Riuscite ad immaginare il momento in cui la modernità (sotto forma di grattacielo) ha preso piede e ha iniziato a trasformare le città?
Ancora nella seconda metà dell’Ottocento gli architetti si divertivano a progettare i grandi edifici pubblici con dettagli stilistici ispirati (o in molti casi scopiazzati) ai periodi storici precedenti. Mi riferisco ai vari teatri dell’opera, alle chiese di ispirazione goticheggiante oppure ai palazzi governativi in stile rinascimentale, tanto per fare alcuni esempi riscontrabili in molte nostre città. Improvvisamente poi questi stessi architetti una mattina si sono alzati e, guardandosi allo specchio, hanno deciso che era ora di smettere di vergognarsi dei prodigi dell’industria dell’acciaio e del progresso tecnologico, che bisognava invece utilizzare questi nuovi materiali. Così, bullone dopo bullone, è nata l’architettura contemporanea.

Sarebbe bello se la storia procedesse in maniera così semplice e lineare, non credete? Purtroppo, o per fortuna, la realtà del nostro mondo non è quasi mai come ho appena descritto: spesso è molto più sfaccettata e complessa, composta da passi in avanti e all’indietro che più che una strada sembrano formare un assurdo balletto.
Questo vale anche per l’invenzione dei grattacieli e dell’architettura dell’acciaio e del vetro in generale. Si tratta di una grande rivoluzione che, come spesso accade, avviene grazie ad una concomitanza di eventi ed al raggiungimento di una serie di traguardi minori, che proverò ad elencare di seguito.
1. L’evoluzione dell’industria

Come già accennato, questa è la condizione necessaria per l’evoluzione delle strutture a telaio: il progresso tecnologico che procede a braccetto con la rivoluzione industriale crea fabbriche in grado di produrre in serie ed in maniera relativamente economica tutti gli elementi in acciaio che trasformeranno l’arte edificatoria in un gioco delle costruzioni a larga scala.
Pensiamo alle travi e ai piedritti ma anche ai bulloni e ai rivetti, elementi che diventano basilari e che pochi decenni prima venivano realizzati soltanto in maniera artigianale, con tanto di fabbro che batteva il ferro.
L’utilizzo dell’acciaio è importante perché permette di progettare strutture molto più alte, ripetibili ad ogni piano e snelle rispetto a quelle in muratura portante: avete presente le case vecchie che ci sono da noi? Ecco, se misurate lo spessore delle pareti vi accorgete che per arrivare a quattro piani di altezza si avvicina ai 60 centimetri, figuriamoci se i piani diventassero dieci o dodici!
Con la muratura portante poi le aperture devono essere necessariamente limitate, soprattutto ai piani inferiori, quelli più ombrosi.
2. L’invenzione dell’ascensore elettrico
Una seconda invenzione da non trascurare è quella dell’ascensore (insieme alla diffusione dell’energia elettrica ovviamente), avvenuta negli anni Cinquanta dell’Ottocento. Rendendo comodamente fruibili anche i piani più alti, li trasforma in quelli con maggiore valore, data la maggiore luminosità e la progressiva distanza dai rumori della strada. Inoltre, la possibilità di salire i piani meccanicamente permette di realizzarne di più senza che siano svalutati.
3. La crescita smisurata delle metropoli
Il periodo della Rivoluzione industriale è anche il primo momento in cui storicamente le città iniziano a crescere in maniera smisurata e rapida, trasformandosi in metropoli contemporanee, con tutto il fascino e gli squilibri che ne derivano.
In alcune città degli Stati Uniti, poi, questo processo è ancora più evidente, dal momento che in pochi anni lungo le vie del commercio e del passaggio verso l’ovest da conquistare crescono degli enormi centri. Chicago è tra queste, come vi ho raccontato un po’ di tempo fa in questo post: Chicago, tra grattacieli, expo e case nella prateria: le cose che chi sogna l’America deve conoscere)
Senza dilungarmi troppo direi di passare oltre: come abbiamo appena visto, gli ingredienti ormai sono tutti pronti per essere usati, quello che manca ancora è un pretesto, una scintilla che inneschi il cambiamento.
L’incendio di Chicago del 1871

