Perché il viandante sul mare di nebbia di Friedrich è considerato un inno al Romanticismo?

Guardando il Viandante sul mare di nebbia non viene anche a voi una grande voglia di rubare il posto dell’uomo girato di schiena, o per lo meno di immedesimarvi in lui per potervi perdere in questo sconfinato paesaggio? Sarebbe bellissimo riuscire ad affacciarsi sull’abisso tra le montagne, sul mare che arriva a coprire la terra.

In tema un incanto di panorama, la scelta di oggi è caduta proprio su questo capolavoro di Caspar David Friedrich, un artista per cui, come forse già sapete, nutro un certo debole.

Siamo partiti dall’origine della pittura paesaggistica in Europa, celebrando Giorgione (La Tempesta di Giorgione: 500 anni di mistero in uno stupendo paesaggio) e Pieter Bruegel il Vecchio (La Torre di Babele di Bruegel il Vecchio: quando paesaggio e architettura compongono un capolavoro), ed ora facciamo un bel salto in avanti, arrivando finalmente all’Ottocento.

Pochi quadri nella storia dell’arte hanno l’onore e la fortuna di diventare l’icona di un determinato movimento artistico, quindi mi sento davvero onorata a raccontarvi di uno dei quadri più famosi del Romanticismo tedesco, l’apoteosi dell’idea di sturm und drang (termini piuttosto coloriti per riferirsi a “tempesta e impeto”!).

Il viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich, 1818

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Caspar David Friedrich, il viandante sul mare di nebbia.

Chi è Caspar David Friedrich (1774-1840)?

Come sempre, per prima cosa vi delizierò con qualche cenno biografico sulla sorte di questo grande artista.

Caspar David Friedrich nasce in Germania, in una cittadina (Greifswald) affacciata sul Mar Baltico. La sua infanzia è segnata da alcuni lutti familiari: la madre muore quando lui ha sei anni, perde altre due sorelle negli anni successivi e, per completare il quadro, vede sprofondare suo fratello mentre pattinano sul ghiaccio, in seguito alla rottura di una lastra che li sorreggeva.

Inizia a dipingere nel 1790 ed il suo maestro è Johann Gottfried Quistorp, un artista che lo introduce alla rappresentazione della natura dal vero. In questi anni si interessa anche ai soggetti religiosi e alla letteratura, grazie alla conoscenza di teologi e letterati.

Trasferitosi a Dresda dal 1798, nel 1818 si sposa e arriva ad avere tre figli. La serenità di questo periodo si manifesta nelle opere, che conoscono una maggiore leggerezza e tinte più luminose (come quelle, non a caso, del nostro Viandante sul mare di nebbia).

Dopo una fase di fortuna critica che lo individua come massimo esponente del Romanticismo, a partire dagli anni Venti la sua fama inizia a declinare, anche a causa di una sorta di malattia mentale che lo rende paranoico e depresso.

Se questa breve introduzione vi ha interessato, ecco il link all’esaustiva pagina di wikipedia dedicata a lui.


Cosa esprime il Viandante sul mare di nebbia?

La scena riprodotta in quest’opera mi ricorda i migliori momenti vissuti nelle passeggiate in montagna, avete presente? Nella mia mente rappresenta il momento in cui finalmente, dopo tanta fatica, ci si affaccia su un panorama sconfinato e bellissimo, che visto dall’alto riempie il cuore di una felicità pura e senza tempo.

Ma un dipinto così celebre non racconta un’unica piccola storia. Partiamo quindi dall’inizio, osservando il visibile, se così si può dire.

Il centro prospettico, geometrico e percettivo della composizione è occupato da un solitario viaggiatore che, dandoci la schiena e con tanto di capelli scompigliati dal vento, rimira un paesaggio montano e misterioso, quasi completamente nascosto dal mare di nebbia. Non è l’unico quadro in cui Friedrich utilizza l’espediente del protagonista di schiena, per favorire l’immedesimazione, così come in molti casi utilizza una prospettiva centrale molto marcata.

Per i curiosi, posso ancora aggiungere che pare che lo scorcio sia una rivisitazione in studio di un luogo reale in Boemia, l’Elbsandsteingebirge, come si dovrebbe intuire dai picchi fuori dalle nubi, i cui dettagli trovate qui sotto.

Quello della riproduzione di un luogo realmente esistente è quindi il primo livello di interpretazione.

Come già accennato, l’emozione che suscita nell’animo degli amanti della montagna è il secondo livello, quello capace di stimolare un’emozione sopita nella nostra mente, di ricondurci a momenti precisi del nostro passato.

Infine, esiste una terza dimensione, quella che trasforma le sensazioni di una singola persona nella condizione di tutta l’umanità, della civiltà che osserva incantata e pietrificata la natura in tutti i suoi momenti, dai più tragici ai più lieti, aspirando al sublime.

Questa visione racchiude tutto il sogno romantico ed il desiderio di innamorarsi del mondo intorno a noi, di quel mondo puro non ancora intaccato dal tocco umano. La fama del Viandante sul mare di nebbia risiede proprio nel suo potere evocativo e nella forza comunicativa che trasmette con immediatezza all’osservatore.

Per concludere questa breve analisi, ecco una citazione dello stesso Caspar David Friedrich, più interessante di quello che potrei dire io.

Devo stare da solo e sapere di essere solo per contemplare e sentire completamente la natura; devo abbandonarmi a ciò che mi circonda, devo fondermi con le mie nuvole e con le rocce al fine di essere quello che sono. La solitudine è indispensabile per il mio dialogo con la natura.


Un’ultima cosa: Friedrich ha colpito il vostro interesse? Ecco un altro post dedicato a lui e alle sue opere principali: Caspar David Friedrich: 6 opere per conoscere il padre del Romanticismo