Damien Hirst a Venezia: cosa viene alla luce dopo un mitico e colossale naufragio?

Ritrovamento di Hydra e Calì.

Definitemi una creatura semplice se volete, ma vi dirò che mi piace l’arte che ha una storia da raccontare, l’opera che mi fa sentire depositaria di qualcosa di solenne, che si tratti di verità o di un inganno ben celato.  

Per questo ho seguito le leggende e le recensioni che alimentavano il fascino della colossale mostra di Damien Hirst a Venezia con curiosità crescente, culminata in una visita qualche settimana fa, e posso anticiparvi che le mie aspettative non sono affatto state deluse.

Dovete sapere che nutro per Hirst un interesse di lunga data, risalente agli anni delle scuole superiori e ai tempi degli animali in formaldeide; un misto di ammirazione, curiosità e ragionevole dubbio: che fosse tutta la grande trovata di un genio piuttosto che di un artista? Erano gli anni dei dilemmi esistenziali e delle domande senza risposta, prima di accettare che a volte, per apprezzare l’arte di oggi, bisogna abbandonare i preconcetti.

In ogni caso parlo di un interesse puro e genuino, ben maggiore rispetto a quello che ho nutrito per molti altri artisti contemporanei. Così, non ho resistito e mi sono documentata da subito sulla mostra di Venezia, ma vi dirò che per capirla davvero ho dovuto andarci.

Ma procediamo con ordine, per prima cosa ecco qualche informazione su questa esibizione.

La mostra di Damien Hirst a Palazzo Grassi e Punta della Dogana

hirst-venezia-ragazze-leoni
Punta della Dogana, Ragazze che conducono i leoni.

Come ci racconta anche il sito ufficialeTreasures from the Wreck of the Unbelievable è una grande mostra personale dedicata a Damien Hirst, curata da Elena Geuna e sita a Venezia, distribuita nelle due sedi di Palazzo Grassi e della Punta della Dogana (in totale copre circa 5.000 metri quadri, tanto per dare un’idea della dimensione).

C’è tempo fino al 3 dicembre 2017 per assistere a questo progetto ambizioso e misterioso, che viene illustrato al visitatore solo nel momento in cui varca la soglia di una delle due sedi espositive e riceve un preziosissimo libretto che descrive quanto si andrà a scoprire.

Si viene così informati del ritrovamento avvenuto in pieno oceano nel 2008 dei resti di una antica nave, l’Unbelievable (Apistos in greco), che conteneva nientemeno che l’imponente collezione appartenuta al liberto Aulus Calidius Amotan, conosciuto come Cif Amotan II, destinata a un leggendario tempio dedicato al Dio Sole in Oriente. Si trattava di una raccolta di statue che celebravano tutte le divinità conosciute del mondo e che, dopo anni di restauri, sono finalmente esposte in questa mostra.

Stanza per stanza, il visitatore si immerge in questo mondo magico e il libretto descrive le opere che vede, facendo riferimento in molti casi alla cultura e all’antica popolazione a cui si riferiscono. Sono persino visibili i filmati dei ritrovamenti, mentre alcune opere sono ancora cosparse di incrostazioni marine e altre invece appaiono come copie realizzate di recente. Ci sono infine stanze che espongono monete ritrovate, gioielli e conchiglie, oltre ad un modellino della nave che ne descrive il carico.

 

Tutto molto scientifico e pregevole, non vi pare? Peccato che su un busto egizio ci siano i tatuaggi di Rihanna, e, in due casi, si possano riconoscere Pippo e Topolino sotto le incrostazioni.

Intromissioni del contemporaneo


Come dicevo, sparsi per la mostra ci sono indizi che rimandano alla contemporaneità, più o meno evidenti a seconda dei casi. Ecco di seguito una piccola galleria: li riconoscete? Condivido con voi quelli che ho individuato io, anche se sicuramente ci saranno altri enigmi nascosti.

 

hirst-venezia-Katie
Katie Ishtar (ed io)

E poi c’è lei, Katie Ishtar, la mia statua preferita di tutta la mostra (qui sopra raffigurata insieme ai miei capelli volanti), la dea mesopotamica Ishtar dell’amore carnale e della fertilità. Bellissima, non trovate? Osservandola, sono certa che il suo volto non possa essere di fantasia. Cercando di svelare questo ultimo mistero, Pinkcherrytai ed io siamo arrivate a formulare un’ipotesi.

Secondo noi potrebbe esserci un riferimento a Catherine Mayer (da qui il titolo Katie), una giornalista che in passato ha scritto di Hirst e che per prima ha parlato del ritrovamento del tesoro della Unbelievable in un articolo sul Financial Times. Chissà, mi piacerebbe molto fosse vero, secondo voi le somiglia?

L’arte come atto di fede

hirst-venezia-medusa
Punta della Dogana, Testa di Medusa.

Ricollegandomi all’incipit di questo post, vi dirò che secondo me la grandezza della mostra di Hirst a Venezia sta nella sua capacità di raccontare una storia fatta delle storie e delle credenze delle civiltà antiche, con qualche accenno, seppure ironico, al nostro mondo contemporaneo. Ho apprezzato anche le dettagliatissime didascalie che corredano le opere e contribuiscono al senso di straniamento generale e alla difficoltà di distinguere la realtà dalla finzione.

È una mostra interessante e coinvolgente che può essere capita da chiunque abbia la volontà di immergersi all’interno di Palazzo Grassi e di Punta della Dogana, senza puntare su intellettualismi o pretese cervellotiche.

È un percorso che celebra, anche in modo esagerato (non passa certamente inosservata la scelta di utilizzare materiali pregiati come oro, argento, malachite e lapislazzuli) l’umanità in un aspetto intimo e irrazionale, quello della fede e della convinzione che ci sia altro oltre alla quotidianità.

L’intera esibizione è anche un percorso attraverso la storia dell’uomo, un omaggio semiserio alle divinità presenti e passate che negli ultimi quattro millenni hanno popolato il nostro immaginario collettivo e che, anche coperte da uno strato di finte (e bellissime) concrezioni marine, mantengono immutato il loro fascino.

 


In sintesi, avrete capito qual è la mia opinione sulla mostra di Damien Hirst a Venezia, ma credo che il vero successo di questa operazione si vedrà dopo il 3 dicembre 2017, quando tutta la preziosa collezione di Cif Amotan II sarà battuta all’asta. Credo proprio che si parlerà di cifre astronomiche, perché già le materie prime da sole hanno un bel valore!

Che dite, tra le sculture mostrate da me (o tra quelle che ho dimenticato), ce n’è una che vi comprereste, se foste ricchissimi? Io non resisto al fascino di Katie, ma sono stata conquistata anche da molte altre, magari un po’ meno ingombranti. A parte gli scherzi, che idea vi siete fatti di questa esposizione? Ci siete andati o ci passerete? Fatemi sapere 😉

PS: Spero che le fotografie vi siano piaciute: sono tutti scatti miei o di Pinkcherrytai (la nostra appassionata scrittrice di poesia)!

SalvaSalva

SalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalva

SalvaSalva