Il pretesto è il grande incendio che colpisce e distrugge il centro e la zona nord della città di Chicago nel 1871.
I grandi studi di architettura della città riescono a trasformare questa catastrofe in una ghiotta opportunità: inizia infatti la gara per lo sfruttamento di porzioni di città nuovamente libere, decisamente appetibili. Il risultato? Grazie all’utilizzo dell’acciaio strutturare le costruzioni diventano sempre più alte, per ottimizzare lo spazio.
Dai pionieri dell’acciaio e del vetro nasce qualcosa di grande, la Scuola di Chicago, fondata dai più arditi architetti/ingegneri del tempo: Louis Sullivan e Dankman Adler (maestri di Frank Lloyd Wright tra le altre cose). Questa generazione arriva a definire quella che da questo momento diventerà l’architettura americana per eccellenza, espressa nei palazzi per uffici, nelle città verticali e ancora meglio nelle parole di Sullivan “La forma segue la funzione”, decisamente rivoluzionaria se si pensa all’architettura eclettica che dominava l’Europa.
Lo scheletro in acciaio non spaventa più, quindi le decorazioni si riducono al minimo: sempre Sullivan descrive il grattacielo come un organismo costituito da tre parti funzionalmente distinte: un basamento, con funzione rappresentativa, un corpo centrale di uffici identici e indifferenziati e un coronamento contenente i locali tecnici.
Ed ecco a voi qui di seguito due tra gli esempi più famosi che si possono incontrare passeggiando per Chicago; soprattutto nel primo noterete come davvero il piano terreno è decorato in modo da essere rappresentativo e riconoscibile, mentre in alto domina la linearità.
Louis Sullivan, Grandi magazzini Schlesinger & Mayer (poi Carson, Pirie & Scott), 1885-1903
Daniel H. Burnham e John root, reliance Building, 1891-1896
Oltre all’importanza degli esterni, voglio condividere con voi anche l’attenzione che viene riposta nella progettazione degli interni dei luoghi pubblici, dotati di decorazioni che mi hanno a dir poco stregato: si tratta di qualcosa che in Europa non esiste (anche se spesso vi si ispira), di uno stile squisitamente americano adottato in alto in una biblioteca e in basso in un centro commerciale e per uffici.
Shepley, Rutan and Coolidge, Chicago cultural Center, 1897
Frank Lloyd Wright, ristrutturazione del Rookery Building, 1905
Forse le fotografie non sono sufficienti e rendere l’idea, ma dovete sapere che la prima architettura del ferro è stata quella che mi ha fatto innamorare di Chicago, prima mia meta delle scorse vacanze.
Ancora oggi in giro per il centro si vedono grattacieli raffinati vecchi di più di cent’anni vicini ad altri modernissimi, un un disordine tutto sommato armonico. Questa città continua a crescere e a chiamare i migliori architetti per rinnovarsi, così da mantenere il suo ruolo di santuario per gli appassionati di architettura.
(Abbiate pazienza se le fotografie non sono il massimo ma sono tutte scattate da me, ad eccezione di quelle d’epoca ovviamente).
Tornando però al nostro discorso, devo però ricordare che l’evoluzione dell’architettura contemporanea compie un passo in avanti e due indietro, quindi non dobbiamo aspettarci dall’illuminata Chicago soltanto la figura di capitale del modernismo, perché sarà anche qui che si potrà assistere ad un prepotente ritorno dell’eclettismo e dell’amore per le decorazioni, seppure applicate a strutture in acciaio.
Questo perché bisogna tenere a mente che i grattacieli non vestono sempre abiti minimalisti e geometrici: spesso si calano nei panni di immense strutture goticheggianti oppure classiche, come vedremo, se vi va, nella prossima puntata.
Allora, questa architettura americana vi appassiona? Spero che questo post vi sia piaciuto e che siate curiosi di scoprire qualcosa di assolutamente bizzarro che vi racconterò nei prossimi giorni. 😉