoprire qualcosa in più su Arnold Böcklin, in fondo all’articolo trovate una sua sintetica biografia; se invece, come me, non vedete l’ora di arrivare al sodo, ecco una bella galleria di sue opere, in un ordine che dovrebbe essere circa cronologico, per osservare meglio il cambiamento.

Che dite, anche a voi sembra di sapere qualcosa in più su questo artista dopo aver curiosato un po’ all’interno di paesaggi che spaziano per circa quarant’anni di produzione creativa (1847-1887)?

Vedendoli nel loro insieme, trovo che si rafforzino richiami come la presenza dei cipressi e il rimando alla mitologia e alla classicità, in una maniera sempre più consapevole. Spero proprio che vi piacciano, e chissà se voi vi sentite più vicini alla fase romantica o a quella puramente simbolista… Fatemi sapere, se vi va!


Chi è Arnold Böcklin (1827-1901)?

Arnold Böcklin nasce a Basilea da una famiglia di mercanti, studia all’accademia di belle arti di Düsseldorf, dove approfondisce il romanticismo tedesco, e poi va nel 1848 a Parigi, dove scopre artisti come Corot e Delacroix. Nel 1850 visita l’Italia e se ne innamora: vive a Roma fino al 1857 e qui sposa una ragazza, Angela Pascucci. Studia il mondo classico e la sua mitologia, che diventano una delle sue principali fonti di ispirazione.

Nel 1859 si trasferisce a Monaco; qui diventa insegnante della scuola d’arte di Weimar per un paio d’anni, per poi tornare nuovamente in Italia e successivamente a Basilea.

Nel 1874 si trasferisce a Firenze, dove nasce la figlia Beatrice che muore ad un anno e viene seppellita nel cimitero svizzero, una delle possibili ispirazioni per l’isola dei Morti, la cui prima versione viene realizzata proprio qui nel 1879. Rimane in Italia, più precisamente in Toscana, fino alla morte nel 1901 ed è sepolto a Firenze.