L’incendio delle Camere di J. M. W. Turner: la rivoluzione del colore e della luce nella pittura

Se doveste scegliere una tra le opere di Turner, quale secondo voi rappresenterebbe meglio gli esiti della sua ricerca pittorica e la sua interpretazione del Romanticismo?

Ad essere onesta trovo questa domanda difficilissima. Che sia per il mio troppo amore o per la sua grande versatilità, ma il risultato è che in questo post sapevo di voler parlare di questo grande artista, ma avevo troppi quadri in testa. Alla fine, per continuare in tema “un incanto di panorama”, oggi ho deciso di proporvi L’incendio delle Camere dei Lord e dei Comuni, perché credo che rappresenti la sua rivoluzione in campo di paesaggi.

Il salto in avanti che Joseph Mallord William Turner compie infatti riguarda i soggetti, la tecnica, la pennellata e soprattutto la luce, che è l’indiscussa protagonista di quest’opera. La sua mano fatata apre porte destinate ad essere sfondate nei decenni successivi e racconta storie emozionanti, testimonianza di un periodo storico ma anche della natura umana.

L’incendio delle Camere dei Lord e dei Comuni, 1835

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Joseph Mallord William Turner, Incendio delle Camere dei Lords e dei Comuni del 16 ottobre 1834.

Chi era Joseph Mallord William Turner (1775-1851)?

Turner è una figura solitaria ed eccentrica e allo stesso tempo un artista dall’indubbia fama, un instancabile sperimentatore che non sazia mai la sua sete di conoscenza. Cercando di andare con ordine, per prima cosa cercherò di sintetizzare qualche cenno biografico.

Nasce a Londra nel 1775 e viene cresciuto principalmente dal padre, con cui sviluppa un legame che si mantiene saldo negli anni. A quattordici anni viene ammesso alla Royal Academy School, dove studia prospettiva e pittura, cimentandosi specialmente in soggetti architettonici e topografici. (Che dire, è proprio vero che la natura di un individuo in certi casi si manifesta ben presto)

A partire dall’anno successivo inizia a girare le campagne inglesi alla ricerca di spunti per dipinti dal vero, un viaggio destinato ad essere reiterato negli anni. La sua abilità pittorica nel frattempo non passa inosservata: la sua produzione è abbondante e dà grandi risultati, sempre accompagnata da nuovi viaggi in Gran Bretagna e poi nel continente. Nel 1811 inizia a tenere conferenze alla Royal Academy con il titolo di professore di prospettiva, mentre nel 1819 compie finalmente un lungo viaggio in Italia, Paese che, inutile dirlo, lo fa innamorare. Questo suo interesse si riflette nelle numerose opere che dedica a Roma, alle archeologie di del sud Italia e a Venezia, per esempio.

Con il tempo il suo carattere peggiora, tanto che nel 1846 si trasferisce in anonimato a Chelsea, dove rimane fino alla morte nel 1851.

Cosa racconta l’incendio delle Camere dei Lord e dei Comuni?

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Questo dipinto di Turner immortala l’incendio delle camere dei Lord e dei Comuni nel centro di Londra, realmente accaduto il 16 ottobre del 1834.

Il primo piano troviamo la folla, poco dettagliata, che osserva la scena dall’altro lato del Tamigi. Poi c’è il fiume e dietro il palazzo del parlamento (nella veste precedente rispetto a come lo vediamo oggi) e Westminster Abbey, lambiti dalle fiamme. Le due scene sono unite dalla presenza del ponte che le collega.

Si tratta di un fatto di cronaca che diventa il pretesto per descrivere uno degli aspetti più estremi del mondo naturale: il fuoco che divampa e cresce a dismisura. Non dimentichiamo che Turner, riflettendo il gusto romantico, era un appassionato di tempeste, temporali ed eventi “sublimi” in genere.

In questo dipinto, due elementi colpiscono subito l’osservatore: i colori e le proporzioni.

Il vigore delle fiamme divora ed occupa una grande parte della tela, mentre tutt’intorno ogni superficie riflette la sua luce calda, in contrasto con l’oscurità del fiume. Questa condizione estrema porta ad una gamma cromatica originale che però allo stesso tempo riprende molte delle caratteristiche dei quadri di Turner come, in primo piano, il ponte che acquisisce solidità grazie al suo candore, giustapposto al cielo fosco dietro di lui.

Per quanto riguarda le proporzioni, è facile notare come le persone risultino minuscole e il ponte immenso, con lo scopo di dilatare le dimensioni e le distanze, affinché l’incendio troneggi ancora in più di quanto doveva essere in realtà. Questa deformazione prospettica è però creata sapientemente, senza che quasi si percepisca, ed è questo che mi stupisce sempre di Turner: fa sembrare semplici operazioni complessissime. Ad esempio, avete notato come Westminster Abbey sembra davvero arretrata rispetto alle rovine del vecchio parlamento? Questo è forse il particolare che preferisco dell’intera opera!

In conclusione, osservando e analizzando L’incendio delle Camere dei Lord e dei Comuni non restano più dubbi: siamo di fronte ad una rivoluzione nel mondo della pittura. La luce diventa non solo protagonista ma fonte inesauribile di colore, mentre l’impeto del soggetto si riflette anche nelle pennellate, che non sono più delicate, limate e quasi impercettibili, come ci hanno abituato i quadri contemporanei e dei periodi precedenti, ma vigorose e ricche di significato. Turner non si accontenta di procedere per velature, ma accompagna le sapienti sfumature a punti in cui il colore è applicato denso e direttamente sulla tela.

In questo, non ci ricorda la successiva generazione degli Impressionisti? Non a caso, Monet in gioventù è stato a Londra, ma questa è un’altra storia. E un’altra storia merita un altro post, quindi dovrete aspettare la prossima puntata di questo lunghissimo viaggio nella pittura paesaggistica.

La seconda versione dell’Incendio delle Camere dei Lord e dei Comuni

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Joseph Mallord William Turner, Incendio alla Camera dei Lords e dei Comuni del 16 ottobre 1834.

Ma prima di concludere davvero, come sempre non resisto alla tentazione di mostrare un altro quadro, anche se in questo caso il collegamento è quasi d’obbligo.

Si tratta di una seconda opera, eseguita nel medesimo anno, che racconta lo stesso soggetto. Oltre all’incendio, in questo caso il protagonista è il fiume, che con il suo ampio riflesso enfatizza il colore e la forza delle fiamme.

La folla è stipata sui bordi del dipinto, separata dal fuoco da un ampio spazio vuoto e silente occupato dalle acque.

Potrei procedere oltre ma sono convinta che questa bellissima opera si commenti da sola, non credete anche voi? Mi sembra che sia sufficiente perdersi ad osservarla.

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