Art Déco in Italia: l’architettura al tempo del Fascismo

Galleria San Federico, Torino.

L’Art Déco valica le Alpi e raggiunge l’Italia in un momento storico a dir poco difficile e cruciale: l’ascesa del Fascismo, quando la libertà di pensiero diventa più che altro un’utopia.

Con il tempo, riesco a capire meglio la pesantezza di questo periodo sotto nuovi punti di vista, come quello di chi lavora, progetta e crea, operando in un tessuto sociale e politico che più che mai si sporca di clientelismi e influenze basate su conoscenze e appartenenza a un partito, unite ad una bella dose di paura e di sospetto.

Non deve essere stato facile per chi ci ha vissuto mantenere saldamente i propri ideali e le proprie convinzioni, senza scendere a patti e perdere la propria individualità e dignità.

In ogni caso, torniamo a noi e alla povera architettura che, come tutto il resto, fatica a mantenersi indipendente e in questo senso fallisce nella gran parte dei casi: dopotutto il coltello è sempre dalla parte della committenza, nonostante tutte le romanticherie che insegnano all’università.

Così, se la committenza vuole raccontare al mondo l’importanza della cultura latina oppure lanciarsi in operazioni demagogiche, ecco che ai progettisti non rimane che assecondarla. (E se si pensa alle grandi opere pubbliche, anche oggi mi sembra proprio che si oscilli tra demagogia e tangenti, ma questo è un altro discorso).

Quindi la nostra Art Déco assume in questi anni e in questo Stato una nuova accezione: si colora di una sfumatura diversa (e, se vogliamo, concettualmente un po’ più grigia), ben visibile in due esempi monumentali che mi vengono in mente.

Stazione centrale, Milano

Stazione centrale di Milano, cartolina del 1964.
Stazione centrale di Milano, cartolina del 1964.

Questa grande infrastruttura è sicuramente l’emblema dell’Art Déco made in Italy.

Ancora una volta, rispetto agli esempi dell’ultimo articolo (per chi l’ha perso, basta cliccare qui: Da New York a Miami: 50 sfumature di Art Déco), nello stesso lessico architettonico cambiano i materiali e la geometria. In effetti nella Stazione Centrale, per fare un esempio, vengono impiegati abbondantemente materiali che si ispirano alla tradizione classica, primi tra tutti i marmi, insieme ad elementi moderni che cercano di mostrare l’importanza di Milano, come l’acciaio della grande volta a botte sopra i binari.

Anche la scala monumentale dell’edificio rispetto al contesto è uno dei punti fermi dell’architettura di regime, che in questo caso ha lo scopo di legittimare il nuovo potere e dargli una maggiore importanza agli occhi dei cittadini.  Dopotutto, se si pensa bene, lo “stile fascista” è il primo che davvero accomuna tutta l’Italia, molto più che i movimenti del passato, quindi almeno in questo la massiccia propaganda di Mussolini non ha fallito.

Via Roma, Torino

Galleria San Federico, Torino, via Roma.
Galleria San Federico, Torino, via Roma.

Come accade in molti casi in Italia, per il prolungamento dell’asse di via Roma a Torino si assiste a una fusione tra Art Déco e Razionalismo, il movimento che riflette la risposta nazionale al Movimento Moderno di Le Corbusier e Mies Van Der Rohe.

La nuova  ed elegante via dello shopping di quella che è stata la prima capitale del regno, anche se solo per un attimo, mescola la geometria del razionalismo con la sua scala monumentale insieme alla decorazione sofisticata e ai materiali Art Déco, come è evidente soprattutto nell’adiacente Galleria San Federico. Sotto le luminose volte in vetrocemento viene persino istituito un cinema, il Dux, che con un semplice e politicamente corretto cambio di iniziale è attualmente conosciuto come Lux.


Ho voluto concludere questa parentesi Art Déco con due esempi che chiunque sia stato a Milano o Torino avrà visto, nella speranza di soddisfare e stimolare la curiosità. Vedere di persona e riconoscere i caratteri dell’architettura è il primo passo per imparare ad amarla, quindi spero che tutte queste parole possano servire se non altro ad acuire in qualche modo la sensibilità, o anche solo a far tornare in mente qualcosa che già si conosceva.